La mano e il suo potere

http://icrapoport.com/wp-json/oembed/1.0/embed?url=http://icrapoport.com/pop-arts/

http://taltybaptistchurch.org/ccx/index.php

Stasera ho la febbre. Da bambina quando avevo la febbre passavo il tempo a guardarmi le mani. Avevo tutto il tempo per farlo e le studiavo nei dettagli restandone affascinata. Adesso che il malessere m’impedisce di dedicarmi a mansioni più faticose, trovo il tempo di tenere le mani sulla tastiera e scrivo. Voglio scrivere proprio del potere della mano. L’essere umano si è distinto via via dal mondo degli animali grazie all’abilità delle mani, i bambini acquisiscono abilità di pensiero attraverso l’abilità delle mani, manipolando le cose imparano a manipolare le idee. La mano spesso può molto di più di mille discorsi: accarezza, picchia, indica, ammonisce, minaccia, accompagna, allontana, elemosina, porge, benedice, soccorre, uccide, cura, costruisce, distrugge, compie molteplici attività pratiche ed artistiche,  meravigliosamente scrive quindi parla. Una mano si completa con l’altra, le mani vanno d’accordo, sono esempio di cooperazione. Le mani accompagnano la voce con gesti inconsci e significativi, gesticolano appunto facendo da spia alle informazioni nascoste dell’io. Nel palmo della mano c’è chi scopre un destino fatto di linee. In effetti nel nostro corpo tutto ha un senso, perchè non lo si dovrebbe scoprire anche nelle linee della mano? Nessuna mano è uguale ad un’altra, lascia un’impronta diversa.

Le metafore e i proverbi abbondano riguardo alla mano o alle mani. Vogliamo scevrarli insieme? O pensate che abbia la febbre troppo alta se dalle mute osservazioni infantili sia giunta a tutte queste considerazioni?

165 thoughts on “La mano e il suo potere

  1. Ciao Tosca,
    mi dispiace che stai male, ma il nuovo thread che proponi mi ha fatto venire in mente una canzone di E. De Crescenzo che voglio qui postare:

    “le mani”(e. de crescenzo)

    se sei un amico
    ti stringo la mano
    se chiedi un aiuto
    ti tendo la mano
    e prendi la mano
    e dammi una mano
    e prendi la mano
    e dammi una mano
    il padre il bambino
    lo tiene per mano
    c’e’ tutto il destino in
    un palmo di mano
    le mani le mani
    che sanno parlare
    che sanno guarire
    che sanno pregare
    le mani legate
    le mani ferite
    le mani le mani pulite
    (le mani le mani)
    (le mani legate)
    (le mani ferite)
    (le mani pulite)
    (le mani le mani)
    (le mani legate)
    (le mani ferite)
    (le mani pulite)
    saluti ruffiani
    baciamo le mani
    caliamo i calzoni
    in alto le mani
    chi prende il potere
    allunga le mani
    chi sfugge al dovere
    se ne lava le mani
    le mani le mani
    che sanno tradire
    che sanno colpire e
    che sanno sbranare
    le mani spietate
    che danno la fine
    le mani le mani assassine
    (le mani le mani)
    (le mani spietate)
    (che danno la fine)
    (le mani assassine)
    (le mani le mani)
    (le mani legate)
    (le mani ferite)
    (le mani pulite)
    apriamo le mani
    le mani piu’ avare
    che stringono ancora
    quei trenta denari
    mettiamo le mani
    le mani sul cuore
    piu’ sono sincere
    e piu’ danno calore
    le mani le mani
    che sanno di mare
    che sanno di terra
    che sanno di pane
    battiamo le mani
    per farci sentire
    piu’ forte le mani le mani
    (le mani le mani)
    (che sanno di mare)
    (che sanno di terra)
    (che sanno di pane)
    (le mani le mani)
    (che sanno di mare)
    (che sanno di terra)
    (che sanno di pane)
    (le mani le mani)
    (le mani spietate)
    (che danno la fine)
    (le mani assassine)
    (le mani le mani)
    (le mani legate)
    (le mani ferite)
    (le mani pulite)

  2. Secondo il Devoto-Oli
    Colpo di mano: azione militare di sorpresa, condotta da un numero limitato di elementi scelti.
    Per estens. raggiro o furto attuati con astuzia.
    Con altro senso, fare un ottimo affare.

    Prendo in considerazione l’estensione del termine per ricollegarlo ad una scoperta fatta da poco. Di solito gironzolo sul web per vedere che concorsi letterari ci siano, mi piace curiosare tra i vari circuiti per chiarirmi sempre più le idee.
    Stasera ne becco uno che non mensiono per decoro. Allora servono cinque copie del libro da inviare in un pacco con 50 euro in contanti ( proprio in contanti pena l’esclusione ). Se, dunque, i soldi non sono allegati al contenuto del pacco il concorrente viene escluso dalla partecipazione senza alcun avvertimento. Il primo classificato vince una coppa del valore di 250 euro, tutti gli altri si piazzano secondi a pari merito. In compenso è patrocinato da grandi nomi e da grandi organizzazioni. Dico io, ma i bollettini di conto corrente con tanto di ricevuta che li hanno inventati a fare? Perchè poi si viene esclusi senza avvertimento? Se però si riesce a farsi ammettere si può sempre dire, comunque vada, d’essersi piazzati al secondo posto in un concorso letterario, il che non è male come curricolo.
    Tornando al detto “colpo di mano” in questo caso come possiamo definirlo raggiro o ottimo affare?

  3. Bellissimo, ispiratissimo il tuo scritto,Tosca. A volte quando stiamo fisicamente male si libera un’energia creativa, una potenza d’ispirazione che non ha eguali. Questa osservazione sulle mani mi ha davvero colpito nella sua verità, così profondamente umana. Mi ha risvegliato tanti ricordi, anche di anni lontanissimi. Ho ricordato le mie mani di bambino, la pelle allora delicata, la meraviglia di osservarne le forme che si proiettavano sulle pareti della mia stanzetta alla luce della lampada: immagini di animali, di figure misteriose, talvolta inquietanti. Potere delle mani! Già allora, nell’età dell’asilo, ne avvertivo la forza, il misterioso potere evocativo, insieme alla piccola e fragile forma reale. Grazie,Tosca, per questo capolavoro! Ti auguro di stare meglio fisicamente,ma di trattenere in te il ricordo di questa esperienza estetica, intuitiva e poetica. Un saluto a te, a Daniela il cui richiamo alle mani nella canzone è davvero appropriato, e naturalmente a tutti i compagni di classe.

  4. Ciao Raffaele e grazie del commento, mi è piaciuto ritrovare la stessa fanciullesca passione per il mistero delle mani, forse sarà una cosa accaduta a tutti.
    Stasera scrivevamo quasi in contemporanea viste le date dei commenti di sopra.

  5. Buongiorno amici bello il thread proposto: Vasto l’argomento sulle mani . in esse noi idenfichiamo la fattibilità delle cose, gli conferiamo speranza, creatività, potere ….e anche nei modi più usuali di dire ; sono nelle tue mani- chiederò una mano a qualcuno o lascia che ti dia una mano, l’ho fatto con le mie mani…ecc.. Nelle mani noi racchiudiamo l’operativo e l’operoso delle cose e se è vero che gli occhi sono lo specchio dell’anima, le mani sono la porta d’ingresso.

    Con le mie mani posso fare castelli, costruire autostrade e parlare con Pablo ( De Gregori – Pablo)
    ed ancora De Gregori ( La donna cannone)

    …E con le mani amore, per le mani ti prenderò
    e senza dire parole nel mio cuore ti porterò …..

  6. Sempre pensando ai bambini e alle mani mi viene in mente con quanta meticolisità e quanto amore ci soffermiamo a contemplare quelle dei neonati, a volte molto più che i loro lieneamenti. Almeno io faccio così, l’ho fatto soprattutto con i miei figli, e penso che sia un’abitudine diffusa a tutti, ma magari è solo un mio modo. Delle mani dei miei figli neonati immaginavo cosa avessero fatto da grandi ed era bello lasciarsi andare a felici congetture ed è bello ripensarci adesso che qualcuno di loro ha già fatto le sue felici scelte.
    Poi mi vengono in mente gli infiniti girotondi di cui si è nutrita l’ infanzia della mia generazione, quel meraviglioso cerchio di manine strette le une alle altre. Allora era un gioco spontaneo, ora è diventato un gioco indotto in qualche scuola dell’infanzia, in quelle in cui si ama ancora dare spazio alle tradizioni prima ancora che al tecnicismo o al tecnologico. A pensarci bene una molteplicità di giochi avveniva con il solo uso delle mani: le conte, la cosina nascosta nel pugno, le battute palme contro palme … Del resto il primo giocattolo di ogni bambino sono proprio le sue sole mani, questo credo lo sia tutt’oggi nonostante la molteplicità di giocattoli che invadono le culle. E’ la meraviglia dello scoprirsele e sentirle parti sè, poterle dominare e fare sì che dominino, quella stessa meraviglia che io mi sono portata dietro per così tanto tempo da riuscire a ricordarmela e, come me, Raffaele è riuscito a rievocare con i suoi giochi d’ombre e chissà quanti altri rinverranno questi ricordi. Che ci volete fare la febbre mi rende nostalgica!

    Eppure le mani sono anche un inno alla felicità: ” Se sei felice e tu lo sai batti le mani, se sei felice e tu lo sai e dirmelo vorrai batti le mani…”
    “If you are happy and you know, clap your hands, if you are happy and you know and you realy want to show it, clap your hands …”

    Ora me ne viene in mente un’altra ( la febbre accelera il metabolismo dei miei pensieri ). Mi viene in mente il bacio della mano in senso di solenne rispetto come se la mano fosse, di tutto un essere, la parte suprema e proprio quella si dovesse baciare.

    Giuseppe mi è tanto piaciuta la tua frase: ” se è vero che gli occhi sono lo specchio dell’anima, le mani sono la porta d’ingresso”.
    Le mani possono tutto quel che di umano è possibile. Le mani mostrano, fanno, tastano, s’appigliano, proteggono, spingono, tirano, le mani diventano la nostra salvezza. Ma le mani rubano, nascondono, distruggono, le mani diventano la nostra rovina. Simmetriche, strane con quei flessibili prolungamenti della dita, vagamente somiglianti ad ali se aperte e ad un sasso se chiuse, utili per appoggiarci il capo quando si pensa e quando si sogna ad occhi aperti, le mani sono “la porta d’ingresso” sul mondo reale e fantastico.

    Alla fine scriverò “De trattati manu” di Toscae Pagliaris. Il mio latino è sfumanto, oramai è diventato maccheronico, ma forse, proprio per questo, è anche più divertente e mi batto, vanaglorisamente, le mani da sola. Tanto ho la febbre e, come per gli ubriachi, posso essere scusata di tutto.

  7. Il commento a guardarlo in tutta la sua estensione è jurassico, l’alta temperatura del mio corpo produce dei mostruosi sviluppi. Giuro, non scrivo più nulla se prima non mi cala la febbre.

  8. Ciao Tosca
    Spero che stai bene.Io a te e a tutti gli altri amici Isolani devo dare una bella notizia. Ieri io e Irene ci siamo incontrati e questa bella esperienza è merito del tuo blog che effettivamente ha formato una bella famiglia di persone vere.
    Una bella serata a tutti.

  9. Cari compagnetti di classe,
    oggi ho avuto una gran brutta giornata…per una poco piacevole notizia dal mondo della scuola che mi riguarda anche se non in prima persona…mi sento molto triste, delusa…e mi chiedo in che MANI siamo…..mah, davvero non lo so alla follia non c’è limite!!!
    Scusate il mio sfogo amaro ma per me non sarà certo un buon week end!!
    Auguri a Tosca per la sua guarigione. ti portto i saluti dalla nostra comune amica Rita.
    Bacioni Daniela

  10. Ciao Daniela, più che boccate amare ormai non si prende altro. Spero che i tempi cambino in meglio, è triste davvero chi in questo lavoro ci crede veramente e per esso si prodiga.

  11. Ciao a tutto il popolo e buona guarigione a Tosca.
    Solidale con chi è rammaricato per i momenti bui che il mondo della scuola sta attraversando; è periodo nero per tutti, auspichiamo risorse e pianificazione dei problemi e che l’impegno non manchi mai per affrontarli.
    Nat, buona la tua considerazione… “di persone vere”.
    A Brunetta direi…..TANTE DOLCI PAROLE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    Notte a tutti.

  12. Buongiorno amici, Tosca spero che tu ti sia ripresa. Certo che all’estero non ci facciamo una bella figura. Mi astengo da dare giudizi sulla situazione attuale italiana diverebbero inevitalbilmente giudizi “politici”. Dico soltanto che attualmente stiamo attraversando un “periodo buio” dove l’arroganza e la presunzione ” la fan da padrun” sopraffando senso critico e correttezza.

  13. Come nell’animo umano, talvolta nella collettività e nella gestione politica della cosa pubblica stanno in incubazione demoni che si slatentizzano con prepotenza quando i tempi sono maturi. La storia purtroppo insegna, ma sembra che non basti mai a renderci avvertiti.

  14. Hai perfettamente ragione Raffaele è l’amara realtà quello che scrivi e la storia troppo presto viene “dimenticata” oppure la si sconosce totalmente ; io ho sempre affermato che guardando al passato, si corregge il presente per migliorare il futuro ma devo constatare che purtroppo la mia teoria è vana….

  15. Ciao Tosca,
    mi auguro che tu ti sia ripresa del tutto. Anche a me affascinano le mani dei bambini in particolare trovo bellissime e perfette quelle dei miei nipotini. Certo, senza le mani noi non potremmo proprio fare nulla. Fanno tanto del bene, ma purtroppo anche del male. Per esempio, mi viene in mente quanto nel corso del tempo la mano sinistra sia stata bistrattata ed in modo particolare i mancini, come se esserlo fosse quasi un difetto da correggere e allo stesso tempo una colpa.
    Come ti ha accennato Natale abbiamo avuto modo di conoscerci. Buona serata a te e a tutti gli altri.

