Ad una bambina
Piccola Fatima
dalla lunga leggera gonnella
sulla calzamaglia di lana.
Piccola Fatima
dalla grossa treccia
di fili di seta di nero lucente.
Piccola Fatima
che incedi come una regina
nella fila scomposta
tra tute e jeans di marca.
Mesta e dignitosa
il sorriso triste
gli occhi scuri assorti
profonda malinconia
d’una calda terra lontana
nella nebbiosa mattina lombarda.
Piccola Fatima
le braccia incrociate sul banco
la testa reclina
il silenzioso pianto
solenne affranta nostalgia.
Terra straniera
clima straniero
parole straniere
mensa straniera
compagni stranieri
insegnanti stranieri.
– Fatima perchè piangi?-
E tu che già impari l’italiano
– Male la testa-
Male al cuore Fatima
al cuore!
Lo avverto
ma non te lo dico
rispetto il nobile pudore
del tuo dolore.
Ci guardiamo
in silenzio comunichiamo.
Una carezza sul capo
e nel linguaggio universale
ci comprendiamo.
Impari sempre di più
sempre più in fretta.
Impari tutto di noi:
la lingua, le usanze, gli atteggiamenti
eppure mantieni il tuo stile.
Alunna attenta e ordinata
assorbi assennata
la nostra cultura
cerchi di attecchire
delicata e tenace pianticella esotica.
E ce la farai, lo so, lo sento.
Io no, io riparto
torno in quella mia soleggiata terra del sud
che si affaccia sulla tua.
Ti lascio un po’ più allegra
più disinvolta
con tanti nuovi amici
con gli scarponi da neve
e negli occhi ancora un debole riverbero
di corse scalze sulla sabbia tunisina.
Ti lascio e di te mi resta solo il tuo nome:
Fatima.
E soltanto adesso mi chiedo
che gusto ha il tuo cibo
che raccontano le tue canzoni
qual è il ritmo dei tuoi balli
come ti consola il tuo Dio
che suono ha “ciao” nella tua lingua
e “sole”, “vento”, “tristezza”, “felicità”?
Troppo presa ad insegnarti di noi
ho perso l’occasione d’imparare di te.
Addio piccola Fatima
o forse arrivederci
chissà…
Ma spero
spero tanto
che camminando nel nostro mondo
ti rimanga memoria anche del tuo
e che tu possa scoprire
in un gesto, una musica, uno sguardo, un colore
quella verità che tutti ci accomuna.
Tosca Pagliari (1999)
Le mamme del nuovo millennio
col pancione fecondo
trofeo che sbuca fuori dai jeans.
Le mamme-regista di crescita
con la videocamera digitale
e le foto dei pargoli sui DVD.
Le mamme in carriera
a dirigere nonne e baby sitter.
Le mamme-autista
che accompagnano a scuola
e di qua e di là
e su e giù,
sognando d’allevare futuri campioni
di sport, musica, danza
o chissà che.
Le mamme bellissime
che non imbiancano mai,
coi capelli dai colori di fiamma
e i colpi di sole che illuminano il viso.
Le mamme modelle
tra dieta e palestre
col pearcing e il tatoo.
Le mamme alla moda
abbigliate come la loro prole.
Le mamme che sembrano sorelle maggiori
e non perdono il ruolo di figlie
di altre madri eternamente splendenti.
Le mamme con il cellulare
che messaggiano le raccomandazioni
e aspettano uno squillo
per non stare in pensiero.
Le mamme davanti al computer
che cercano consigli navigando su Internet.
Le mamme stanche
che si consolano
chattando con le amiche.
Le mamme coi sensi di colpa
del tempo che manca
ed esige la corsa allo shopping
ai vestiti di marca
alle figurine introvabili
agli ultimi videogiochi
per un figlio che chiede
per un mondo che chiede
e niente sembra bastare,
ma tutto corre sempre più in fretta
e quel che si cerca esige il “subito”.
Le mamme sole
per scelta o per circostanza.
Le mamme con le famiglie distrutte
con le famiglie rifatte
con le famiglie allargate.
Le mamme felici o affrante
con tutti i figli rimescolati.
Tutte voi madri del nuovo millennio
sappiate che nessuno è perfetto
tanto meno una donna
anche se diventa mamma,
ma non ve ne rammaricate
e sorridete ai vostri figli.
A tutte quante,
nel giorno della vostra festa,
nè fiori nè profumi nè rossetti,
ma solo un applauso
un applauso intenso
che scrosci e risuoni
per il mondo intero
perchè essere madri nel nuovo millennio
è davvero un impegno
Tosca Pagliari ( Maggio 2007)
C’è il libro
della preghiera
del canto
del destino
della magia
della meraviglia
del ricordo
della fantasia
del viaggio
del sapere
dell’arte
del canto
del riso
e del pianto.
C’è un libro per dire
e un cuore
e una mente
per ascoltare.
