SUPEREROI

Nafada Il primo giorno di scuola, una bambina di nome Marta e un bambino di nome Piero erano seduti al primo banco e chiacchieravano tra di loro. Intanto coloravano la targhetta col proprio nome affiancata dall’immagine del supereroe preferito. La maestra gironzolava per la classe sorridendo, incoraggiando, aiutando, invitando al silenzio. Ad un certo punto, la maestra non richiamò più Marta e Piero perché aveva preso piacere a starli a sentire. Anche gli altri bambini dovevano aver preso piacere alla loro conversazione perché si erano tutti zittiti. Nell’aula si udivano solo le voci di Marta e Piero.

Escondido Marta aveva chiesto a Piero: “Ma chi sono veramente i supereroi?”.

Piero aveva risposto: “ Sono esseri dotati di poteri eccezionali, possono volare, hanno una forza straordinaria, possono diventare invisibili, possono trasformarsi, possono diventare di fuoco, possono…”

E fu così che Marta lo interruppe dicendo: “Certo che sarebbe proprio bello poter diventare anche noi dei supereroi! Io volerei dalla finestra e tornerei al mare”.

Piero continuò: “Io solleverei tutta la scuola e la porterei sulla spiaggia”.

Poi con un lungo e triste sospiro aggiunse: “Che peccato non essere nati supereroi”.

A questo punto la maestra si avvicinò e, con una voce molto entusiasta, disse:

“Non è così, siamo proprio tutti nati supereroi, tutti abbiamo dei grandi poteri”

Sentendo queste parole gli altri bambini smisero di colorare e sulle loro facce apparve un’espressione di grande sorpresa.

Intanto la maestra continuò a dire: “ Tutte le volte che aiutiamo qualcuno siamo un supereroe di bontà, tutte le volte che superiamo le nostre paure siamo un supereroe di coraggio, tutte le volte che doniamo qualcosa siamo un supereroe di generosità”

Infine concluse: “ E il supereroe più forte di tutti sapete chi è? È colui che rispetta e ama tutte le altre persone e tutti gli esseri viventi perché il super eroe più valoroso è il supereroe dell’amore. Perciò ognuno di noi può sviluppare questo meraviglioso superpotere per diventare invincibile” .

Tutti quanti i bambini applaudirono felici.

Tosca Pagliari

LIBERTÀ

I miei pensieri viaggiano liberi

sono figli del mio animo

e dei miei libri

sono discendenti

della mia crescita

e delle mie genti

ma poi nella mia mente

si sono rigenerati

e solo dal mio credere

e sentire sono rinati.

Adesso volano

ma sempre con ali di dubbio

in alto si librano

sorretti d’incertezza

perché va leggero

chi non ha un’unica ragione

e chi d’altri rispetta il pensiero.

Tosca Pagliari ( 25 aprile 2023)

25 aprile 1973

Vado per i sedici anni. La primavera fa il suo dovere. Sono vestita leggera: minigonna blu a pieghe, maglietta a righe bianche e blu, collant velati, scarpe bianche modello ballerina con cinghietta laterale e bottone. La civetteria è una lunga collana di perle di plastica, una coda di cavallo e un filo di lucidalabbra. La zia è sempre elegante e la sua valigetta sempre uguale. Si parte in auto. Si va in clinica. Il regalo di questo giorno di vacanza da scuola è poter assistere da spettatrice ad un parto. Da quanto tempo non faccio altro che chiederlo! Ora pare che sia il momento. Che emozione! La promessa è di stare calma e in disparte come se non ci fossi. Devo testare il mio sangue freddo che se voglio iscrivermi a medicina è bene che sappia presto a che vado incontro, altrimenti è meglio cambiare idea subito. Io ho curato cani e gatti messi malissimo dovrei aspirare a veterinaria invece che curare gli umani. Ma sono così giovane, ho tante idee, il mio domani è ancora un foglio bianco dove posso scrivere di tutto persino l’inimmaginabile.

Il parto è una lotta tra gioia e dolore, due corpi con un’unica missione: la vita. La natura è un congegno perfetto: carne che dà carne. Strilli, respiri ansimanti, vagito, concitazione di gioia. Il bambino esce come un fantoccio bianco e ciondolante poi col pianto si colora e si anima. Dalla fessura dilata e sanguinante del corpo di donna continua ad uscire la massa della placenta. Può una parte così intima spalancarsi a tal punto ed espellere un altro corpo? Mi sembra un prodigio. Resto tutto il tempo ferma e zitta come in posa nel mio abbigliamento tutto bianco e blu sovrastato da un camice troppo largo e lungo. La mascherina nasconde il mio sbalordimento e la mia gioia: sono una donna, sarò una madre.

Oggi festa della liberazione, libero la mia natura di sfida selvaggia e mascolina che reclama diritti paritari tra i sessi, che nutre la rabbia di non essere nata ragazzo per poter fare tutto quel che vorrebbe senza restrizioni di sorta, così festeggio. Oggi giornata della Liberazione della Patria è anche la liberazione del mio io femmineo. Festeggio la conquista d’accettarmi come sono. Mi amo femmina e donna e madre in divenire. Non è stata una punizione, ma un dono la mia femminilità. Tutto il resto verrà da sé. Un altro paio d’anni e cambierà il “Diritto di famiglia” (1975). Altri anni ancora, altre conquiste.

E si va avanti , avanti ancora verso la libertà di essere donna, verso la liberazione di stereotipi e pregiudizi. Donna libera in una patria libera.

Tosca Pagliari

LA MIA BAMBINA

Da tanto tempo che ti allevo

sei sempre come già ti vedevo.