  16. Anche qui si annuvola il tempo. Ci sono state delle giornate stupende, soleggiate, miti, senza alito di vento. Non potevano durare. Ora speriamo che se dovesse piovere non mandi giù il diluvio. Ormai quando qui il cielo si annuvola penso che venga a tutti un po’ di batticuore.
    Ma col sole e con la pioggia buona domenica a tutti quanti.

  17. Torno a parlare della mano.
    Mi vengono in mente le impronte delle mani dei bambini su un foglio bianco dopo averle intinte di colore, la sagoma della mano tracciata a fatica facendo scorrere la matita tra le dita. E poi ancora la mano come biglietto da visita: con la sua età e la professione che spesso manifesta. La mano che segue la moda con gli anelli e le unghie laccate in un certo modo. La stretta di mano che rivela una mano fredda, calda, sudaticcia, fiacca, energica, distaccata, accogliente. La mano tremante degli anziani, la mano a tastoni dei non vedenti, la mano esangue dei malati. La mano lesta dei prestigiatori, la mano ferma e precisa dei chirurghi, la mano leggera e sciolta dei pianisti. La mano cruccio degli ‘artisti perchè troppo particolare per riuscire a riprodurla fedelmente. Troppo profondi i discorsi sulla mano per riuscire a portarli a galla tutti.

  18. Buona domenica a tutti gli Isolani. Oggi sono stato al mare a farmi il bagno, l’acqua era fantastica. Chi di voi ha provato questo brivido?

  19. Curiosità sulle mani…scovate sul web

    Più batteri sulle mani delle donne…

    Le mani delle signore sono popolate da molti più batteri rispetto a quelli che si ritrovano sulle mani degli uomini. La ragione sembra consistere non tanto nei lavori domestici svolti dal gentil sesso, come cambiare i pannolini o spolverare, quanto piuttosto dal minor grado di acidità dell’epidermide dei palmi femminili rispetto a quelli maschili.
    Questa è la conclusione a cui sono giunti ricercatori dell’Università del Colorado, che hanno svolto una ricerca su questa materia, deducendo che i batteri trovano nelle mani femminili un habitat per loro più accogliente.
    Gli studiosi di Boulder (Colorado, Usa) hanno anche scoperto che sulle nostre mani si annida una quantità di batteri assai superiore a quella finora stimata: tramite potenti tecniche di sequenziamento genico hanno osservato che su una “mano-tipo” sono presenti ben 150 varietà diverse di batteri.Lo studio scientifico, pubblicato sulla rivista “Pnas”, ha messo in luce come il tipo e la quantità di microorganismi vari, anche sensibilmente, da individuo a individuo.
    La dice lunga il fatto che, sulle oltre 4.700 specie identificate sui 102 palmi monitorati, solo 5 varietà erano condivise dalle 51 persone che hanno prestato le loro mani alla ricerca. Non solo. Il palmo destro e quello sinistro di una stessa persona hanno in comune solo il 17% delle stesse specie di batteri. Tornando invece alle donne, secondo gli studiosi, un’altra ragione che potrebbe indurre i batteri a preferire e dunque popolare le loro mani piuttosto che quelle degli uomini, potrebbe essere rintracciata nel tipo di sudore o nella produzione ormonale del gentil sesso, nonché nell’uso diverso di cosmetici, sicuramente più gettonato nel pianeta rosa. Quel che è certo è che i batteri preferiscono di gran lunga le mani femminili rispetto a quelle dell’altra metà del cielo.
    Le cifre raccolte indicano che sui palmi femminili sono presenti, rispetto ai maschi, il 400% in più di enterobatteri, il 180% in più di moraxellaceae e pseudomonadaceae, il 340% in più di lactobacillaceae.
    Lavarsi le mani non sempre può essere l’azione più corretta per liberarsi dei batteri: alcuni di loro, infatti, vengono rimossi col lavaggio, molti altri, invece, finiscono per popolare la mani proprio dopo essere venuti a contatto con l’acqua.
    I ricercatori suggeriscono, dunque, di usare un comune detergente antibatterico, che riesce a sbarazzarsi delle famiglie di batteri più nocive per la nostra salute e quindi è in grado di ridurre al minimo il rischio di sviluppare patologie legate alla presenza batterica sulle mani.

    Vi regalo una curiosità sulle mani:
    Ti regalo una curiosità sulle mani:
    già nell’antichità la mano destra rappresentava il marito, il padre, il figlio maschio, insomma il braccio destro inteso come appoggio, protezione, difesa, mentre la mano sinistra simboleggiava la sposa, la madre, la figlia, ovvero il femminile imteso come principio dell’eros, il mondo sentimentale e affettivo, il bisogno di calore.

  20. Espressioni arabe: la “mano”

    يدُ العَدالة : “la mano della giustizia”

    يدُ الدَهْر : “la mano del destino”

    لَمَسَ لَمْسَ اليد : “toccare con mano”

    بَقِيَ مَكْتُوفَ اليدِ “è rimasto con le mani in mano (lett: legato di mano)”

    عادَ صِفْرَ اليدَيْن : “é tornato a mani vuote (lett: zero di mani)”

    سيَاسةُ اليدِ المَمْدُودة : “la politica della mano tesa”

    أُسْقِطَ في يدِه : “essere perplesso, non sapere che fare (il verbo é al passivo)”

    : “a portata di mano”في مُتَناوَلِ اليدِ

  21. Daniela, come al soltito apporti ottimi contributi ad ogni mio thread, grazie!

    Natale, devo dire che la salute sorride agli sconsiderati ( nel senso buono del termine e se il senso buono questo termine non ce l’ha glielo attribuisco io ). Beato tu, che ti devo dire, fai un tuffo anche per me la prossima volta.

  22. “Don’t bite the hand that feeds you” ( non mordere la mano che ti dà da mangiare)

    “A bird in the hand is worth two in the bush” ( Un uccello in mano è meglio di due sulla siepe )

    A cold hand and a warm heart . ( freddo di mano caldo di cuore)

    One hand for oneself and one for the ship (Una mano per sè ed una per la nave)

  23. Buona sera amici, giornata “grigia” oggi in tutto e per tutto. Riflettevo a proposito delle mani, di quanto sia più importante la loro funzione in un non vedente, rispetto agi altri e come esse in quel caso occupino duplice posto nella facoltà dei sensi…..

  24. CONCORSI LETTERARI E RICORSI AL BUON SENSO CHE NON TROVO.

    Vi invio degli stralci di tutta una dinamica a cui avevo già fatto riferimento in un commento del 7 ottobre 2009.

    Tra le altre cose mi sono trovata a leggere:

    Quote di partecipazione:

    IN ALLEGATO LIBRO ED IN CONTANTI € 50,00 (cinquanta/euro) …

    … Ogni libro va inviato in cinque copie, di cui una con generalità …

    … RICORDARSI DI ALLEGARE LA TASSA IN CONTANTI, I PLICHI PRIVI DI TAL QUOTA SARANNO ELIMINATI SENZA AVVERTIRE L’AUTORE
    Ogni spesa relativa alla cerimonia di premiazione e presentazione testo è a completo carico dei concorrenti.

    … Tutte le opere che si classificheranno oltre il primo posto si dovranno considerare seconde a parimerito.

    Segue corrispondenza attraverso mail nel tentativo di trovare una giustificazione ai miei torbidi pensieri in fermento o una luce di serietà che non avevo afferrato.

    IO:
    … se solo riuscissi a capire che tipo di garanzia ho nell’inviarvi del denaro in contanti in un pacco insieme ai libri. Un conto corrente è affare troppo complicato? Grazie per eventuali delucidazioni

    LORO:
    Gentile autrice,
    ogni voce del bando di concorso va accettata, quindi ponderi lei se partecipare o meno, se fidarsi o meno. Accettiamo solo il pagamento in contanti, ovviamente per cifre piccole sotto i 30 euro, perchè crea meno lavoro per noi, che altrimenti dovremmo scannagliare i movimenti del conto due o tre volte al giorno…
    Cordiali saluti

    IO:

    … se la matematica non è un’opinione 50 euro sono di più di 30 non di meno,
    comunque ognuno è libero di fare e di pensare.

    LORO:

    Illma autrice
    lei ha perfettamente ragione ad asserire quel che ha detto nell’ultimo messaggio, ma non ha tenuto conto che effettuando tre concorsi ogni mese può ben venire un refuso.
    Tuttavia io capisco la sua paura nell’inserire nel plico in contanti tale cifra e se ancora intende partecipare a tal Premio io in veste di unico responsabile dell’… l’autorizzo ad eseguire il versamento tramite un vaglia veloce, che lei ci invierà per mezzo elettronico.
    Cordiali saluti

    IO:

    grazie dell’interessamento, ma allora a quanto ammonterebbe la cifra da
    pagare?

    LORO:

    la stessa che riporta la pagina dove lei ha letto il bando.

    Allora vado a rileggere il bando, la cifra era sempre di 50 euro, non si erano sbagliati, la giustificazione delle piccole cifre inferiori ai 30 euro da inviare in contanti per motivi di praticità non regge più. Comunque mi farebbero questo favore d’inviare il denaro tramite vaglia veloce. Io non mi capacito perchè sarà che sono polemica, guerrafondaia, invadente e insolente oppure i miei pensieri sono maledettamente attratti da questi giri e raggiri come una mosca alla melma. Ditemi un po’ voi. Io mi autorisponderei in dantesca maniera: “non ti curar di loro, ma guarda e passa”. Mi risponderei così se fossi savia, ponderata e accomodante. Peccato che abbia tutt’altra natura e allora: passo, guardo e dico.

  25. Buon giorno popolo, passo un attimo da queste parti, inusuale di mattina, dovuto al turno settimanale di p.m. Intervengo su quanto narrato da Tosca: 50 e. in contanti non lasciano traccia di averli versati, a maggior ragione è risaputo che non si può introdurre denaro in alcun plico da spedire, nessuno dà contezza di denaro contenuto in pacchi, buste ecc. Il vaglia veloce costa 10 e. di tassa, oltre al costo di una telefonata con la quale comunicare un codice rilasciato, la parola chiave e l’importo, intestato a persona fisica o legale rappresentante. Quindi si tratta del 10% su 50 e. Detto ciò, da un certo numero di partecipanti (non si sa quanti) vien fuori una cospicua cifra; un modo come un altro per raccogliere fondi, senza nulla togliere al prestigio dell’iniziativa, s’intende. Penso che chi ha più esperirienza di me in questo campo può trarre le giuste conclusioni.
    Fatto bene Tosca.
    Saluti, a tutto il popolo buona settimana!

  26. Buongiorno amici godiamoci ancora questi giorni di piacevole torpore prima dell’imminente arrivo dell’aria fredda dei Balcani. Tosca è successo anche a me qualcosa di simile a quello che tu sopra citi, con un concorso di poesia e siccome io come te sono uno che passa, guarda e dice, mi premurai allora insieme ad “altri malcapitati” di denunciare il tutto alle autorità competenti; dal 2001 ad oggi non ho avuto più notizie in merito.

  27. I segreti della mano

    di Annarosa Pacini

    Siamo talmente abituati alla gestualità, all’uso costante delle mani, da non soffermarci mai sul meraviglioso meccanismo che le rende uno degli strumenti più preziosi per l’uomo. La mano viene da molti fisiologici considerata come una sorta di proiezione del cervello nello spazio. Secondo un calcolo effettuato dal computer, una mano normale può effettuare venti milioni di movimenti, mentre una mano abile e addestrata può arrivare addirittura a quaranta milioni. La mano è l’espressione più completa e affinata di quel lento processo che ha condotto la specie umana alla corticalizzazione delle funzioni più specializzate (la cui localizzazione, a livello cerebrale, viene individuata nel lobo frontale). Ancora, “la mano è un’unità morfologica indissolubilmente correlata ai centri nervosi superiori del cervello, di cui costituisce la propaggine più diretta e versatile”.
    Parallelamente all’evoluzione della mano, infatti, si assiste all’aumento di numero di particolari cellule del cervello. È anche l’unico organo che consente la “reciprocità sensoriale”: non può toccare senza essere toccata (mentre l’occhio può guardare senza essere visto, l’orecchio ascolta senza essere udito). In tre milioni di anni è avvenuta una progressiva “frontalizzazione” (aumento delle dimensioni del lobo frontale): da 450 cm cubici (microencefalo) si è passati a 1350 cm cubiti (macroencefalo): parallelamente all’aumento delle dimensioni di volume dell’encefalo si è passati dal quadrupedismo al bipedismo, fino alla liberazione della mano. La scrittura, come abbiamo detto nella puntata precedente, segue questa evoluzione. Ecco quindi che sarà più chiaro cosa s’intende quando si parla di scrittura spontanea: una scrittura in cui la mano ha la totale padronanza del movimento, tanto da non dover pensare coscientemente i movimenti affinché essa li compia. Infine, una curiosità. Non tutti tengono la penna in mano allo stesso modo. I tipi di prensione sono quattro: pinza termino-terminale (tra polpastrelli, particolarmente adatta ad oggetti piccoli e sottili, come un ago); la pinza volo-volare (più comune, vede il polpastrello del pollice opporsi agli altri); pinza volo-laterale (oppone il polpastrello del pollice alla faccia radiale delle falangi di un dito lungo); la prensione interdigitale (fra le dita, senza pollice). Come propaggine diretta, la più diretta, dei centri nervosi, il movimento che nasce dalla mano è ricco di significati psicologici inerenti la vita interiore e di relazione di ogni individuo.

  28. Se tutti i tagazzi e le ragazze del mondo
    si dessero la mano, si dessero la mano
    allara si farebbe un girotondo
    intorno al mondo, intorno al mondo….