C’è una pagina aperta
una pagina chiusa
una pagina piegata
una pagina sottolineata
una pagina scarabocchiata
una pagina strappata.
Tra una pagina c’è un fiore appassito
una cartolina
un biglietto
una fotografia
un capello
un’impronta
un segnalibro speciale
messo per caso o per intenzione.
C’è una frase che ti segue
un’altra che ti consola
una che ti fa compagnia
un’altra ancora che pretende
di riassumere ogni verità,
ma infine rimane sospesa
a quel punto di domanda
che ti spinge verso un nuovo libro
e un libro ancora
e sai sempre che non basterà.
Tosca Pagliari (2008)
CU C’ERA ‘NTA DDA NOTTI?
Cu c’era a novembri ‘nta dda notti
du millinovicentuvintottu
assittatu ‘nto scuru
a taliari l’uttimu muru
da so casicedda svutata
sutta supra nta na iurnata?
Cu c’era?
Ci n’erunu tanti
nun poi sapiri quanti!
Ma stannu quasi tutti durmennu cuntenti
e sulu qualchi picciriddu di tannu
su chiami magari ti senti
e tu cunta, si a memoria non avi dannu,
di comu a Mascali a genti
si ritrovau di coppu senza nenti.
E’ ‘n picciriddu assittatu
supra ‘n carrettu stranghillato
ca va e s’annaculìa cu scruscio di pignate,
cu roti caricate
e pari prontu a jettarisi di latu.
E’ n’ picciruddu stralunatu
di tutta dda russura
ca s’ammogghia u so paisi
a so casa , l’uttimo muru iancu
ddu muro unni iucare accantu,
cu facci di carusi tosticeddi
e chi sacchette chieni, o iocu di funneddi.
Chi preiu dda nuttata!
A ramminsata
‘n mastru di festa ‘mprussisatu
ordinau di sparari bummi
ma era ammucciatu
cu sapi unni.
Tra ciauru di suffuru,
tutta dda lustrura ca t’assicuta,
‘mpastannu abberi e petri
no é a lava
a picca metri
ma ‘n prodigiu, n’ incantu….
ma picchì a matri avi occhi di chiantu
e vuci di prijera afflitta?
Picchì u patri cu vucca d’infernu
santìa ca testa scuntennu
e n’ti manu impagghiazzìa a burritta?
No sapi a ddu tempu a menti nnuccenti,
a vucca cu denti di latti ridi spalancata.
Ora u sapi a menti d’u vecchiu sapienti
E na lacrima cala lenta e cocenti
supra a faccia du tempu riccamata.
2008
La traduco per i non parlanti siciliano
Chi c’era quella notte?
Chi c’era quella notte
del Millenovecentoventotto
seduto nell’oscurità
a guardare l’ultimo muro
della sua casetta svuotata
sotto sopra in una giornata?
Chi c’era?
C’erano in tanti
non puoi sapere quanti!
Ma stanno tutti dormendo contenti
e solo qualche bambino d’allora
se lo chiami ti sente
e ti racconta, se la memoria non gli fa difetto,
di come a Mascali la gente
si ritrovò di colpo senza niente.
E’ un bambino seduto
sopra un carretto sgangherato
che va dondolandosi con rumore di pentole
su ruote sovraccariche
e sembra pronto a rovesciarsi.
E’ un bambino meravigliato
di tutto quel rossore
che avvolge il suo paese,
la sua casa, l’ultimo muro bianco
quel muro dove giocare accanto,
con facce di ragazzini monelli
e dalle tasche piene, al gioco dei fondelli*.
Che piacere quella nottata!
All’insaputa, un mastro di festa improvvisato
ordinò di far scoppiare i mortaretti
ma era nascosto
chissà dove.
Tra odore di zolfo,
tutto quel chiarore che ti rincorre,
impastando alberi e pietre,
non è la lava
a pochi metri,
ma un prodigio, un incanto…
ma perché la madre ha occhi di pianto
e voce di preghiera afflitta?
Perché il padre con bocca d’inferno
bestemmia scuotendo la testa
e tra le mani sgualcisce il berretto?
Non lo sa a quel tempo la mente innocente
la bocca con denti da latte ride spalancata.
Ora lo sa la mente del vecchio sapiente
e una lacrima scorre lenta e cocente
sulla faccia ricamata dal tempo.
*FUNNEDDI: Gioco tipico dei bambini di quel tempo per il quale utilizzavano dei bottoni. Il gioco stimolava attività creative e destrezza di stima e di calcolo. Tutti i bottoni avevano un valore, ma non lo stesso. Il minor valore l’aveva il bottone da camicia, mentre un grosso bottone da cappotto era il più quotato. Si tracciava un quadrato per terra scomposto in quattro quadrati più piccoli, delle regole ben precise stabilivano punteggi e priorità a secondo di dove finivano i bottoni in rapporto ai quadratini.