T’immagino tra i miei alunni

come loro hai dieci anni.

T’immagino in buffe mosse

con gli occhi verdi e le trecce rosse

lentiggini spruzzate

su gote arrossate

il naso in aria e pensieri misteriosi,

silenziosa, amante dei riposi.

Ti vedo vestita con un grembiule

a fiori arancioni

rubato dal fondo del baule

dalle più folli delle mie immaginazioni.

Sei per sempre la mia piccina

con quei sospiri e quella vocina

così ammaliante che ottiene

tutto quel chiede da chi ti vuole bene.

Sei morbida e scontrosa

docile e furiosa

furba e diffidente

per niente ubbidiente.

Sei sostanza del tuo essere, ma io ti trasfiguro

ti dipingo come credo sul muro

del giardino della mia fantasia

ti liscio gattina

e ti coccolo bambina

poi non so più quel che tu sia.

M. M. M. ( Mamma, Maestra, Matta). Alias Tosca Pagliari ( febbraio 2023)

POESIA DISUBBIDIENTE

Ha le regole la poesia dei poeti

gioca invece

fuori dagli schemi

la poesia selvaggia

con rime scarse

senza conta

di sillabe e strofe

È la poesia di chi poco conta

ma racconta

sul filo dell’emozione.

Sarà pure una canzone

anche se stonata

sempre di buona intenzione.

Ma è cantare che mi piace

come fa il vento

che passa tra le frasche

e non misura distanze

né altezza di suoni

eppure solletica dentro

qualche sensazione.

Sì, amo essere disubbidiente

e cucire senza metro

versi diversi

avversi ad ogni statuto

dove riversare il mio contenuto.

Giocatrice di parole

sono io

lo dissi e lo confermo

è questo il mio punto fermo

Tosca Pagliari (gennaio 2023)

POESIA?

Vogliamo chiamarla poesia?

E se fosse invece pazzia?

Una mente dissociata

che scrive in rima baciata.

Un essere banale

definito normale

che vive e lavora dignitosamente

ma si diletta tra il suo io raziocinante

e quello che vive in un universo alternativo.

Un tipo strano che ha l’unico motivo

di rovesciare un’incredibile mole

d’astratte e colorate parole

trasformandole in piacevoli immagini

specchio di sentimenti fragili.

Un tipo matto da legare

che per non annegare

negli incubi della propria vita

alla poesia ha deciso d’esser dedito

così si mette a fare il saltimbanco

su fili di versi stesi su uno schermo bianco.

E ditemi la chiamate ancora poesia

oppure si è compreso che è pazzia?

Ma qui faccio un capitombolo da rompermi il collo:

“Cos’è la pazzia se non la rottura di un protocollo?”

Tosca Pagliari (ottobre 2022)

TORNA DA ME

Torna da me

varca gli spazi siderali

inganna

le coordinate spazio temporali.

Torna da me

avevi sempre una soluzione

trovala

adesso un’invenzione.

Torna da me

è già passato tanto

troppo

tutto quanto.

Torna da me

e restaci e fai promessa

squarcia i veli

degli abissi

scavalca universi paralleli.

Torna da me

inventati una forma

la riconoscerò

ma torna

tutto è pronto.

Torna da me

ho messo in conto

la malinconia, l’attesa

gli affanni quotidiani

il gioco dell’assurda speranza

ho tirato le somme

ce n’è abbastanza

perché tu torni da me.

Torna da me

posso pagare il passaggio

con lune e soli

che ho messo sottovuoto

e il coraggio

di barattare una maschera consumata.

Torna da me

confonditi tra miliardi

di esseri viventi

ti ravviserò

dal modo che mi guardi.

Torna da me

se torni di notte

nutriti dei miei sogni

se torni di giorno

travestiti dei miei impegni.

Ma torna

torna da me

allunga il passo

sull’orlo dell’impossibile

che già tanto si è scalfito

e anche un sasso

ha preso forma di cuore.

Tosca Pagliari ( agosto 2022)

PROVA COSTUME

Come s’impara crescendo!

La prova costume

è passata di moda.

Faccio la prova a svegliarmi viva

ogni mattina

ad addormentarmi

per lo più in buona salute

tutte le notti.

La pelle cambia velocemente

si va in discesa

eppure s’impara

a guardare dall’alto

là dove

il panorama s’allarga.

È da vicino che si vede male

ma da lontano è un meravigliarsi

di quanto si è avuto,

magari anche

un recriminare

di quel che ci è stato tolto

e notare come

la bilancia

basculi incerta

tra il dato e il ricevuto.

Tutti vorremmo un elisir,

meglio ancora

un miracolo.

Tutti vorremmo

ancora riscuotere

premi di gioventù.

Ma ogni miracolo

ci è già concesso

nell’attimo di ogni respiro

e il premio

è un altro granello di giorno

nel salvadanaio dell’esistere.

La prova costume

la faccio pensando

che se son macerie

ebbero il dono

d’essere state

trascorse vestigia.

E poi al mare

che vuoi che importi?

Il mare è grande e tutto accoglie .

Quest’anno voglio provare

un nuovo costume

più elastico all’adattamento

e più contenitivo

per reggere forte

ad ogni evenienza.

Tosca Pagliari ( giugno 2022)

GIOCATRICE DI PAROLE

Non gioco a scacchi

non gioco a dadi

riempio sacchi

di pensieri radi

e li baratto con scacco matto

in capriole

di parole

strane

e vane.

Non gioco a carte

non gioco a dama

metto da parte

parole scelte

un po’ alla volta

per creare trame

di discorsi

di domande da porsi

con mille forse.

E resta un farsa.

Tosca Pagliari ( marzo 2022)