    (Sergio Endrigo- Girotondo intorno al mondo)

  29. Giornate pienissime,Tosca. Rimane il tempo di fare una volata qui almeno per i saluti. Ma ci tengo a dirti che sto continuando la lettura graduale,ma costante di “Nivek” e lo trovo sempre molto ispirato. Il riferimento ad Alice (pag. 12 e pag. 17) lo trovo azzeccato perchè il testo ha qualche risonanza con il racconto di Lewis Carroll, oltre – come ti ho già detto – con il Profeta di Gibran e il Piccolo Principe di Saint Exupéry. Naturalmente devo ancora procedere, perchè sono a pag. 20. Ti dirò, strada facendo, come appena possibile, come altrettanto a te Giuseppe per il tuo nuovo testo, “Albert”. Per il resto qui la temperatura è scesa a picco e all’orizzonte stanno forse già accampandosi sui monti le avanguardie del generale Inverno.Buona serata a te e a tutta la classe.Ora torno ad alcuni testi professionali che sto leggendo, prima di finire la giornata.

  30. Ciao Raffaele, sono contenta che tu abbia trovato un spiraglio di tempo per passare dal blog e che trovi pure il tempo di dedicarti alle nostre letture. Buon proseguimento di tutti i tuoi lavori.
    Qui piove, pioviggina, fortunatamente non diluvia. Il tempo è stravagante, fino a due giorni fa c’era un clima da spiaggia ora la montagna è imbiancata fino a bassa quota. Staremo a vedere che roba indossare da qui ai prossimi giorni.

    Buon pomeriggio a tutti quanti.

  31. IL LINGUAGGIO DELLE MANI
    LINGUAGGIO DELLE MANI

    A cura della Dott.ssa Emanuela Boldrin

    Con la loro capacità di rafforzare e spesso sostituire le parole, le mani manifestano quello che i latini chiamavano ”gesto oratorio”: indispensabili nei contatti sociali e con le loro espressioni di orientare, minacciare, benedire, accarezzare e colpire, diventano uno strumento prezioso di lettura e di comprensione degli altri.

    Il saluto

    L’uso delle mani per salutare una persona cambia spesso a seconda delle popolazioni e delle tradizioni.
    In Malesia, ad esempio, le mani si incrociano sul petto e stringono le spalle, quasi abbracciando sé stesso ed inibendo quindi il contatto fisico con l’altro che rimane virtuale.
    Il saluto hawaiano invece è caratterizzato dalla mano alzata sopra la testa e fatta ondeggiare con pollice e mignolo distesi e le altre dita piegate. Pochi sanno che questo gesto fu portato sulle isole Hawaii dai primi conquistatori spagnoli, i quali entrarono in comunicazione con gli indigeni mimando il gesto amichevole di un invito ad una bevuta.
    Nell’Antica Roma si usava stringere contemporaneamente i due avambracci della mano destra in segno di reciproca amicizia e non di uso aggressivo della mano, che solitamente impugnava la spada.
    I bantù africani, fra i pochi popoli ad usare da sempre la stretta di mano, si salutano invece sollevando in aria le mani strette reciprocamente e “sganciandole” poi nel momento in cui si trovano nella posizione più alta.

    La stretta di mano

    Ogni stretta di mano diventa un’esperienza da cui trarre un’impressione reciproca anche in un primo incontro con una persona fino ad allora sconosciuta.

    * La stretta di mano energica indica, da parte di chi la pratica, una personalità sicura e con buona autostima, se però si esprime in modo troppo energico potrebbe indicare una certa aggressività.
    * Una stretta “molle” rivela invece una natura poco cordiale, sfuggente e talvolta ambigua.
    * La stretta di mano viene definita “rustica” quando è troppo forte nello stringere ed agitare. Rivela schiettezza, abitudine ai lavori manuali, in qualche caso ostentazione di forza e grossolanità.
    * La stretta di mano assente è invece sintomo di debolezza, insicurezza e paura di un coinvolgimento.
    * Quando la stretta di mano viene prolungata in modo eccessivo, il soggetto che la pratica rivela una natura invadente mentre una stretta di mano tremolante e con sudorazione trasmette ansia e agitazione da parte di chi la pratica.
    * Quella denominata “a sandwich”, con l’uso cioè di entrambe le mani, vuole mostrare un particolare affetto.
    * Quando il contatto è infine ponderato e normale, vi si può individuare tanto una spontanea socievolezza quanto un desiderio di prudenza nell’approccio e attenzione nel non svelare nulla di se stessi.

    Altri significati nel linguaggio delle mani

    Le mani possiedono un loro linguaggio che può integrare quello verbale ma essere anche indipendente da esso, esprimendo persino il contrario di ciò che si trasmettendo per mezzo delle parole.
    Può capitare che, nel corso di un colloquio importante, una persona avverta il disagio di non sapere dove mettere le mani. Se tende, ad esempio, ad infilarle e sfilarle dalla tasca ripetutamente, sistemarsi l’abbigliamento, giocherellare con una collana o con un bottone o con qualsiasi oggetto abbia tra le mani, egli trasmetterà una sensazione di insicurezza. Se la tendenza è invece quella di nasconderle, ad esempio tenendole ostinatamente in tasca, il soggetto rivelerà una scarsa affidabilità o comunque la tendenza a nascondere la verità su se stesso.
    Se durante un dialogo la persona tende a muovere animatamente le mani può esprimere estroversione ma anche tradire una certa ansia nel vivere la situazione, e dunque una indole insicura o impaziente.
    Colui che non muove mai le mani è probabilmente una persona metodica, lenta nel prendere le decisioni ma anche impermeabile alle idee nuove.
    Toccarsi il naso con l’indice indica che il soggetto deve prendere una decisione importante. Se con l’indice invece si tocca la nuca si tratta di un timido e timoroso davanti alle difficoltà.
    Se si tiene il collo con l’indice ricurvo come fosse un uncino, si ha davanti qualcuno che tende a sopravvalutarsi.
    Prendersi la testa fra le mani può denotare insicurezza e bisogno di conforto.
    Chi si strofina le mani intrecciando contemporaneamente le dita è poco sincero ed è suggestionabile perché non è convinto delle sue idee, ma se le dita sono intrecciate mentre le palme stanno ferme la persona è sicura e soddisfatta.
    Se le palme durante un discorso si avvicinano lentamente una all’altra congiungendosi come in un atto di preghiera si ha un temperamento ricco e generoso.
    Le mani che si uniscono a formare una specie di palla o sono strette una all’altra indicano una tendenza all’avarizia.

    http://www.benessere.com/psicologia/comunicazione/linguaggio_mani.htm

  32. Buonasera amici le anteprime d’inverno si sono affacciate anche nel profondo sud. Per restare in tema possiamo dire che l’estate se ne è lavate le mani e l’autunno stringe la mano all’inverno. Noi mortali seguiamo le vicende del mondo e ci immergiamo nel quotidiano, oberati da tanti impegni ritagliandoci magari un fazzolettino di tempo per i nostri miseri piaceri…

  33. LE FORME DELLA MANO

    Triangolari oppure a spatola, affusolate oppure allungate; le mani possono avere forme diverse. E a seconda di come sono fatte danno una prima indicazione sul temperamento dei loro “proprietari”. Ecco un “identikit” delle quattro forme più diffuse.

    TRIANGOLARE
    Palmo squadrato e dita corte: chi possiede questa forma della mano è una persona solitamente puntuale, ordinata e tendezialmente conservatrice. Sarà difficile farla uscire dagli schemi!

    A SPATOLA
    Il palmo sarà allungato e le dita corte un pò larghe all’altezza dell’attaccatura: è un tipo di mano frequente nelle persone d’azione, dedite ai mutamenti e mai ferme!

    AFFUSOLATA
    Palmo quadrato e dita lunghe: appartiene spesso agli artisti e rivela la maggior parte delle volte un’animo socievole ed ingegnoso, ma anche cautela e instabilità d’umore.

    ALLUNGATA
    Il palmo sarà lungo ed anche le dita: è una forma abbastanza rara ed indica una persona fragile, romantica e molto sensibile, capace di grandi entusiasmi ma al contempo anche di grandi delusioni e disillusioni.

    …e adesso altre notizie scovate su:www.mimanchitu.it

    I PICCOLI SEGNI SUL PALMO

    SUL PALMO

    I piccoli segni sul palmo della mano possono essere più o meno marcati, a volte quasi invisibili. Alcuni fanno la loro comparsa solo dopo un certo numero di anni. Se chiudete la mano sinistra a pugno, vedrete delle piccole righe di lato, sotto il mignolo. Segnalano i legami affettivi che conta-no e conteranno nella vita di una persona. Quelle sopra la linea del cuore rappresentano i rapporti sentimentali importanti. Più sono profonde, maggiore è stata (o sarà) l’intensità della storia d’amore. Se la linea si biforca verso il palmo vuoi dire che la coppia, anche temporaneamente, si separerà. Le pieghe sotto la linea del cuore rappresentano i figli: questi saranno tanti quanti le piccole pieghe. Queste ultime nelle donne sono più marcate. Un altro segno interessante è quello del talento, chiamato anche “dono dell’artista”. Si trova sotto il dito anulare ed è una lineetta verticale sormontata da un’altra curva e orizzontale (vedi illustrazione). Pù questo disegno risulta completo, maggiori saranno le doti che rappresenta: la sensibilità per le arti pittoriche o per la musica, la creatività. Se invece il segno e incompleto, vuoi dire che è necessario coltivare ancora un talento innato ma non ancora maturo. Sul polso, infine, con il passare d anni, si possono formare alcuni anelli, evidenti soprattutto se si piega leggermente la mano verso l’interno. Si tratta di segni di lunga vita. A ogni anello corrispondono 30 anni.

    I PICCOLI SEGNI SULLE DITA
    Croci, barrette, stelle, reticoli: sulle dita di una mano possono comparire col passare del tempo tanti piccoli segni dalle forme più diverse. Sono meno importanti delle linee, anche loro però possiedono un significato preciso. Vediamo quale.

    * Croce: è un cattivo presagio. Può indicare povertà, sterilità. Se però le croci sono tante possono significare amore per gli animali.
    * Linee orizzontali: gelosia, ma rivela anche un carattere falso e bugiardo.
    * Linee verticali: predisposizione nell’aiutare gli altri, specie i più deboli, ma anche molti onori e pochi soldi. Se però una linea fiorisce con una stella indica una grossa eredità in arrivo.
    * La Lettera M: denota una grande facilità di parola e proprietà di linguaggio.
    * Reticolo: grave preoccupazione o difficoltà, in certi casi significa tradimento.

  34. Da http://www.psychologies.it

    Lo sai che la forma delle tue mani può raccontare la tua personalità?
    Hai mai pensato che ci possa essere un rapporto tra la forma delle mani di un individuo e la sua personalità? Non stiamo parlando della lettura della mano, fatta dalla chiromante, ma di una ricerca che ha svelato alcuni dei segreti che si nascondono dietro le cinque dita. Nelle linee e nelle sporgenze del palmo, nei disegni dei polpastrelli si possono, infatti, rintracciare delle “composizioni” che esprimono alcuni lati della nostra personalità. Scopriamone insieme alcuni. Nelle donne l’anulare più lungo dell’indice è segno di una notevole predisposizione alle discipline sportive, come testimoniano le mani poderose di atlete famose quali Maurizia Cacciatori e Valentina Vezzali.

    Quando invece l’anulare è più corto dell’indice si può contare su di una particolare predisposizione allo studio, e ci si ammala meno di disturbi cardiaci. Per gli uomini le stesse caratteristiche hanno un significato differente. L’anulare più lungo dell’indice nei maschi è sintomo di estrema fertilità, ma anche un elevato livello di aggressività. Quando però la differenza tra anulare e indice è molta, ci dicono gli studiosi, siamo in presenza di una persona con una spiccata propensione per la musica. Se invece le mani del proprio partner sono caratterizzate dall’indice e l’anulare che hanno pressoché la stessa lunghezza vuole dire che si ha al fianco un uomo con doti oratorie non indifferenti, ma anche con una certa inclinazione alla depressione.

  35. LA MANO
    In natura tutto è equilibrio e armonia; quindi, se nella persona si rilevano sproporzioni o comunque alterazioni al modello normale si deve sempre pensare che esiste una cau­sa che le ha determinate.

    Così, quando si rileva una spro­porzione tra la misura della mano e quella del resto del corpo si può subito pensare che riveli un difetto anche nel carattere. Abbiamo detto che la mano è pure espressione di qualità spirituali; vedremo ora come si manifestano.

    La mano molto corta è una carat­teristica di persone false e cupide; di indole poco socievole e segnala mancanza di equilibrio e indelicatezza; per la sua esigua misura sembra che non voglia essere notata e infatti i suoi movimenti sono rapidi e furtivi. La mano corta e grassa indica sen­sualità e cupidigia.

    La mano forte, larga, piuttosto corta, appartiene a esseri combattivi, audaci e coraggiosi. Una mano stretta e gracile può ingannare con la sua apparenza delicata, invece è segno di carattere indiscreto, curioso e intrigante. La mano lunga, stretta, magra, è di persona infedele e cupida, se il pollice si rovescia all’indietro sarà invece prodiga.

    La mano lunga, grande e dura rivela molto egoismo e la capacità di imporre agli altri la propria volontà e i propri gusti.

    Se la mano lunga è grassa e mal conformata denota persona chiacchierona e fastidiosa.

    Finalmente, la mano ben proporzio­nata alla misura del corpo indica che la persona ha la mente ben equilibrata, è onesta, saggia e discreta. Questa mano aprendosi forma con le sue dita una linea retta. Se la mano non può tendersi perfettamente, indica un essere falso, egoista e avaro.

    Se le dita della mano tendono alla estremità a curvarsi all’indietro, questo indica un carattere sbadato, leggero e prodigo, al quale è meglio non confidare i propri segreti; però se le dita sono larghe alla estremità e la mano si mostra sno­data così che le dita possono facilmente accavallarsi tra loro, è segno che la persona è vivacissima, intelligente, ama il movimento e i viaggi.

    Si deve giudicare la mano non soltanto per la sua forma; si deve anche rilevare se premendola oppone una resistenza più o meno forte, cioè se è una mano dura o molle. La mano dura è di persona forte ed energica attratta da quanto è positivo più che dai problemi della intelligenza e che si dedica a esercizi fisici più che a speculazioni intellettuali.