Con questa poesia s’intende ricordare la colata lavica del vulcano Etna, nel novembre del 1928, che distrusse interamente il paese di Mascali, il quale venne poi riscostruito più in basso verso il mare.
Piove
Piove
una pioggerella fangosa
piove
sabbia rossa di deserto
piove
essenza d’Africa
piove
una goccia sul vetro
vicino alla mia faccia
come un bacio
che arriva
da lontano.
Piove
dai cieli dell’Africa
fin qui
come un viaggio di ritorno.
Tosca Pagliari (2009)
LA NOTTE
Con grinfie di solitudine
la notte nemica
invade la stanza
giganti ombre sui muri le paure
si dilatano gli spazi della lontananza
si disorienta la misura del tempo.
Tosca Pagliari (2009)
Là dove nascono i sogni
Là dove nascono i sogni
c’è una nicchia tessuta
di speranze,
vi risuonano i sorrisi
trascorsi
e s’avverte già il brusio
di quelli in arrivo.
In questo cantuccio
si attendono i respiri
delle persone più care
che recano fili preziosi
per il canovaccio
di gioia
steso verso il domani.
Tosca Pagliari (Capodanno 2010)
COM’E’ OGGI IL MARE.
Com’è nebbioso oggi il mare
e livido il tempo
indifferente
e grigio
pesa
su tetti, alberi, animi.
Com’è lontano oggi il mare
lontano
dal sole
dal caldo
dall’estate
rapita insieme alle vacanze.
Com’è piccolo oggi il mare
un lembo appena
sfilacciato
nella bruma
del giorno
che già
vuol cedere il passo alla sera.
Tosca Pagliari (2010)
ACROSTICO SETTEMBRINO
Sento calare la sera
Ermetica
Tela di
Tante
Emozioni color
Malinconia
Brulichio di
Ruvidi pensieri
Estratti dalla noia.
Tosca Pagliari (2010).
LA SCIARPA DI GIANNA
La sciarpa che fece Gianna
intrecciando
fili di lana e fili di cuore
ha il tepore
dei pensieri,
dei ricordi di ieri,
mentre si va verso il domani
con le palpitanti attese
e il presente
che ci sfugge tra le mani.
Tosca Pagliari (Febbraio 2011)
LE PRESENZE CHE SE NE VANNO
Le presenze che se ne vanno
ti mancano
e,più che subito,
ti mancano
nel tempo.
Ti mancano
nel guizzare imprevisto
di un pensiero,
che crea catene
di altre pensieri
e ti porta per mano
da chi se n’è andato
oltre
nel nulla
del tuo tempo
e del tuo spazio.
Così mentre
t’accorgi
che irrimediabilmente manca,
chi se n’è andato,
prodigiosamente,
lo ritrovi.
Lo ritrovi
nel chiuso della mente
e, in solitudine,
là dove i sensi
non possono più giungere
per comunicare,
rimane la magica percezione
dell’esistere
oltre la materia.
Tosca Pagliari
( febbraio 2011)
IL VIZIO DI SCRIVERE
Che bisogno d’eternità
ha l’animo, la mente,
la vanità
d’eprimere,
la necessità
di svuotare il fermento
dell’essere!
Il vizio di scrivere
quasi un bisogno
di cibo per vivere.
Il vizio di scrivere
per far statue di parole
con pietre millenarie.
Il vizio di scrivere
per fermare una diapositiva
far circolare un’opinione
condividere una questione.
Il vizio di scrivere
per mille necessità,
un vizio incallito
dal tempo dell’abecedario
delle prime frasi sul diario
sui banchi e sui muri,
pigiando sui tasti
rumorosi della prima
dattilografia,
davanti allo schermo
di un computer moderno,
volando tra realtà e fantasia.
Ma non so se si può esser sicuri
che sia tra i tanti
di vizi quello più nobile
e prezioso.
Chissà forse è solo
quello più altezzoso
più pretestuoso
che non vuol lasciare
pensieri nascosti
e parole volanti,
ma solo l’ardire
di distribuire a tanti
il frutto di un io
capriccioso
col vizio di scrivere.
Tosca Pagliari (marzo 2011)
L’ACCHIAPPASILENZIO
L’ acchiappasilenzio ce l’aveva un bambino,
ma lo ruppe in una risata.
L’ acchiappasilenzio ce l’aveva un uomo,
ma lo dimenticò alla fiera dell’eloquenza.
L’acchiappasilenzio ce l’aveva un vecchio,
ma lo logorò raccontando rimpianti.
L’acchiappasilenzio ce l’aveva un gatto
acciambellato in un raggio di sole
e lo nascose
a tutti.
Tosca Pagliari (marzo 2011)
Le ore
Le ore del sole
Le ore del crepuscolo
Tosca Pagliari ( aprile 2011)
LE ORE VARIOPINTE
Le ore variopinte
sono anime di farfalle
sul grigiore dello scaffale
tra i libri della monotonia.