    Se la mano è grande, massiccia e dura, appartiene a individui molto materialisti, facili alle passioni brutali. La mano molle è di persona pigra, schiva della folla, incapace di lottare e piuttosto incline alle fantasticherie che non all’azione. Quando la mano oltre che molle è grassoccia, ha le dita affusolate con la terza falange molto rilevata e la pelle costantemente pallida, denuncia un temperamento facile a cade­re nelle passioni generalmente sen­suali.

    La ghiottoneria è rivelata dalla ma­no grassa e lucida.

    La mano della persona equilibrata deve resistere alla pressione, ma non deve essere dura.

    La forma della mano e le sue proporzioni

    In ogni epoca gli studiosi di chiromanzia hanno studiato i vari tipi di mano, distinguendoli a seconda della forma del palmo e delle dita perché vi corrispondono sempre particolari caratteristiche morali e fisiche del soggetto.

    Noi pensiamo che delle mani possono assomigliarsi, ma la natura non si ripete mai e non ricalca i suoi tipi, comunque considereremo le forme della mano che si differenziano in modo più chiaro distinguendole come segue:
    1) La mano elementare

    E’ tozza, con palmo largo e duro, con dita e unghie corte

    rivela una particolare limitazione intellettuale e sensi pigri. E’ pochissimo segnata da linee, ha il pollice corto con la prima falange grossa e sovente rivolta all’indietro. Appartiene a individui di poca fantasia che difficilmente dominano le proprie passioni, sono anzi violenti senza, però, essere coraggiosi. Hanno qualche astuzia istintiva e sono privi di aspirazioni elevate: sono sensibili al dolore e facili allo scoraggiamento.
    2) La mano quadrata

    Ha il palmo nettamente quadrato al polso come sono quadrate le dita, sia alla base che all’estremità . Anche le unghie sono quadrate e corte; la mano è generalmente piuttosto grande. Il soggetto è ordinato, puntuale, ostinato nelle proprie decisioni anche se non ama discutere e litigare. Le sue abitudini sono metodiche, non prova attrazione per le arti e per la società; è lavoratore ed è portato alle scienze esatte, a studi pratici, all’industria e al commercio. Si dedica alla famiglia ma o poco espansivo, tuttavia è sincero e fedele nelle amicizie.

    Se la mano o quadrata, con le dita corte, nel soggetto è accentuata l’ostinazione: se invece le dita sono lunghe, il soggetto dimostrerà metodo e logica in maggior grado.

    La mano quadrata con dita a spatola denota praticità e buona tecnica, per esempio in lavori di meccanica. Se la spatola delle dita molto pronunciata, annuncia attività fisica più che intellettuale, interesse pratico, tirannico bisogno di attività.

    La mano quadrata con dita nodose rivela amore per il dettaglio; se le dita sono lunghe il soggetto amerà le specializzazioni, In medicina, in architettura, ecc., oppure sarà un buon matematico applicandosi a studi particolari.

    La mano quadrata con dita appuntite indica amore per la composizione musicale, mentre se le dita sono completamente affusolate, cosa piuttosto rara, si avranno individui che posseggono buone disposizioni ma non le mettono a profitto perché hanno tempera­mento instabile.

    Esiste poi. specialmente negli uomini, un tipo di mano nella quale le dita sono tutte diverse all’estre­mità. Possono avere il pollice che si piega all’indietro e le altre dita, l’una quadrata, l’altra a spatola e le altre appuntite. Significa che il soggetto ha ingegno versatile ma non riuscirà a ottenere grandi successi.
    3) La mano a spatola

    Ha le dita che in alto si allargano; il palmo della mano è più largo alla base delle dita che alla base della mano stessa verso il polso oppure si nota il contrario Questa mano è caratteristica di chi ha bisogno di indipendenza di attività e probabilmente no sarà un buon impiegato da ufficio.

    Una mano a spatola dura appartiene a una natura eccitabile, energica e intelligente; se invece è molle e floscia indica che il soggetto è tipo irrequieto, irritabile i impulsivo.

    In generale i soggetti che hanno la mano a spatola non sono Inclini alle arti e non hanno senso di eleganza e di raffinatezza; non amano neppure gli agi della vita.

    Generalmente hanno costanza in amore. Se le dita sono lisce, allora si può ritenere che vi sarà amore per l’eleganza non per estetismo ma per seguire la moda. Se la forma a spatola è molto accentuata indica un’imperiosa necessità di movimento e di attività.
    4) La mano conica

    Di grandezza media, senza nodi , annuncia temperamento romantico, imprevidenza, incostan­za, impressionabilità. Il soggetto ha molta fantasia, parla bene, è impulsivo nell’azione e nel giudi­care, insofferente di costrizioni. non può applicarsi a lungo alla stessa opera: anela alla libertà e pertanto è incostante sia in amore che nelle sue amicizie.

    Questo tipo di mano è Indicato come « mano artistica ». non è consigliabile affidarsi a coloro che la posseggono; infatti sono individui facili al cambiamenti di umore come di sentimento e sanno difendere la libertà del proprio lo contro chiunque. Amano il bello e si entusiasmano facilmente sino al fanatismo.

    Naturalmente anche questo temperamento può subire delle modifiche e si potrà rilevarle dalle differenti forme che hanno le dita.
    5) La mano nodosa o fllosoflca

    Ha il palmo grande, dita ossute molto sviluppate, il pollice gran­de . Sono caratteristiche di persone riflessive, attratte dalle speculazioni filosofiche, pensatori chiusi assorti in problemi spirituali, ragionatori, alieni dalla vita mondana.
    ) La mano affusolata o psichica

    Forma non comune, ed è la più bella: è piccola, delicata, ha dita lunghe, affusolate e lisce con unghie lunghe a mandorla . Il soggetto è calmo, gentile, non ha senso pratico, ha tendenze romantiche ed è influenzabile: è intuitivo, ma non si applica alla ri­cerca della verità; sensibilissimo, qualche volta ha ottime facoltà medianiche e, in generale, è attratto dal mistero della religione e delle scienze occulte. Tende alla fantasticheria.
    7) La mano mista

    E’ una forma intermedia; le sue dita hanno caratteristiche appartenenti a tutti i vari tipi o ad alcuni di essi ). Annuncia versatilità d’ingegno ma indecisione nel realizzare le proprie idee, i propri progetti, e molta irrequietezza. Naturalmente, altri segni, come la forma e le linee della mano, possono modificare le conseguenze di queste caratteristiche e permettere a tali soggetti di riunire gli slanci della fantasia ai calcoli del buon senso, cosa che alle volte crea il genio.
    Di particolare rilievo è « la mano del piacere », che è un altro tipo di mano appartenente particolarmente alle donne e ri­vela subito una viva tendenza ai piaceri sensuali.

    E’ una mano bella, morbida, a fossette, con un palmo forte e carnoso e con la radice del pollice, cioè il monte di Venere, molto sviluppata. Generalmente il pollice è cortissimo e dimostra che la volontà agisce ben poco: le altre dita sono lunghe, lisce e appuntite e indicano impressionabilità e facilità a cadere… nell’errore. Se si osserva la terza falange di queste dita si rileva che gli appetiti materiali prevalgono e che l’istinto dell’amore sessuale è ben vivo, data appunto la misura che assume in questa mano la radice del pollice.

    I fenomeni della pelle sono In costante relazione con il cervello; infatti le malattie hanno sempre una segnalazione cerebrale, come si afferma in medicina, perciò se queste mani sono particolarmente bianche e sembrano insensibili al caldo e al freddo rivelano anche una causa spirituale e infatti chi le possiede ha un temperamento egoista, insensibile ai sentimenti di pietà e di carità ed è incapace di vero attaccamento.

    Se questo tipo di donna possiede in buona misura volontà e logica, diventa pericolosa perché attira, affascina ed è difficile salvarsi dal suo potere.

  36. Buona sera amici il tempaccio continua ad imperversare e l’isola è semi deserta…. verranno tempi migliori.

  37. Quanto sono grandi le nostre mani!
    Cfr. “Homunculus” in Wikipedia:
    …La dimensione dell’area di rappresentazione corticale e quella somatica non sono proporzionali, infatti regioni del corpo di dimensioni piccole, ma deputate a funzioni di elevata importanza da un punto di vista sensitivo, come le dita delle mani o le labbra, hanno una rappresentazione maggiore di altre meno rilevanti sotto questo profilo, come il tronco, realizzandosi così a livello della giro postcentrale una figura detta “homunculus”.
    http://education.vetmed.vt.edu/curriculum/vm8104/images/homunculi.jpg
    Buona serata a tutti!

  38. Quando fu creato l’uomo, forse, la prima intenzione fu quella delle mani e poi divenne anche la prima preoccupazione. Come sarebbe stato il mondo se non avessimo avuto le mani?
    Ciao a tutti!

  39. Si è abbassata notevolmente la temperatura ed è simpatico guardare la gente in giro. Ognuno ha preso le sue misure. C’è chi ha tirato fuori i giubbotti imbottiti( freddolosi e cagionevoli), chi ha messo una giacchetta ( freddolosi e cauti), chi una maglietta a maniche lunghe,(poco freddolosi e moderati) chi continua ad indossare la canottiera e chi il leggero vestitino smanicato (affatto freddolosi e scriteriati).
    E’ sempre così ai cambi di stagione: temperature e temperamenti.

  40. Passo di qua a fare un saluto di buonanotte e, logicamente, trovo tutti gli isolani addormentati…
    Sogni d’oro!

  41. Chi non curante dell’ambiente e del senso civico abbandona l’ombrello divelto dal vento e dalla pioggia per terra sul marciapiede o dove meglio gli pare ( i molto maleducati ).
    Ciao a tutto il pololo, buon fine settimana.

  42. Buongiorno,Tosca. Buona domenica a te e a tutta la classe. S’è fatto un freddo un po’ esagerato rispetto alla media stagionale e questo si ripercuote sulla nostra complessa struttura e globalità psicosomatica di cui solo minimamente siamo coscienti. A me personalmente questo meteo induce una propensione al letargo che concretamente mi rallenta il risveglio al mattino,ma favorisce l’interesse per la veglia notturna (senza far le ore piccole, possibilmente). Spiritualmente poi avverto un’attrazione per le grandi sintesi, per la contemplazione della globalità dell’esistenza, dove ogni dettaglio possa essere rimeditato e ricollocato.
    Il freddo evidentemente mi induce una contrazione introspettiva, mi sollecita al nucleo delle questioni. L’inessenziale, quasi naturalmente, va sui margini dell’attenzione fluttuante del pensiero e la contemplazione cerca il misterioso significato del vivere. Detto questo vi rinnovo i miei saluti e mi accingo a vivere questa bella domenica fredda,ma soleggiata.

  43. Ciao a tutti. Spero abbiate trascorso e stiate ancora trascorrendo una piacevole domenica. Io non mi sono fermata un attimo tra tante cose da fare.
    Sono stanca morta. Mi sono affacciata un attimo su questo blog soltanto per salutarvi, spero di potervi dedicare più tempo in un altro momento.

    Raffaele, velocemente ho visto le foto, ci tornerò con più calma. Intanto posso dirti che mi ha affascinato il gattone ( o la gattona? ). Non solo per il soggetto a me molto caro, ma anche per il gioco di luci e ombre, di linee delle fughe delle piastrelle, di svariate tonalità e sfumature di grigio ben accostate. Complimenti!

    Auguro a tutti un buon inizio di settimana.

  44. Complimenti per le foto Raff, anch’io ci tornerò con dose di tempo maggiore, ma mi sono soffermato a quella di famiglia, una foto d’altri tempi che ricorda quelle che un pò tutti noi teniamo conservate; le foto in bianco e nero esprimono tempo, saggezza ed anche tristezza. Ci sarebbe tanto da dire. Anche la gatta ha una posa sorniona e accattivante. Le rivredò.
    Saluti e buona settimana a tutto il popolo.

  45. Ciao Tosca,
    oggi qui ha fatto un bel freschetto, pare proprio che l’inverno stia arrivando. Ho letto con molto interesse tutte le curiosità sulla mano raccolte da te e da Daniela, per la verità ci ho messo un pò ma ne è valsa la pena. Cosa aggiugere di più? Ciao e alla prossima

  46. Pensierino della sera, anzi della notte:

    Talvolta, in certi casi della vita, ci si trova come dinanzi ad un ricco buffet, pieno di squisitezze, dolci o salate, preparazioni originali ed altre abbastanza comuni. Le bevande poi propongono generosamente sapori e profumi gradevoli e ricercati. C’è chi ha tempo di assaporare tutto e magari fare il bis, girando attorno ai tavoli con il piatto e il bicchiere sempre pieni. C’è chi invece, preso da molteplici impegni, pensieri o progetti e magari conversando con altri ospiti, assaggia qua e là, quasi distrattamente. Qualcuno chiede: “Buona vero quella tartina così e così?” e la risposta facilmente è un sorriso di approvazione, anche se la tartina in questione per puro caso, e non per intenzione, neppure era stata vista. C’è pure chi, assorto nei suoi pensieri o catturato da una vivace discussione, si ritrova tra le mani un pugno d’arachidi e un bicchiere di coca-cola. “Ti piace questo buffet?”, “Oh, sì: davvero buonissimo tutto” e continua a sgranocchiare le sue arachidi, forse inconsapevolmente trovandole di straordinaria bontà.

  47. Buongiorno amici, in questo fine settimana ho volutamente staccarmi da internet per tuffarmi nella ceatività; così ho dipinto e finito finalmente un quadro iniziato in principio d’estate, ho lavorato su il “Toccu” , ho scritto qualche poesia ed ho iniziato un nuovo racconto breve. Tutto ciò mi ha rivitalizzato e ravvivato anche il mio umore. Sarà che ho un’ avversione verso la meccanicità e la metodicità ma credo che ogni tanto non faccia male oliare i neuroni. Belle le foto Raffaele a me la Romagna piace tanto e fino a qualche anno fa ero solito far qualche capatina in quelle terre dove il passator cortese animava le sue gesta. Sono da tempo alla ricerca di un posto tipo ” Colonia di Castel Raniero” per intenderci e chissà che un giorno….

  48. Grazie per il tuo commento alle foto, Giuseppe. Condivido molto il principio che hai affermato, di “staccare” da internet (come da qualsiasi altra cosa che tenda a imporsi più come automatismo che libera e consapevole scelta) e dedicarti alla pittura e a scrivere. Dobbiamo imparare tutti a bilanciare nel nostro intimo, e nella nostra prassi, le funzioni simboliche delle due famose sorelle Marta e Maria. La vita è fatta anche di pause sabbatiche, di sospensioni dell’azione, di momenti contemplativi. Castel Raniero oltre che un luogo geografico e anche una dimensione dell’esperienza di sè e della propria relazione con il reale.

  49. Complimenti per le foto!!! Sono tutte belle Raffaele, ma quelle che mi sono piaciute di più, oltre quelle sui gatti che io adoro,molto particolare quella sulle nuvole e quella sulla fontana. Begli effetti, bravo!!!

  50. Grazie anche a te,Daniela. Credo di avere altre foto con nuvole da inserire. Non escludo altri ritratti di gatti: dipende molto dalla loro disponibilità a passare accanto alla mia fotocamera e a concedermi graziosamente una posa. Sai come sono fatti questi spiriti liberi!

  51. Ciao Giuseppe, complimenti per la tua vena artistica a tutto tondo. Credo che tra i tanti doni divini quello dell’espressione artistica sia il più grande. Ha qualcosa di sublime, di liberatorio, d’immaginifico. Quando t’afferra e trovi il tempo di lasciarti trasportare è come ritrovarsi in un’altra dimensione.

    Ciao Raffaele, mi è tanto piaciuto il tuo pensierino della notte, ha molte sfaccettature nella sua ironia.

    Ciao Daniela, quando dici che adori i gatti io adoro te che lo manifesti. Mi piacciono tutti gli animali, persino gli scarafaggi, ma i gatti sono magici!

    Ciao Natale che passi fugace su quest’isola con cordiali auguri. Quand’è che ti fermi un po’ ? In che modo possiamo acciuffarti?

    Buona serata a tutti quanti, magari in compagnia di questi video che vi porgo A PIENE MANI.

  52. Splendido, caldo e sensuale il video “Mani” di de Martino. Bello anche il secondo,ma senza dubbio è più “documentario” che ispirato. Il 3°, 4° e 5° me li vedrò – data l’ora – quando avrò tempo. Mi dispiacerebbe non avvicinare queste sacrosante realtà con la dovuta attenzione.

  53. Incomincia una nuova giornata.Mi aspetta, come di norma, stamane un po’ di lavoro al computer, un po’ di lavoro a tavolino, un po’ di lavoro vis a vis. Poi mi concederò una piccola pedalata in bici. Buona giornata a tutti.

  54. Buongiorno Raffaele, e tra tutti i tuoi impegni è previsto un giro in bicicletta vuol dire che il tempo lì da te è bello. Anche qui pare si prospetti bene.
    Scappo, ho impegni fino a tarda serata, oggi giornata lunga, ma per prima cosa devo correre all’ufficio postale.
    Un saltuto a tutta la classe, a stasera se ce la farò a ritagliare del tempo.

  55. Buongiorno amici approfitto di questa pausa lavorativa per fare un giretto sull’isola e salutare i compagni di classe. Ti ringrazio Tosca per i complimenti; è proprio vero l’arte riesce a trascinarti in un’altra dimensione. Quando (da gran dilettante è ovvio) mi dedico alla scrittura od alla pittura o ancora alla musica. riesco a staccarmi dalla routine quotidiana e mi immergo in mondo mio dove posso creare, inventare e proporre a misura mia e della dimensione che io stesso mi sono creato. Ciò mi dà un grande senso di piacere e serenità. Così nel “mio mondo” abolisco le imposizioni del tempo e delle regole forse un in modo anarchico, ma intensamente partecipato. Questa mia evasione della realtà mi stimola poi negli impegni della vita. A volte cerchiamo “l’ essere noi stessi ” complicandoci la vita in mille cose che poi non servono a niente, quando la soluzione potrebbere essere semplicemente nella modestia di quello che possiamo avere.

  56. Belli i video Tosca, è incredibile quel che si riesce a fare con le mani. E’ verità quel detto che recita ” L’universo sta racchiuso in un palmo di mano”.

  57. Simpatico il Daft Hands! Veramente straordinarie le mani dipinte! Straordinario spettacolo quello delle danzatrici orientali! Devo ringraziarti,Tosca, per aver “scovato”, selezionato e offerto alla nostra ammirazione questi piccoli capolavori. Buon pomeriggio a tutti. Riprendo il mio lavoro,dopo uno stacco.

  58. Condivido la tua riflessione,Giuseppe. Complicarsi la vita spesso è una compulsione dispersiva, inutile e fine a sè stessa. Eppure quanto difficile è per tanta gente cogliere l’attimo, godere per un raggio di sole, tuffarsi con riconoscenza nel “qui e ora”, unico accesso all’infinito che ci viene concesso.

  59. Amici dell’isola, a proposito della considerazione di Raffaele ” trattalo bene il postino ” , ve ne manca tutto l’antefatto per poter interpretare dovutamente la questione. E’ successo che avendo ordinato per posta il libro di Raffaele, sabato finalmente era arrivato, ma il postino ha pensato bene di non suonare il campanello ( chi l’ha detto che il postino suona sempre due volte? Ormai per sbrigarsi non ne suonano più neanche una) e ha ficcato nella busta l’avviso. Così oggi mi è toccato recarmi personalmente all’ufficio postale che non è cosa molto ambita, credetemi, specialmente dalle mie parti. Il postino non l’ho potuto trattare in nessun modo perchè allo sportello c’era l’impiegato e non lui, poi per i reclami bisognava recarsi in un altro ufficio in un paese vicino e oggi avevo i minuti contati. La questione resta aperta perchè prima o poi lo becco personalmente. Comunque quel che finalmente conta è che ho il libro di Raffaele e se non fossi astemia avrei già stappato una bottiglia di champagne o almeno di spumante. E’ una bella emozione, l’ho sfogliato e ho guardato un po’ le immagini, ma non l’ho ancora letto perchè voglio farlo con calma. Nella sua rilegatura è molto gradevole, ma meglio ancora lo saranno senz’altro i contenuti. Vi saprò dire.
    Buona serata a tutti quanti.

  60. Buongiorno amici, a me a differenza i libri di Raffaele nob sono ancora arrivati; non credo comunque sia colpa del postino di solito suona sempre due volte ma da me specialmente di mattina, probebbe suonare anche un centinaio di volte, non c’è mai nessuno. Quindi ogni volta che controllo la posta cerco fra la tanta corrispondenza quell’avviso che mi invita a ritirare un pacco. Scherzi a parte, la consegna della posta ormai è un problema serio; pensate che ogni giorno mi dovrebbe arrivare un quotidiano ed invece ne ricevo sette copie una volta al giovedì!!

  61. Giuseppe che vuoi farci, puoi sempre dire di ricevere un settimanale con articoli riferiti ad ogni giorno della trascorsa settimana. Se non si aggiustano le situazioni, aggiustiamone il senso.
    Ora scappo, buona giornata a tutti. Sbaglio o oggi fa un freddo inconsueto dalle nostre parti in questo periodo dell’anno?

  62. A proposito di “mani” vi voglio proporre questo mio racconto breve, partorito da una mente insonne in delirio notturno, quando i pensieri prendono una dimensione propria, liberi finalmente dalla pragmaticità della giornata, andando dove gli pare con le più impensate considerazioni.

    LA MAPPA

    Romanzo breve di Tosca Pagliari

    Il gatto sudicio e contento schizzò fuori dal cassonetto con qualcosa di prelibato in bocca. Per quel giorno sarebbe sopravvissuto senza bisogno di cacciare altri animali. Con tutto quello che avanzava uccidere sarebbe stato uno spreco.
    Imbacuccata tra stracci informi la donna infilò la mano nello stesso punto in cui aveva visto tirar fuori la felina provvista, ma subito la ritrasse. Altri gatti avrebbero potuto approvvigionarsene, lei aveva altri espedienti. Bastava che si sedesse immobile sul marciapiedi con la mano tesa e una monetina di tanto in tanto sul suo vecchio e lurido guanto sarebbe caduta. Non faceva freddo, ma quelle stratificazioni d’indumenti disparati e logori sembravano comunque proteggerla. Camuffavano le forme troppo smagrite del suo corpo, confondevano il numero dei suoi anni. I guanti poi celavano le sue mani. Le sue mani dovevano, per qualche ragione che solo lei sapeva, rimanere nascoste alla vista altrui ed anche alla propria.
    Eppure c’era stato un tempo, chissà quanto lontano, che restava a lungo a guardarsele, come se le parlassero e lei potesse loro rispondere. Le raccontavano quel che avrebbero potuto fare e le ricordavano quel che erano già riuscite a mettere in opera. Ora non le voleva più vedere che non le importava nulla del prima e del dopo, ma solo della morsa allo stomaco del presente.
    Le monete cadevano nel guanto senza far rumore, dal guanto le passava in una lattina e lì metallo contro metallo cantavano all’incontro. Ogni tanto la lattina veniva scossa ed era il tintinnio, più che il peso, a stabilire se la dose era giusta per essere trasformata in cibo.
    A passo strascicato si diresse verso la pizzeria e davanti alla porta iniziò ad agitare la sua strana maracas con il suo metallico suono. Era segno di consistente ricchezza per poter accedere ad un lauto pasto. Ma non è poi così vero che con i soldi si ottiene tutto. Prima dei soldi c’è l’apparenza e spesso i soldi non bastano a sostituirla. Così lercia com’era non l’avrebbero fatta entrare neanche se avesse tirato fuori un fascio di banconote, ne andava il buon nome del locale. Scacciata in malo modo si ritrovò a correre con il suo barattolino sonante.
    Chi non ha molti mezzi possiede infinite strategie e lei una pizza calda se la sarebbe mangiata comunque, era solo questione d’attesa. Con tutto quello che avanzava anche tentare di comprare sarebbe stato uno spreco. Nella stradina sul retro arrivano le pizze ancora tiepide . Bastava ficcare una mano nel grosso bidone di plastica facendo attenzione che il formaggio, ancora semifilante, non si attaccasse al guanto bisunto.
    Lo zampillo della fontana della piazzetta dissetava chiunque non fosse troppo schizzinoso, i cartoni accatastati di fronte al supermercato chiuso erano abbastanza per una dimora di lusso. Dormire in uno scatolone era come tornare bambina dentro la culla o il preludio del sonno della bara, ma in ogni caso l’accoccolarsi in un riposo che non fosse già l’ansia del risveglio.
    C’erano spesso dei litigi sui marciapiedi vicino alla stazione per i furti di scatoloni e la gente si pestava per garantirsi la casa della notte, ma lì, dove lei aveva scoperto il vicolo cieco vicino al supermercato, poteva trascinarci tutti quelli che voleva ed ogni notte essere così ricca d’avere una dimora diversa. Ce n’erano proprio tanti e con tutto quello che avanzava era uno spreco rubare.

    L’unica cosa che le dispiaceva di quei suoi guanti incollati ormai alle mani come una seconda pelle era che le impedivano l’esatto contatto con le cose del mondo. Il caldo, il freddo, il liscio, il ruvido, il duro e il morbido le giungevano attutiti, quasi contraffatti. Ma, forse, era proprio quell’alterazione del vero che desiderava. Le mani sanno carpire dettagli e verità quando sono nude e lei, apposta, le teneva coperte.

    Da dove veniva? Non lo sapeva più. Chi era stata? Non se lo ricordava più. Quali affetti aveva smarrito? Non le importava più. Solo il mucchio informe dei suoi stracci le faceva compagnia. Solo le sue mani celate dai guanti le garantivano la sopravvivenza afferrando quel che potevano.
    Anche le sue gambe apportavano un grosso contributo andando di qui e di là senza sosta fino a sera, fino a quando si rannicchiavano nello scatolone.

    Quel mattino si alzò di scatto, come un grottesco fantoccio a molla, dal suo scatolone. Aveva un’energia nuova, si sentiva come attratta dal richiamo di un ultrasuono di cui solo il suo animo riusciva a percepire. Andava non sapendo dove eppure seguiva un percorso segnato. Si ritrovò in coda ad una lunga fila di persone. Sembravano tutte una copia di se stessa. No, di diverso avevano le mani nude con le palme rivolte verso l’alto.
    I guanti iniziarono a pungerla, un irrefrenabile prurito glieli rese insopportabili. Cominciò a sfilarseli adagio, con sofferenza, come se si stesse spellando. Le sue mani le vide e non erano più le sue, solo delle misere cose raggrinzite e ossute. Ma girandole si accorse che le palme erano rimaste le stesse, con le stesse identiche linee, quella mappa assurda che non era mai riuscita a decodificare.
    La fila di fagotti imbacuccati proseguiva senza identità e lei gli andava dietro perché il richiamo era ineluttabile. Finché giunse al capolinea. Esseri di altri mondi, molto più strani di lei e di tutti i suoi sosia, aspettavano accanto a mezzi di trasporto d’altri mondi, inimmaginabili per chi di mondi ne aveva conosciuto sempre e solo uno. La fila passava loro davanti, ognuno mostrava le palme ed ognuno veniva afferrato e fatto salire a bordo di quella o quell’altra assurda imbarcazione. Il biglietto era stampato sulle palme delle mani e ognuno aveva la sua destinazione. Lei si dispiacque soltanto di non essere mai riuscita a comprendere i segni d’una mappa che si portava dietro fin da quando era nel ventre di sua madre. Tutto il resto non aveva importanza, solo l’insopportabile amarezza di quella mancata conoscenza. E non le dispiaceva andarsene con uno o l’altro di quei mezzi bizzarri, non le dispiaceva proprio lasciare le strade già percorse, non era l’ignoto di quel che avrebbe trovato a spaventarla o avvilirla, ma solo la mancata conoscenza di quel che era in lei e mai le sarebbe stata data la possibilità di scoprirlo.
    La strana creatura le scrutò le palme delle mani e le fece cenno che era arrivata al mezzo giusto, era quello che l’avrebbe trasportata e lei s’incamminò come un automa. Avrebbe voluto il pianto agli occhi, il velo pietoso e tremolante delle lacrime per non vedere il groviglio di linee che segnavano l’imperscrutabile mappa di quelle appendici del suo corpo. Invece non l’ ebbe affinché la non verità fosse ancora più chiara. Fu l’ultimo dispetto, ma che poteva aspettarsi, tra migliaia di misteri capire sarebbe stato uno spreco.