Le ore variopinte
sono musica di sottofondo
e minuetto
in punta di piedi
per non destare
il cruccio e la malinconia.
Le ore variopinte
sono il respiro dell’artista
che s’inventa la vita in poesia
sulle macerie di ieri
e sui progetti di poi.
Le ore variopinte
sventagliano colori di luce,
rubano folate di vento,
cavalcano brughiere sconfinate
e …
così come sono nate
repentine svaniscono
nell’ oblio.
Tosca Pagliari ( aprile 2011)
LE ORE DEL SORRISO
Le ore del sorriso
schizzi d’acqua fresca,
caroselli inaspettati
di giocolieri della mente,
capriole d’immagini,
specchi sbalorditi,
schiocchi di dita
e sorprese
in scatole di cartone
rivestite di buonumore.
Tosca Pagliari ( aprile 2011)
I FIORI DI MAGGIO
( Dedicata ai miei figli)
I fiori di maggio
più belli
su forti steli
e gentili corolle
li ho visti crescere
nel mio giardino,
regali di vita,
regali alla vita.
Tosca Pagliari ( maggio 2011).
TEMPO D’INTROSPEZIONE
Mi sono vista come sono
e non ho provato
nè stupore
nè disapprovazione
nè compiacimento.
Mi sono vista
ma non ho perso tempo
a guardarmi.
Mi sono vista
nel mio agire
e nel mio pensare
e ho solo considerato
la natura delle cose
e il loro accadere:
il vento che porta via le foglie
l’onda che lambisce la sabbia,
il fuoco che arde il ceppo
e la terra che germina i frutti.
Mi sono vista
così come sono
ed è già tanto
che sia accaduto,
avrei potuto
non vedermi
mai.
Tosca Pagliari (giugno 2011)
INCONTRI E RINCONTRI
Tosca Pagliari (luglio 2011)
POMERIGGIO DI LUGLIO
Il vento gonfia le tende
vele di noia
nel pomeriggio
lento.
Il mare
è uno scorcio
un richiamo pigro
confuso
tra ozio
e azione.
Solo l’orizzonte
è una linea netta
tra cielo e terra
tra volo
e posa.
( Tosca Pagliari) Luglio 2011
13 AGOSTO 2011
Come quando si secca una fonte
il battito s’arresta
tutto si sospende
e può più l’incredulità
che il dolore
più la rabbia
che il dolore.
Ma il dolore
cuoce fino al midollo
e non c’è sole
che c’era ieri
non c’è cielo
che c’era ieri,
anche la speranza
diventa paura
di delusione.
Sospesa ai confini del mondo,
di tutto il mio mondo.
Vergognosa
di non saper sostenere la lotta.
Avvilita
di non saper trasmettere
forza e conforto.
Come un lembo di nube
vago nel vento
e non so posarmi
non so salire
non so dire
se non alludere
perchè anche il dire
fa paura.
Inimmaginabile era
inimmaginabile
avrebbe dovuto rimanere.
Adesso mi sveglio
sudata
era un sogno cattivo
d’ agosto.
Adesso mi sveglio
sudata
era prima
tutto un lieto sogno
ora è inquietante
realtà.
Tosca Pagliari ( agosto 2011)
FOTOGRAFIE
Livida la linea dell’orizzonte
spezza
il cielo di cenere
e il mare d’argento.
Massi di nero lucido
in abbraccio
di bianca spuma.
Il pescatore
attende quieto
il pesce all’amo.
Il gabbiano
plana adagio
ad ali spiegate.
Il mio volto
s’inumidisce
di spruzzi salmastri.
La mia pelle
s’arriccia
alla brezza di mare.
Solo i miei occhi
scattano fotografie.
Le sviluppa
la camera buia della mente
su membrane indelibili
e segrete
dove nessuno
ha accesso.
Tosca Pagliari (28 settembre 2011).
VUOTO
In questo spazio vuoto,
con il cuore vuoto
la mente vuota
l’ispirazione sottovuoto,
la mia tristezza svuoto.
( Tosca Pagliari ) ottobre 2011
SUL PONTE
Imparare a camminare sul ponte
sospeso
tra il pilone del passato
e il pilone del futuro.
Camminare serena
senza vertigini
nell’ampio spazio del presente
senza saltare da cima a fondo
tra nostalgie e desideri
tra ricordi e preghiere
tra rammarichi e proponimenti.
E vivere, finalmente vivere
di vita immediata
come una creatura appena nata.
Tosca Pagliari. (ottobre 2011)
L’OMBRELLO ARCOBALENO
Il cielo piange
cantilene di pioggia,
gocce infinite
rimbalzano a terra
formano rivoli tristi
accanto ai marciapiedi,
ma un ombrello arcobaleno
piroetta tra le mani
di un fanciullo allegro
che si para gli schizzi
tra schiamazzi e risa;
confonde la circostanza,
l’animo padrone di vita
e se la gioca a sua letizia.