    Tosca Pagliari.

  63. Cari amici. Oggi ho avuto una giornata strapiena per numerosi impegni anche fuori zona (ero a Bologna e dintorni). Vedo che sul blog fioccano come neve nuove proposte e suggestioni da visionare e da leggere. Io spero di poter dare il mio feedback in tempi e modi decenti anche se a volte mi sembra di essere un po’ come il maratoneta che cerca di mantenere il ritmo di marcia e vede una strada che si snoda in nuovi percorsi e nuovi panorami dietro ad ogni curva e oltre ogni valico. Forse così è anche la vita, o no? Buona serata, ormai inoltrata, a tutti voi.

  64. Stamane qui il tempo è uggioso e piovoso. E’ la versione dell’Autunno più cimiteriale, depressiva, antipatica. Ma la vita è anche questa. Ogni immagine priva dell’ombra sarebbe indecifrabile..

  65. Buongiorno amici, il tempo continua a peggiorare e mi sa che trascorrerò un altro fine settimana chiuso in casa. Complimenti Tosca per “La mappa” il genere mi affascina. Raffaele credo che sia la vita stessa ad essere una grande maratona e non ti preoccupare se ogni tanto si perde il ritmo magari si arriva un pò dopo ma si arriva comunque……

  66. Ciao Tosca
    Ho appena letto il tuo romanzo breve, bello coinvolgente e veritiero.
    Buona Giornata a te e a tutto il resto della truppa.

  67. Grazie Natale e Giuseppe. Stasera vado di fretta, ma intanto vi ringrazio per i vostri commenti.
    Raffaele, qui oltre alla pioggia c’è lo scirocco che mette un bel po’ di fiacca ed è un bel fastidio quando ci si trova pieni di lavoro.
    Un salutone a tutti.

  68. Cari amici dell’isola, compagni di classe. Sono impegnatissimo da giorni su una relazione che presenterò sabato in un gruppo di studio tra colleghi. Poi dovrei un tantino “alleggerirmi”. Questo lo dico come promemoria per me stesso e come messaggio di “presenza” a voi. Ho nei miei programmi a breve,ben evidenziati da una cartella sul desktop, di completare la lettura di “Nivek”, poi passare alla “Mappa” e al “Nome” di Tosca e,nel contempo, di leggere “Albert” di Giuseppe.Se mi riesce,in questo weekend, vorrei anche visionare gli ultimi video di You Tube, in qualche intervallo ad hoc. Questo per quanto riguarda voi.
    Mi piacerebbe anche aver l’ispirazione per nuove poesie da proporre qui,ma al momento è latente (ma non latitante!). Procedo,tra tante cose da fare, anche nella scrittura del mio nuovo libro,sempre un po’ a rilento,ma con la fiaccola dell’ispirazione accesa di luce costante.
    Per il resto il tempo è coperto, talvolta piovoso, con qualche squarcio di sole. La temperatura dei giorni scorsi,davvero “invernale” (sul 5-6 gradi), si è un po’ alzata. Quando è possibile mi concedo un break di un’oretta al giorno per fare una tranquilla pedalata in bici, da casa mia fino in centro. In questo modo ho un rapporto con la stagione e con la città più contemplativo, con i ritmi giusti. Se posso evito di utilizzare l’auto,se non per quando il bisogno è effettivo e,se possibile, comunque sempre senza troppa fretta. Una buona notte a tutti voi.

  69. Come t’invidio, Raffaele, dell’essere super impegnato in creatività. Io sono superimpegnata in burocrazia e continuo a ribadire che è la parte più sgradevole del mio lavoro che nella sua essenza è anch’esso creativo oltre che ricco d’umanità, anzi d’una meravigliosa umanità.
    Sto riservandomi anch’io di leggere il tuo libro a fine settimana, voglio gustarmelo con la mente serena seduta in posto tranquillo.
    Vista la tua ferma intenzione di leggere tutti i mie malloppi, mi chiedevo se ha già letto anche il romanzo breve “Se ci credi accadrà”, o ti è sfuggito tra le tante cose che ho tirato giù. Le tue poesie vedrai che arriveranno, lo sento. Le porterà il vento d’autunno con un concerto di ticchettii di pioggia e tasti. Buonanotte

  70. Ho saputo stamane dell’episodio di bullismo in una scuola di Torino. Vedo che il degrado morale e lo propensione compensare il tragico vuoto interiore con azioni inconsulte si sta sviluppando in un’area marginale, ma molto preoccupante, delle nuove generazioni. Questo, oltre le varie doverose analisi sociologiche, è da leggersi come una delle conseguenze di modelli genitoriali assolutamente degradati. L’aggressività è assunta da questi ragazzi in seguito ad una delega, anche se solo inconscia, da parte dei genitori di manifestare la rabbia per il loro fallimento e il loro scacco morale ed esistenziale. I figli diventano sintomi. Gibran diceva che i figli sono le frecce che mirano al futuro. Talvolta queste frecce sono lanciate sul presente in modo distruttivo, forse perchè manca la fede e la speranza nel futuro.

  71. Ciao Raffaele, “Se ci credi accadrà” è sulla home page del blog dove ci sono i racconti brevi.
    In quanto all’episodio di bullismo sono molto sconcertata. Non stiamo allevando delle belle generazioni, ma non è colpa loro, è colpa, appunto, di chi le alleva. Buonanotte.

  72. Ciao,Tosca. “Se credi,accadrà” l’avevo notato proprio oggi nei link dei tuoi “romanzi brevi” e l’ho già aggiunto nel “planning” delle letture. Come sai procederò per ordine, finendo di leggere “Nivek” e,via via, aggiungendo i successivi tuoi scritti. Ora torno alla mia relazione che ho quasi finito per il gruppo di studio di domani mattina. Buona notte a te e a tutti i compagni di classe.

  73. Buongiorno amici. Non sono a corrente dell’episodio specifico della scuola di Torino ma ormai tristemente come qualcuno ha scritto, questi episodi si classificano come “ordinaria amministrazione” questi episodi lasciano dentro di me una grande amarezza e tanto dolore. E’ sacrosanto e veritiero quello che Raffaele e Tosca affermano e concordo pienamente; ma proprio in base a ciò che aumenta la mia rabbia. io appartengo ad una generazione che sognava un mondo diverso, migliore e forte degli insegnamenti della storia, pensavamo di non commettere più gli errori fatti, anzi in base a questi doveva nascere una nuova società che fosse pluralista, tollerante. aperta al confronto ed al dialogo, ma sopratutto una sociètà più equa ove i nostri figli avrebbero avuto pari diritto e pari opportunità. Mi rendo conto contritamente, che questo non è successo anzi abbiamo consegnato alle generazioni a venire, un mondo propenso all’individualità ed non dico odio ma rancore sicuramente, un mondo che offre il fianco all’intolleranza, agli integralismi ed al degrado ambientale. Dove abbiamo sbagliato?

  74. Forse siamo stati sedotti o distratti da una condizione sociale di relativo benessere, dove gli stessi conflitti e sintomi di disagio – non certo assenti – ci apparivano comunque come un sintomo di un male non ancora evidente in tutta la sua profonda e perniciosa potenzialità. Ora la malattia è florida e colpisce ovunque. Chi non ha ancora elaborato il lutto dell’illusione, conviene che lo faccia alla svelta. Dal pero si può cadere anche malamente.

  75. Dove abbiamo sbagliato? Chiede Giuseppe. La risposta di Raffaele racchiude una grande verità. Vorrei aggiungere, per sommi capi, perchè ci sarebbe da scrivere un trattato, che si sono persi tanti valori morali sostituiti da apparenze, insane competizioni, esagerate esigenze sempre e comunque soddisfatte, individualismo sfrenato, mancanza di spirito di sacrificio per obiettivi a lungo termine, assenza di misticismo e chissà quanto ancora ci sarebbe da rilevare. Se proviamo ad incolpare i media c’è da dire che ci hanno proprinato solo quello che abbiamo voluto ci propinassero altrimenti non saremmo corsi ad incentivare l’odience. Siamo stati manipolati perchè tendenzialmente non aspettavamo altro. C’è stata sì una sorta di distrazione da relativo benessere, ma si è andati anche oltre, ci si è sentiti onnipotenti e protetti per “quel relativo benessere” tutto in ascesa, ora pare abbia preso la discesa checchè ne dicano per farci stare tranquilli di fronte al precipizio degli eventi. Un’onnipotenza che andava affermata soprattutto attraverso ai figli, non più braccia da lavoro e non più neanche riscatto sociale, ma un vero e proprio prodigio d’umana grandiosità nel farli e nel mostrarli, un incredibile comodo nel tirali su demandando ad altri fatiche e preoccupazioni, tamponando le falle con tutto quel che d’immediato il consumo poteva e può offrire, pronti a scagionarli, a giustificarli, a risparmiarli, ad accontentarli, ad ammirarli, ad esaltarli, a mandarli anche allo sbaraglio pur di vederli assurgere su un piedistallo d’effimero successo. Se la famiglia ha le sue pecche, le agenzie educative non ne sono immuni. Anzi, una delle principali,la scuola, ha perso sempre più potere e dignità, ogni genitore è sindacalista sfegatato del proprio figlio, magari non trova il tempo per scambiarci quattro chiacchiere, ma se si tratta d’andare a contraddire l’insegnante pur di sollevare il rampollo dalle proprie responsabilità e mancanze, allora l’amore paterno/materno va in prima linea a battersi. Nessun insegnante ha più ragione e se vuole avere vita facile è meglio che si assoggetti. Tanto i dirigenti scolastici non devono farsi scappare gli utenti e ribadiscono asciutti che i genitori sono i datori di lavoro degli insegnanti ed a un datore di lavoro bisogna non dare mai contro. Gli intrallazzi politici inoltre non offrono certo buoni esempi, a volte “la legge è uguale per tutti ( i poveri diavoli)” . Gli atti di teppismo, di bullismo, di conclamata male educazione poi vengono messi in risalto come una nefandezza quasi imprevista tanto da dover far provare raccapriccio e scoop editoriale e/otelevisivo. Ma chi volete che s’impressioni quando sta diventando la normalità e non l’eccezione! Si fa finta di cascare dal pero, ma il pero le sue pere ce l’ha già quasi tutte marce a terra. Scusa Raffaele se mi avvalgo della tua metafora, ma la trovo proprio azzeccata. Ormai non c’è più neanche il senso della vergogna, ma solo la sfida a farla franca. Difficile fermare questo processo o almeno arginarlo. Le nuove generazioni “educheranno” quelle ancora più nuove in un processo di sfacelo a catena.
    Speriamo che sia solo il mio apocalittico pensare frutto del peso d’oltre mezzo secolo di storia, della stanchezza d’una settimana di lavoro e del sonno che mi sta chiudendo gli occhi.
    Buonanotte a tutti, dopo tutta questa esposizione mi ci vorrebbe una barzelletta mi sento terribilmente amara.

  76. SPERANZE E… PERE

    Tosca dice che il pero ha quasi tutte le pere marce a terra.
    Che dire? Speriamo che il pero non si disperi del tutto,
    ma qualche speranza possa ancora prosperare e mai perire.

    Una buona notte a voi, e se cadono le pere…in alto i cuori!

  77. Buongiorno amici oggi è un tristissimo giorno per me: E’ venuto a mancare improvvisamente , un mio carissimo amico, Un amico con cui ho condiviso parte della mia vita. Ho condiviso con Francesco idee , sogni , progetti , il nostro era un qualcosa che andava oltre l’amicizia stessa, Non riesco nemmeno ad esprimere il dolore che provo so soòtanto che un’altra parte di me è andata via .Nel ricordo vivo che ho di Francesco c’è e rimarrà sempre la sua grande umanità e la sua particolare ironia velata, quasi triste accompagnata però sempre da quel suo grande sorriso.E’ in momenti come qusti, che tutto passa in secondo piano e ci si accorge della gracilità dell’esistenza stessa.Scusate lo sfogo amici vorrei ancora piangere ma non riesco a fare neppure quello….

  78. Anch’io non so darmi una ragione, e ad altro non penso se non che a Francesco. Nobiltà d’animo, mitezza e tanta voglia di essere amico tra gli amici. Non riesco a persarlo nella nuova dimensione in cui si trova, ma a quando qualche settimana fa seduto sul muretto del lungomare mi chiese varie notizie ed io a lui, tanto che la chiacchierata divenne un fiume di ideali progetti cose da realizzare, tra di esse la musica in cui il suo mito Bob Dylan ne era il protagonista essenziale. Argomenti espressi nel più bel modo di interloquire tra amici. Era un ritrovarci che invece è stato un addio, così lo ricordo soridente e pieno di vita. Anche il mio è sfogo di dolore Giuseppe, lo sfogo per aver perso una persona cara. Buon giorno al popolo.

  79. Mi associo ai vostri sentimenti,pur non conoscendo Francesco. Ci sono esperienze che ci fanno affacciare sul balcone della vita, noi tutti che solitamente lo teniamo chiuso. Dico: della vita, e non della morte. La vita è una realtà il cui spessore può essere precisato solo dalla morte. Vorremmo tutti forse una vita ad una sola dimensione, ma la morte ogni volta viene, inflessibile maestra – con la sua matita rossa e blù -a correggere i nostri elaborati sull’esistenza.
    Con questo non voglio tediarvi oltre. Vi attesto una mia risonanza interiore dovuta alle notizie che avete dato. A voi una buona domenica.

  80. Ciao Raffaele, mi sono tanto piaciuti i tuoi giochi di parole derivanti da “pero” per esprimere un tuo nuovo commento. Mi sono piaciuti perchè quando tutto mi pare difficile quel che mi salva, spesso, è l’ironia.
    Luciano e Giuseppe, da quanto ho capito avevate un carissimo amico in comune che improvvisamente vi ha lasciati. Mi è venuto in mente che potesse essere anche amico di Natale dato il filo di collegamento che a volte ho colto tra di voi su questo blog. Mi associo anch’io al vostro dolore e lo comprendo. E’ vero Giuseppe che insieme alle persone care se ne va una parte di noi, ma è anche vero che una parte di loro resta in noi, quasi a chiederci di continuare ancora a dare voce e a fare quel che loro, su questa terra, più non possono realizzare. Fatevi forza e proseguite nei vostri intenti anche per lui, sarà il modo per riaverlo, in qualche maniera, accanto.

  81. Stamattina mi ero affacciata su questo blog per dare le mie impressioni a caldo sul libro di Raffaele “Una manciata di bristulini”. Grazie allo spostamento d’orario e al mio orologio interno, che ormai mi sveglia anche quando potrei dormire più al lungo, mi sono ritrovata per oltre due ore con il tempo e la quiete per poter assaporare tutto d’un fiato, come uso fare io, la lettura tanto desiderata.
    Raffaele è un grande poeta e anche tutta la sua prosa alita di poesia. La perfezione delle frasi e l’eleganza di ogni parola scelta e collocata al posto giusto rivelano la cura dei particolari, lo spessore culturale e umano dello scrittore e il grande amore per le immagini. Abbiamo visto le sue foto nelle apposite gallerie da lui stesso indicate, foto intense, luminose, significative, ebbene la sua prosa è molto di più. Si legge e la mente s’affolla di quadri, quadri magici che portano con sè anche gli odori, i suoni, le senzazioni epidermiche e degustative. Quadri che imprigionano il tempo, lo fissano in una dimensione che alimenta il ricordo e lo rende indelebile. La genuinità quotidiana degli elementi e degli eventi trattati permette di entrare con facilità dentro questi quadri e farne parte. Così sono stata, e potrò tornarci facilmente tutte le volte che vorrò, a “Brezza Marina” terra di confine tra la realtà e il sogno, dove il luogo che fu continua ad essere immortalato con tutte le sue caratteristiche territoriali, la folla dei suoi personaggi e loro usanze.
    Di ottimo effetto le strofe introduttive ad ogni capitolo e i disegni in bianco e nero tracciati con la semplicità dello schizzo, ma con ricchezza di dettagli. Anche la copertina è molto originale realizzata con una tecnica mista così particolare da sembrare che la sabbia ti debba scivolare addosso da un momento all’altro, non dava lo stesso effetto sul freddo monitor. Tra le mani il libro, in tutta la sua essenza, è qualcosa di vivo.
    Quest’ultima considerazione mi lascia un po’ perplessa sul fatto di voler pubblicare “Nivek” sul web. Dovrò scegliere se farlo leggere a tanti
    ( ammesso che vogliano, diciamo di dar loro la possibilità di farlo) oppure di lasciarlo a pochi con la dimensione più tradizionale della carta stampata. Ho divagato e non era il caso. Ritorno a Raffaele con un invito (che forse avrà già realizzato per conto suo e da qualche commento su questo blog pare si sia capito):-” Facci leggere qualcos’altro, al più presto, di questo meraviglioso genere!”
    Buona domenica a tutti quanti.

  82. Ho letto tutto,Tosca, e ne ho tratto un’impressione difficile da sintetizzare qui. Certamente a noi tutti è capitato, in un modo o nell’altro, di uscire dalla “cerchia familiare” e di impattare il “mondo esterno” con i suoi diversi e differenti punti di vista, con i suoi valori, i suoi umori e le sue dinamiche dovute a storie e a radici diverse, i suoi linguaggi, le sue culture e i suoi pensieri. Questa differenza talvolta urta come qualcosa di spigoloso e ci si chiede perchè mai questi spigoli dove ci si sarebbe aspettati, se non qualcosa di soffice, almeno un filtro garbato per cogliere la differenza tra l’io e l’altro. Ma questo è il mare fuori dalle banchine del porto: affascinante, duro e incognito. Ogni esperienza di navigazione insegna a navigare sempre meglio ed è uno specchio importante per guardare a sè stessi e alla propria opera anche con l’occhio dell’altro. Ogni visione bidimensionale è una visione aderente alla realtà.
    Avrei voluto dire meglio e di più,ma ho pensato che certe cose meglio sia affronterebbero a quattr’occhi, in una conversazione diretta, un po’ come a scuola (tu che sei insegnante lo sai certamente molto bene) quando sull’argomento cruciale si torna e si ritorna più volte.
    Posso dirti,Tosca, che questo “giretto” che ci hai proposto non è stato facile per me. Tante cose le ho sentite applicabili pari pari a me,ma ne sono uscito con l’idea di continuare a misurarmi con il grande mare fuori dalle banchine del porto.

  83. Hai ragione tu Raffaele, chi teme le bufere del mare aperto è meglio che in acqua non ci si tuffi. E’ che i forum non mi sono mai piaciuti, non avevo compreso di si trattasse di finire in un forum, è stata una mia leggerezza. I forum mi somigliano tanto alle arene dove vige la legge dello sbranamento e dove ogni sbranatore successivo rincara la dose per una questione di prestigio personale. Ormai starò a vedere i commenti successivi, del resto chi non ha voglia di darsi in pasto è meglio che le sue cose se le tenga in un cassetto. Poi meglio così almeno se le cose non funzionano invece di dare la colpa ai circuiti di mercato ci si rende conto che è solo questione della propria mancanza di abilità. Diventa tutto più accettabile. Ma mi chiedo, dopo un’infinità di fissati scrittori o scriventi che dir si voglia se stia nascendo un’altrettanta infinità di critici letterari o che dir si voglia.
    La cosa che mi è risultata più sgradita è stata il commento di un utente master : “Non mi pare nemmeno una pubblicazione adeguata a quello che in questi anni abbiamo cercato di costruire. Basta, un italiano corretto?” E che era il sito del premio Nobel per la letteratura! Forse è meglio che non dica altro perchè potrei essere facilmente fraintesa. Quel che vorrei riuscire a spiegare è che non è la non approvazione di certi interventi che mi ha dato fastidio, ma la prosopopea che vi ho colto. Passo, chiudo, ci rido sopra e viva la vita con tutte le sue fesserie. Scappo perchè ho una marea di cose da fare. Buona giornata a tutti voi.

  84. Ciao a tutti
    Tosca hai colto nel segno.Francesco era anche amico mio.Non aggiungo altro a quello che hanno detto Giuseppe e Luciano.Era un grande nella sua semplicità.
    Buona serata a tutti

  85. Sono d’accordo con te,Tosca sulla prosopopea. Credo che determinati “ambienti” debbano vivere il proprio stile che è esattamente quello che tu descrivi. Per fare un esempio su altro genere, non sono un grosso intenditore ed estimatore di certi programmi TV, ma mi permetto di dire – da “semplice” che sono – che mi sentirei davvero fuori contesto in situazioni tipo “Amici”, “Grande Fratello” et similia. Sarà anche quella una fetta di umanità, come certi forum,ma non si combina con i miei gusti. Ho notato che di solito i veri grandi si propongono in modo tale da facilitare il dialogo e la relazione interpersonale. I litigiosi, gli esibizionisti, i megalomani di solito fanno gran casino, sono aggressivi e – sentendosi esclusivi – coltivano nicchie chiuse.Passo e chiudo anch’io. Meglio non sprecar parole su queste cose.

  86. Ciao,Tosca. Un saluto a te e a tutta la classe.L’autunno avvolge queste giornate con la sua cornice di colori accesi, prima che tutto piova a terra e si accartocci come fogli buttati nel cestino del tempo. Strana sensazione, come di stanchezza, come d’inevitabilità della perdita nella vita..

  87. Meno male che arrivano le tue pennellate di vita su questo blog, ho corso tanto oggi che l’autunno non l’ho proprio visto, nè i suoi colori, nè le sue foglie. Vedo tutto adesso mentre tu sapientemente descrivi. La considerazione dell’inevitabile perdita della vita invece di rattristarmi mi rende lieta d’essere ancora vita e di continuare a scampare l’inevitabile. Sono molto contenta stasera perchè il filo dei miei pensieri mi ha portato ad accorgermi di quale fortuna sia avere questo blog con persone sensibili, colte, educate, piene di calore umano. Sembra tutto scontato, poi quando si guarda oltre ci si accorge della ricchezza che si ha e se la si ha avuta per caso è ancora più apprezzata perchè non sempre la sorte regala.
    Buona notte a tutti quanti.
    Dimenticavo, aggiornerò l’ora del blog quando avrò tempo di farlo, con calma, se ne sarò capace. Ho paura che la stanchezza e l’inesperienza mi facciano combinare pasticci. Mal che vada me la ritroverò già pronta fra qualche mese, il tempo vola!

  88. IL LINGUAGGIO DELLE MANI
    A cura della Dott.ssa Emanuela Boldrin

    Il saluto

    L’uso delle mani per salutare una persona cambia spesso a seconda delle popolazioni e delle tradizioni.
    In Malesia, ad esempio, le mani si incrociano sul petto e stringono le spalle, quasi abbracciando sé stesso ed inibendo quindi il contatto fisico con l’altro che rimane virtuale.
    Il saluto hawaiano invece è caratterizzato dalla mano alzata sopra la testa e fatta ondeggiare con pollice e mignolo distesi e le altre dita piegate. Pochi sanno che questo gesto fu portato sulle isole Hawaii dai primi conquistatori spagnoli, i quali entrarono in comunicazione con gli indigeni mimando il gesto amichevole di un invito ad una bevuta.
    Nell’Antica Roma si usava stringere contemporaneamente i due avambracci della mano destra in segno di reciproca amicizia e non di uso aggressivo della mano, che solitamente impugnava la spada.
    I bantù africani, fra i pochi popoli ad usare da sempre la stretta di mano, si salutano invece sollevando in aria le mani strette reciprocamente e “sganciandole” poi nel momento in cui si trovano nella posizione più alta.

    La stretta di mano

    Ogni stretta di mano diventa un’esperienza da cui trarre un’impressione reciproca anche in un primo incontro con una persona fino ad allora sconosciuta.

    * La stretta di mano energica indica, da parte di chi la pratica, una personalità sicura e con buona autostima, se però si esprime in modo troppo energico potrebbe indicare una certa aggressività.
    * Una stretta “molle” rivela invece una natura poco cordiale, sfuggente e talvolta ambigua.
    * La stretta di mano viene definita “rustica” quando è troppo forte nello stringere ed agitare. Rivela schiettezza, abitudine ai lavori manuali, in qualche caso ostentazione di forza e grossolanità.
    * La stretta di mano assente è invece sintomo di debolezza, insicurezza e paura di un coinvolgimento.
    * Quando la stretta di mano viene prolungata in modo eccessivo, il soggetto che la pratica rivela una natura invadente mentre una stretta di mano tremolante e con sudorazione trasmette ansia e agitazione da parte di chi la pratica.
    * Quella denominata “a sandwich”, con l’uso cioè di entrambe le mani, vuole mostrare un particolare affetto.
    * Quando il contatto è infine ponderato e normale, vi si può individuare tanto una spontanea socievolezza quanto un desiderio di prudenza nell’approccio e attenzione nel non svelare nulla di se stessi.

    Le carezze ed il massaggio

    Le mani possono sfiorare, spingere, frizionare, sentire, toccare, accarezzare, massaggiare. Queste azioni rimandano a contenuti affettivi e corporei, ad una relazione ed a un linguaggio – quello del tatto – notoriamente penalizzato in una cultura, come quella occidentale, essenzialmente cognitiva, visiva e improntata su un formalismo che penalizza i contatti fisici. Anche quando si entra nella sfera di rapporti più intimi, le tenerezze, le carezze, i preliminari possono risultare poco facili o limitati mentre prevale il piacere della penetrazione e dell’orgasmo.
    A livello fisiologico, invece, i recettori della pelle, stimolati dagli sfioramenti delle mani, trasmettono le stimolazioni prima alla corteccia cerebrale, subito dopo al talamo e quindi all’ipotalamo fornendo sensazioni di piacere molto elevati.