Tosca Pagliari (ottobre 2011).
(ottobre 2011)
SE DOMANI
Se domani ci fosse un miracolo
se domani fosse migliore
se domani si potesse sorridere
se domani si potesse dirigere ogni cosa
nel verso giusto,
ecco sarebbe già sprecato
dover attendere tutta la notte,
ma il domani è incerto
e tutta la notte serve
per immaginare e sperare
forse anche pregare.
Tosca Pagliari (ottobre 2011)
QUANTO PIOVE
Quanto piove
quando piove!
Manca quel ticchettio garbato
quel gocciolio di gronda
di rimabalzo cadenzato.
… Quanto piove
quando piove!
Scrosci improvvisi
tra lunghi silenzi
torrenti tra cielo e terra
gorghi di flutti
impazziti.
Quanto piove
quando piove!
Anche la natura
ha imparato l’arte
della spettacolarità.
Tosca Pagliari ( ottobre 2011)
DORME LA NOTTE
Stanotte dormono le foglie,
le strade, l’aria.
Dorme la notte
dorme il mio nome.
Dormono le case
con le luci spente,
dormono i lampioni
con le luci accese.
Dorme la notte
dorme il mio nome.
Stanotte dormono le stelle,
la cima del monte
la faccia della luna.
Dorme la notte
dorme il mio nome.
Dorme il grido
dorme la lacrima
dorme il respiro.
Dorme la notte
dorme il mio nome.
Tutto dorme
ed io mi sto sognando
sveglia
senza anni nè tempo
pulsione di vita
in divenire.
Dorme la notte
dorme il mio nome.
Stanotte si veglia la notte
che dorme.
TOSCA PAGLIARI ( 25/11/11 )
LA GILERA ROSSA ( Dedicata a mio padre)
Quando si volava sulla Gilera rossa
il fiato era giovane
il rombo era gioco
la strada incoscienza
l’avvenire una scrollata di spalle.
Solo la corsa aveva senso
tra i filari di pioppi
le braccia intorno alla vita
il capo sulla schiena scarna
la risata in gola
con i capelli
che s’appiccicavano
in bocca.
Ieri ho rifatto questo viaggio
mentre il pilota ne faceva un altro.
Tosca Pagliari ( 29/11/2011)
La luce dà corpo alla mia ombra.
La mia ombra si trasforma
all’inclinazione della luce.
Se non conoscessi il buio
non capirei la luce.
Solo l’adattamento
delle mie pupille
evita l’abbaglio
e l’oscuramento .
E se non c’è nessun buio
dove non si possa vedere
non c’è nessuna luce
che possa accecare
basta trovare la giusta modulazione
basta interpretare i giochi
dei chiaroscuri
quelli delle alternanze
e dei contrapposti
e … attendere
la luce del giorno nuovo
nelle nottate senza fine.
Tosca Pagliari (14/12/11)
Ho perso le parole,
quelle parole magiche
capaci di trasformarsi
in pensieri
e tradurre emozioni,
quelle parole che erano me
sotto forma di simboli e suoni,
quelle parole
che mi concedevano
un’altra dimensione
dove rifugiarmi
a leccare le ferite
a guardare il film
della mia vita
da estranea spettatrice.
Ho perso le parole
vago muta
e dolente,
dormirei
dormirei a lungo. ( 28/12/11)
selciato a specchio.
Piove.
Schizzi
e silenzi
schizzi
e rimbalzi
di gocce
impazzite
intorno
e dentro
di me.
Piove
come pioveva
di notte
nelle notti
d’incubi e speranze.
Piove.
Mute le stanze
muta l’assenza
parole di pioggia
immaginate vere
in un codice nuovo
e segreto
oltre il divenire.
Tosca Pagliari
29/01/2012
SUL TAPPETO
Un tappeto
un manto
di lembo
di suolo,
lì siedo
accucciata
e attendo.
Attendo
aprirsi
la porta,
l’ingresso
di passi
spariti,
l’eco
d’un bacio
la gioia
d’un ritorno.
Un tappeto
un manto
di lembo
di suolo,
lì penso
e il dito
percorre
ghirigori di trame
che non svelano
il senso,
ma solo solletico
a fior di pelle
solo nodi stretti
che strizzano
la malinconia.
Un tappeto
un manto
di lembo
di suolo,
lì piango.
Tosca Pagliari 21/02/2012
Va il tempo
Va il tempo
continua ad andare.
Strano tempo senza attesa.
Strano tempo senza senso
travestito di normalità.
Tosca Pagliari 30/05/2012
LA CASA DEL CUORE
Ho dipinto la mia casa di rosa
per richiamare le promesse
che la vita sembrava aver fatto.
Ho dipinto la mia casa di giallo
per ritrovare il calore
di un abbraccio.
Ho dipinto la mia casa di bianco
alla ricerca della stessa luce
d’un tempo.
Ho dipinto la mia casa d’azzurro
sperando la serenità.
Ho dipinto la mia casa
per accoglierti ancora,
ma non ti ho ritrovato.
Solo nella casa del cuore
ho riscontrato la tua presenza.
La casa del cuore
che è rimasta sempre
dello stesso colore
ha stanze iridescenti
dove solo io posso entrare
per incontrarti.
Tosca Pagliari (28/06/12)
IO CHE TI PENSO DENTRO OGNI MIO PENSIERO
Io che ti penso dentro ogni mio pensiero
Tu che mi rispondi di mistero.
Io che ho bisogno di ogni tuo conforto
Tu che non puoi più approdare a questo porto.
Tu che forse lotti per entrare almeno dentro i miei sogni.
Io, tu
Il mondo che era ieri non è più.
Io, tu
Immensamente, intensamente tu.
Io che ti penso dentro ogni mio pensiero
Tu che mi rispondi di mistero.
Io, tu
Cielo e Terra non s’incontrano quaggiù.
Ho un filo raro che ricuce l’orizzonte
Che tesse un nuovo ponte.
Io e tu
Io che non ti lascio andare via
Tu che continui a tenere la tua mano nella mia.
Io che ti penso dentro ogni mio pensiero
Tu che mi rispondi di mistero.Tosca Pagliari
09/09/ 2012
quella me la voglio conservare.
Toglietemi tutto ma non la mia rabbia
è la carica, l’antidoto, la forza.
Lasciatemi ruggire
lasciatemi ruggire
al di sopra della viltà.
Voglio che la mia rabbia bruci
e faccia fiamme e luce.
Voglio che la mia rabbia
divampi fuoco contro fuoco.
L’impassibilità è la morte dell’emozione
è la freddezza degli animi gelidi.
Meglio la rabbia
e il coraggio di sostenerla
nella sfida alla vita
alle genti moleste
ai falsi perbenismi.
Meglio un canto di rabbia
che una nenia di sottomissione.
Canto la rabbia
la canto
per chi
non ha voglia
di morire di rabbia.Tosca Pagliari
22/09/2012
Era già chiuso il fiorista
ho rubato tre margherite
sul ciglio della strada
per portartele.
Tu non avevi bisogno
di riceverle
ero io che avevo bisogno
di portartele.
Se fosse stato chiuso il cancello
avrei scavalcato il muro
per venirti a trovare.
Tu non avevi bisogno
di ricevermi
ero io che avevo bisogno
di farti visita.
Perché tu non hai più
bisogno di nulla,
io continuo
ad avere bisogno di tutto
e soprattutto
di te.
Tosca Pagliari
28/09/2012
FOLLIE
Sono uscita da sola
sono uscita da me
non avevo voglia di starmi sentire.
Sono capace di raccontarmi
di raccomandarmi
di scoraggiarmi
sono capace
di alienarmi.
Allora esco
vado fuori di me
non fuori di testa
fuori di me.
Ne sono capace se voglio
conosco la strada
una feritoia
dell’io
che non domina più le leggi
non rasenta buonsensi
nè dissensi
un buco nella rete
dei pensieri
e via.
Sono uscita da sola
sono uscita da me
non avevo voglia di starmi a sentire.
Sono uscita da sola
dalla porta di servizio
della casa dei dispiaceri
dei problemi
dei rancori
del vuoto.
Si può
certo che si può
il difficile è tornare
facendo finta di nulla
dopo avere scoperto
la liberazione
il volo
la follia
mille follie
mille falene
accecate da una luce
che non le lascia
tornare indietro.
Tosca Pagliari
08/10/2012
L’ULTIMA NOTTE D’OTTOBRE
La strada s’è fatta ruscello
la pioggia ha scordato l’ombrello
la notte ha nascosto le stelle
il buio ha le sue sentinelle
e imprigiona le anime inquiete.
Il tuono miete
le teste dei lampi sfacciati.
I guanciali schiacciati
aspettano il sonno profondo.
Stanotte piove sul mondo
allagando la mente di scrosci
e i pensieri galleggiano flosci.
La strada s’è fatta ruscello
la pioggia ha scordato l’ombrello
per rincorrere schizzi di ombre
furtive nell’ultima notte d’ottobre.
Tosca Pagliari ( 31/10/2012)
EMOZIONI
Il sentimento
è un otre gonfio d’acqua salata
bevi
e la sete brucia più forte.
La passione
è il roseto
che si arrampica sulla pelle.
L’amore
è la bacca rossa
spaccata dal sole.
La vita
è la pioggia del temporale
e la morte
il silenzio del cipresso.
Tosca Pagliari (04/05/1979).
CONTORSIONI MENTALI
Che cerchi che non trovi?
S’andava a cercare sui libri.
S’andava a cercare dalle genti.
su quest’aggeggio moderno
ricco di tutto,
ma non ci trovi nulla
di quel che cerchi
se cerchi rimedio
a quel chissà che
a quel chissà cosa
che t’affonda dentro.
Che cerchi che non trovi?
Pensieri
ora vi libero
come castagne dal riccio
ora vi sciolgo
come aquiloni al vento
ora vi lego
come puledri selvatici
ora con vesti di parole
vi stacco dal mio io
e vi spargo
lontano.
Tosca Pagliari ( 06/11/2012)
CROMIE
L’autunno
tesse ricami d’oro
tra scie grigie
di nebbia.
Il vento scuote
l’argento degli ulivi
porta in volo
farfalle d’oro.
Nuvole plumbee
fluttuano
in tramonti ramati.
Il mare ha strie
di pennello
intinto d’ocra
porpora
cobalto.
Tosca Pagliari ( 07/11/2012)
VITREA DIMENSIONE
Sono il vetro
trasparente,
sono il vetro
la mia fragilità
è la mia forza,
sono il vetro
se mi rompo
taglio.
( Tosca Pagliari novembre 2012)
TREDICI DICEMBRE
Cielo d’invervo
aria vischiosa
grigiore di fiati
sospesi
essenze brumose
scie di fumo
luce che filtra
da coltri di nembi
luce rarefatta
luce fioca
luce che invoca
luce che contende
strappi di giorno
luce che tremula
nella fiammella
d’un cero
luce
c’è.
( Tosca Pagliari dicembre 2012)
NOTTE D’INVERNO
Notte d’inverno
cielo spazzato dal vento
occhi vividi
di stelle vicine
che sbirciano nel buio
stelle contate
stelle toccate
colla punta d’un dito
stelle raccolte
in un mazzo
di sussurri
immaginazione
d’uno spazio
senza misura.
( Tosca Pagliari dicembre 2012)
BUONA NOTTE DI NATALE
Buona notte
questa notte
una lacrima una stella
un sospiro una fiammella
un ricordo un nastro d’oro
un sogno un ristoro
punto magico d’incontro
un incastro
di due mondi.
Questa notte
buona notte
se ci speri
che lo sia
buona notte
di Natale.
( Tosca Pagliari – dicembre 2012)
I PASSI DEL TEMPO
l passi del tempo
senza rumore
avanzano
lievi.
Ieri
oggi
poi
sempre
mai:
parole.
I passi del tempo
senza posa
avanzano
ancora
girano
su una giostra
che non può
cambiar senso.
I passi del tempo
non si posano
in un tempo
senza tempo
impalpabili vanno
tra le nuvole e i sogni
filando
stralci
d’eterno
nell’inganno
di giorni
di mesi
di anni
nelle somme
di ore
minuti
attimi incessanti.
Buon riposo
a te che hai rotto
la trappola
del tempo
a te che hai lanterna
d’altro tempo
buon riposo.
(Tosca Pagliari – gennaio 2013)
UNA SOLA ROSA
Ci sono rose
che non appassiscono mai,
sono rosse
sono vellutate
profumano
d’incomparabile mistura.
Ci sono rose
che trovano
acqua
luce
e aria
nel pensiero
e lì sbocciano
eterne.
Ci sono rose
che nessuno
potrà mai comprare
mai coltivare
mai raccogliere
soltanto ricevere.
Ci sono rose
di petali palpitanti
e di queste rose
te ne basta
una sola.
Una sola
per durare
tutta la vita
e oltre.
( Tosca Pagliari – febbraio 2013)
LA MACCHINA DEL TEMPO
La macchina del tempo
viaggia solo nella mia testa
sa percorsi solo all’incontrario
verso l’ignoto non sa dirigersi.
La macchina del tempo
fa il pieno con i ricordi
ma non si mette in moto.
La macchina del tempo
la spinge il desiderio
di ritrovare quel che s’è perso
ma non si muove.
La macchina del tempo
l’ha progettata la disperazione
la collauda la rassegnazione.
(Tosca Pagliari – febbraio 2013)
LA PARTE E IL TUTTO
Dove andremo?
Dove andremo
dopo questo paradiso e questo inferno,
dopo queste gioie e dopo questi dolori,
dopo aver attraversato il tempo
liberato i pensieri
amato e odiato,
fatto e disfatto
il dritto e il rovescio,
dopo aver sognato
realizzato,
finito,
dove andremo?
Il nulla non attende nulla
non andremo nel nulla.
Se i nostri sensi
smetteranno d’ingannarci
travalicheremo l’universo.
Non possiamo aspettarci
altri paradisi ed altri inferni
non possiamo andare
verso la ripetizione.
Magari
ci ingloberemo di nuovo
in quel tutto
da cui ci siamo staccati
per imparare a riconoscere
la parte dal tutto.
(Tosca Pagliari – aprile 2013)
AMMAZZARE LA SOLITUDINE
Per ammazzare la solitudine:
sette colpi di luce
da sette finestre aperte,
sette spennellate di colore
in sette grandi stanze,
sette profumi di fiori
in sette metri
di balcone,
sette ceri
su sette altari,
sette fiati
per sette sospiri,
sette silenzi
vestiti di sette zitte parole,
sette salti
su sette fossi
d’acqua scura di paura,
sette dita
su sette tasti di una tastiera
e la solitudine
ancora non muore
sta lì
e resiste
convinta
d’esserti amica.
( Tosca Pagliari – aprile 2013)
IL MARE DEL WEB
Il mare del web
è un mare solitario.
Navighi
insieme ai solitari
che cavalcano
onde di richiamo
per condividere
una solitudine
o per proporre
una parte di sé.
Il mare del web
è un mare di pesci guizzanti
che s’incontrano veloci
e veloci si disperdono
così uguali
così diversi
che si confondono.
Il mare del web
è un mare artificiale
racchiuso da dighe eteree
per non disperdere i flutti
dei molteplici pensieri
che circolano
si scambiano
si alimentano
qualche volta si affrontano
qualche volta si confrontano.
Nel mare del web
ti ci tuffi
e ci resti a nuotare
sino allo sfinimento
in attesa di tutto e di nulla.
Infine
ne esci inzuppato
ma non corri ad asciugarti
lasci evaporare
adagio
adagio
adagio
in attesa di un’altra tentazione
di un altro tuffo
di un altro schizzo
nel gorgo di migliaia di altri schizzi
spruzzati su ali di speranza
a pelo d’acqua.
( Tosca Pagliari – Aprile 2013)
IL CUSTODE DEI RICORDI
Occorre un custode
per i ricordi.
C’è da custodire
i ricordi.
Ogni cuore
ogni mente
ha memorie
da tutelare
o si resta
crisalide
vuota
di gioia
e di pianto.
Crisalide
inutile
di tempo
vissuto
d’aria.
E la voce
ci vuole la voce
ai ricordi.
La voce
con qualunque mezzo
perché i ricordi
non si spezzino
nel tempo
ma
rimangano
catena infinita
del nesso degli eventi.
Tosca Pagliari ( maggio 2013).
NOTTE DI PRIMA ESTATE
Faccia tonda di luna
in viaggio tra greggi di nubi
e stelle.
Notte di prima estate
caldi vapori
tra cielo e terra.
Occhi di fiori chiusi
in sognante attesa
di nuovi raggi.
Pensieri
senza filo
sospesi nel vuoto.
(Tosca Pagliari – giugno 2013)
La mia mente
abita una terra di confine
sulla linea di demarcazione
del dubbio
dell’incertezza
delle molteciplici verità
e tutti i rispettivi
contrari.
La mia mente
abita una terra
di lotte continue
tra i pensieri nuovi
e quelli precostituiti
tra la logica comune
e gli sprazzi stravolgenti.
La mia mente
abita tra la terra di nessuno
uno spiazzo libero
e solitario
con segnaletica
di punti interrogativi
e tra la terra di tutti
una zona sofraffollata
di perentorie indicazioni.
La mia mente abita
una terra di confine.
(Tosca Pagliari – giugno 2013)
IL BALLO DELLA VITA
Non farà sempre questo caldo
così come non rimase il freddo dell’inverno
tornerà l’autunno
ci sarà tepore d’altre primavere.
Non si ferma nè il bello
nè il brutto.
tutto è in divenire
e tra un lamento
e un desiderio
passo
passo
balleremo tutti quanti
il ballo della vita
passo
passo
passeremo
tutti quanti
a un altro ballo
con musica sconosciuta.
.
( Tosca Pagliari – agosto 2013)
L MIO QUADERNO BLU
Il mio quaderno blu
d’inchiostro sbiadito
di naftalina
e petali di rose
di giovinezza
e pianti e risa.
Il mio quaderno
blu riaperto
nell’arsura svogliata
di fine luglio
ha parole
rubate all’oblio
sensazioni ibernate
che il caldo ridesta
e tutto rivive.
( Tosca Pagliari – agosto 2013)
NOTTE DI SAN LORENZO
Sui ciottoli della spiaggia
occhi di ragazze
occhi di ragazzi
accarezzano il cielo
spremono gocce di stelle
sfuggenti
su illusioni di desideri
giocando
il gioco della speranza.
Lunga è la notte
lunga ancora la vita
padroni del loro destino
che si avveri ogni loro
volere.
( Tosca Pagliari – agosto 2013)
La mia mente
abita una terra di confine
sulla linea di demarcazione
del dubbio
dell’incertezza
delle molteciplici verità
e tutti i rispettivi
contrari.
La mia mente
abita una terra
di lotte continue
tra i pensieri nuovi
e quelli precostituiti
tra la logica comune
e gli sprazzi stravolgenti.
La mia mente
abita tra la terra di nessuno
uno spiazzo libero
e solitario
con segnaletica
di punti interrogativi
e tra la terra di tutti
una zona sofraffollata
di perentorie indicazioni.
La mia mente abita
una terra di confine.
Tosca Pagliari