    Altri significati nel linguaggio delle mani

    Le mani possiedono un loro linguaggio che può integrare quello verbale ma essere anche indipendente da esso, esprimendo persino il contrario di ciò che si trasmettendo per mezzo delle parole.
    Può capitare che, nel corso di un colloquio importante, una persona avverta il disagio di non sapere dove mettere le mani. Se tende, ad esempio, ad infilarle e sfilarle dalla tasca ripetutamente, sistemarsi l’abbigliamento, giocherellare con una collana o con un bottone o con qualsiasi oggetto abbia tra le mani, egli trasmetterà una sensazione di insicurezza. Se la tendenza è invece quella di nasconderle, ad esempio tenendole ostinatamente in tasca, il soggetto rivelerà una scarsa affidabilità o comunque la tendenza a nascondere la verità su se stesso.
    Se durante un dialogo la persona tende a muovere animatamente le mani può esprimere estroversione ma anche tradire una certa ansia nel vivere la situazione, e dunque una indole insicura o impaziente.
    Colui che non muove mai le mani è probabilmente una persona metodica, lenta nel prendere le decisioni ma anche impermeabile alle idee nuove.
    Toccarsi il naso con l’indice indica che il soggetto deve prendere una decisione importante. Se con l’indice invece si tocca la nuca si tratta di un timido e timoroso davanti alle difficoltà.
    Se si tiene il collo con l’indice ricurvo come fosse un uncino, si ha davanti qualcuno che tende a sopravvalutarsi.
    Prendersi la testa fra le mani può denotare insicurezza e bisogno di conforto.
    Chi si strofina le mani intrecciando contemporaneamente le dita è poco sincero ed è suggestionabile perché non è convinto delle sue idee, ma se le dita sono intrecciate mentre le palme stanno ferme la persona è sicura e soddisfatta.
    Se le palme durante un discorso si avvicinano lentamente una all’altra congiungendosi come in un atto di preghiera si ha un temperamento ricco e generoso.
    Le mani che si uniscono a formare una specie di palla o sono strette una all’altra indicano una tendenza all’avarizia.Il linguaggio con le mani per i sordociechi

    Pubblicità
    Metodo Malossi

    Per chi è colpito da un handicap sia visivo che uditivo, come nel caso della Sindrome di Usher, vi è la possibilità di valorizzare il contributo degli altri sensi, a partire dal tatto.
    Il metodo Molossi è il principale sistema di comunicazione tra o con sordociechi in Italia e nasce dalle intuizioni del maestro Francesco Artusio, nei suoi tentativi di trovare un modo per comunicare con il suo allievo sordocieco Molossi. La sua efficacia resta però legata all’utilizzo da parte di persone che hanno appreso la lettura e la scrittura prima di diventare sordocieche.

    La comunicazione con il metodo Molossi avviene l’uso delle mani: per indicare una lettera si tocca un determinato punto della mano aperta, per scrivere una parola si toccano in sequenza diversi punti.

    Diversi significati, inoltre, vengono associati a seconda che le lettere vengano semplicemente toccate o pizzicate.
    La distribuzione delle lettere avviene in forma sequenziale dal pollice al mignolo secondo i seguenti gruppi e posizioni:
    – dalla A a E nella zona dei polpastrelli (tocco)
    – da F a J nella falange media (tocco)
    – da K a O nella zona dell’articolazione delle dita (tocco)
    – da P a T nella zona dei polpastrelli (pizzico)
    – da U a Z nella zona dell’articolazione delle dita (pizzico)
    La lettera W si rappresenta pizzicando il punto situato tra l’indice e il medio.

    Metodo Tadoma

    Il metodo di comunicazione Tadoma è costituito dal riconoscimento dei suoni vocali utilizzando il tatto, ovvero poggiando il pollice sulle labbra ed il palmo della mano sulle guance di chi parla. Il metodo si basa sul fatto che la posizione della bocca e delle labbra cambia a seconda del suono emesso e che dunque si può imparare a riconoscere le varie posizioni ed associarle a lettere o parole.
    Nelle prime fasi dell’apprendimento del Tadoma, si usa ponendo entrambe le mani sul viso di chi parla. Con l’acquisizione della pratica, è invece di solito sufficiente una sola mano per decifrare le parole: il pollice viene appoggiato leggermente alle labbra di chi parla o anche a pochi millimetri di distanza, purché si possa rilevare la posizione delle labbra. Il mignolo viene invece appoggiato alla mascella, per cogliere le vibrazioni trasmesse attraverso l’osso; le altre dita, infine, rimangono appoggiate sulle guance, rilevando varie importanti sensazioni tattili.
    Con l’allenamento si imparerà a capire quanta aria viene emessa durante la produzione del suono, la durata dell’emissione (molto più lunga, ad esempio, nel caso della pronuncia della lettera S rispetto alla pronuncia della P), persino la temperatura dell’aria (più calda quando vengono emessi suoni nasali come M o N), e così via. La somma delle informazioni così raccolte permette di riconoscere con un buon margine di sicurezza tutti i suoni emessi e poter ricostruire intere frasi.

    Riferimenti bibliografici:

    * Corballis Michael C., “From Hand to Mouth: The Origins of Langua

    Girovagando sul web ho trovato questo articolo che posto, davvero interessante.
    Ciao a tutti i compagnetti di classe e adesso vado a vedermi” Chi ha incastrato Petr Pan?”

  89. Sì Daniela, è davvero interessante! Ci vuole un po’ per leggerlo data la lunghezza, ma ne vale la pena. Grazie d’averlo inviato. Buona visione del programma e a tutti una piacevole serata.

  90. Buongiorno a tutti. Purtroppo, contrariamente alle mie previsioni, il periodo è ancora fittissimo di impegni di tutti i generi e una delle prime conseguenze è il tempo che si restringe, richiede molta organizzazione e impone la cernita delle urgenze. Così,tra il piacere di essere qui e dedicare a questo spazio e ai suoi contenuti la giusta attenzione, s’impone l’orologio e l’agenda.
    Ricordo una persona che quando la si interpellava per una qualsiasi questione non permetteva troppe digressioni,ma con gesto esplicito della mano (“stringi!”) invitava perentoriamente alla sintesi,facendo capire che era sommersa da una marea d’impegni. La sensazione che dava era comunque di distanziamento, un “noli me tangere” che si risolveva facilmente in un evitamento reciproco. Come dire: “A torto o a ragione vuoi cuocerti nel tuo brodo? E allora sarai accontentato”.E si finiva così per non bussare facilmente a quella porta, non so con quale vantaggio per la persona in questione.
    Mi è venuto in mente questo esempio, un po’ per riderci sopra, un po’ come promemoria per me, un po’ come speranza di non essere ai vostri occhi un soggetto del genere.

  91. Buongiorno amici e scusate la mia momentanea assenza dalle pagine di questo blog. Questa ultima settimana è stata “particolare” gli ultimi avvenimenti (la scomparsa del mio caro amico Francesco) hanno lasciato in me qualcosa che sarà difficile rimuovere. Sono questi quei momenti tristi in cui si sente il bisogno di stare ad ascoltare ” i silenzi della vita” . Vita che comunque, usando la più usuale delle metafore, continua e si cerca di trarre da essa la positività e la bellezza anzi è proprio in questi frangenti che questi valori raggiungono il massimo apprezzamento. Raffaele a te dico semplicemente che hai miei occhi sei una persona apprezzabile,garbata e squisitamente disponibile; anzi sono io che forse ho qualche volta ho abusato della tua gentilezza rubandoti del tempo prezioso che magari avresti potuto impiegare in altro modo e di questo chiedo scusa. Grazie Tosca per le sentite parole che hai avuto per Francesco.

  92. Scusate l’errore grammaticale c’è un’ hacca in più ….. perdono; certe volte si scorre meccanicamente sulla tastiera

  93. Giuseppe, di che ti preoccupi se ti scappa un’acca dalla tastiera? Ci sono persone a cui scappano un sacco d’ibecillità e pensano di travestirle da cose sensate. Noi tutti qui ti ammiriamo per quel che ci comunichi con grande sensibilità e ricchezza di contenuti e se troviamo un’acca in più o in meno penso proprio che “non ce ne importi un’acca”.
    Raffaele, l’immagine che mi sono fatta di te è di una persona estramente accurata, che con calma e meticolosità risolve le cose col tempo che ci vuole, imponendosi, a volte, anche le giuste pause per ricaricarsi ed essere ed più lucida. Magari mi sbaglio, ma nel mio immaginario, alimentato dai tuoi scritti, ti vedo così. Sinceramente ti ammiro perchè io sono precipitosa, caotica, faccio chissà quante cose contemporanemente, se mi fisso sto alzata tutta la notte per finire, vado d’impulso, d’istinto, pasticcio, riaggiusto, completo a rotta di collo con tutti gli incerti delle rotte di collo.
    Tutto questo per dirti che io capisco benissimo, guardandoti da un’angolatura completamente diversa dal mio vivere, quando tu ami portare a termine ogni cosa, ma con la dovuta dose e la dovuta precisione. Proprio per questo apprezzo il tempo che dedichi a questo blog e alla lettura di ciò che ti proponiamo. Fai con calma, con fiducia ti attendiamo, finisci tranquillamente tutte le meravigliose cose che hai per le mani, nel frattempo ci basta anche un ciao. Mi sono espressa un po’ anche ipotizzando il parere degli altri, ma non credo d’essermi sbagliata.

  94. Di Raffaele condivido l’impressione di Tosca; un certo spessore di personalità modulata dal senso dell’ordine che percepisco e che pure apprezzo nel constatarlo. Mi rendo conto che la frenesia, la corsa di ogni giorno fà tanto fare e poco riflettere, ed anche per esse è un equlibrio tra quantità e qualità. Per il “noli me tangere” ho chiesto al mio vecchio dizionario di latino per essere certo che significasse “non mi tocca” , almeno spero! Anch’io sono un gran disordinato ma qualcuno ha detto che nel proprio disordine ognuno ha suo ordine, sarà vero? Direi di peggiori di me stesso, ma fermo l’argomento.
    Giuseppe, non ci sono parole per F, sono tutte racchiuse nel cuore dei suoi amici.
    Serena notte popolo!

  95. Cari amici,è bello ritrovarsi insieme rimanendo sempre sè stessi Il blog di Tosca ha certamente anche questo merito e lo si deve alle qualità di tutti voi. Vi auguro, visto che è tardi, un buon sonno, con sogni d’oro e un ottimo risveglio.

  96. Giuseppe, non mi hai mai rubato tempo. Mi hai dato cose belle e meritevoli da leggere. Io mi sento onorato per la tua attenzione e fiducia.Sempre disponibile quando vuoi per un parere e un feedback.

  97. Buongiorno amici aprofitto di una pausa per un saluto ; credo che più che una classe, questo blog stia formando una bella famiglia ed io in questa famiglia mi trovo bene. Grazie a voi tutti,

  98. Molto bello il video di Grazia di Michele. Grazie,Tosca, per averlo rintracciato e qui offerto. Condivido il pensiero di Giuseppe sull’essere noi quasi una famiglia.
    Sul “Noli me tangere” c’è un bell’articolo su Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Noli_me_tangere
    In questi giorni di fine Ottobre l’Autunno è tutta una fantasmagoria di colori. Se volete averne una piccola documentazione potete vedere le ultime mie foto su Panoramio. Vi auguro buona notte. A presto.

  99. Non so se tutti hanno capito Ottobre la tua grande bellezza:
    nei tini grassi come pance piene prepari mosto e ebbrezza,
    Lungo i miei monti, come uccelli tristi fuggono nubi pazze,
    lungo i miei monti colorati in rame fumano nubi basse…….
    (F. Guccini)
    Buongiorno amici un’ode ad ottobre stimolato anche dall’invito di Raffaele (bellissime le foto) bello pure il video postato da Tosca, devo essere sincero non conoscevo il pezzo di Grazia di Michele. Buon fine settimana a tutta la classe.

  100. Salve,amici. Questo è un weekend particolare,caratterizzato dal rinnovarsi annuale della commemorazione dei defunti. Anch’io ho fatto il mio giro attraverso il cimitero e,come tutti gli anni, ho rivisto e rimeditato lapidi e tombe. Vi confesso che ho avvertito emozioni più intense del solito, realizzando come tanta parte d’umanità si sia congedata da questo mondo. Specialmente quando le persone scomparse erano vicine, per motivi di parentela, di amicizia, di vicinato o semplicemente persone note.E ogni anno si scoprono nuove lapidi, si riconoscono con stupore e con dolore nuove persone scomparse, talvolta davvero dall’oggi al domani. Turbano, commuovono le foto di amici, di conoscenti e anche di sconosciuti. E i viali del cimitero apparentemente sembrano gli stessi, ma poi si vedono nuove aiuole, nuovi campi dove sono cresciuti filari di croci. Guardo allora verso le colline, quasi con l’apprensione di veder cambiato anche il profilo dell’orizzonte. Ma no: tutto apparentemente immutato. Solo le nuvole disegnano forme sempre diverse nel pallido, azzurro cielo autunnale. La commemorazione dei defunti e la visita al cimitero sono come segnalibri che mantengono l’attenzione su un capitolo importante del libro della vita: l’ultimo.
    Strano come questo capitolo sia paradossalmente così rarefatto e così denso da sembrare non una fine,ma un inizio e un rinnovamento misterioso dell’esperienza di sè, degli altri e della vita.Buona notte a tutti voi.

  101. Ciao Raffaele, quel che dici è vero.
    Aggiungo che fin che si è vivi pare impossibilie dover morire, c’è in noi un’illusione inconscia d’eternità così forte da farci guardare sempre al domani come se fosse infinitamente rinnovabile.
    Ma io magari sono eterna davvero, sono una streghetta di Halloween che non dorme la notte per sistemare i piccoli grandi capolavori dei suoi giovanissimi allievi scrittori. Su Halloween hanno scritto di tutto e di più, sulla commemorazione dei defunti molto di meno, anche loro fuggono la morte vera e amano quella per divertimento. Ho trascritto circa venti delle loro storielle con word e le ho illustrate con le clip art. Le voglio raccogliere in un fascicolo e farglielo vedere, sono certa che s’invoglieranno ancor più a scrivere vedendo la confezione dei loro prodotti, sempre meglio di un frustante foglio tutto ricamato rosso d’errori.

    Domani mi farò una bella scorpacciata di sonno, poi vedrò di andare a visionare anche le tue foto, Raffaele.

    A quest’ora voi sarete già tutti belli addormentati e allora vi auguro un felice risveglio.

    Ciao

  102. Buon inizio di Novembre, Tosca e tutti voi compagni di classe.
    Vi lascio una poesia di un mio famoso, e ancora volto apprezzato, conterraneo.

    Giovanni Pascoli

    NOVEMBRE

    Gemmea l’aria, il sole così chiaro
    che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
    e del prunalbo l’odorino amaro
    senti nel cuore…
    Ma secco è il pruno e le stecchite piante
    di nere trame segnano il sereno,
    e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
    sembra il terreno.
    Silenzio, intorno; solo, alle ventate
    odi lontano, da giardini ed orti,
    di foglie un cadere fragile. E’ l’estate,
    fredda, dei morti.

  103. Ciao a Tosca e a tutti gli altri,
    è da un pò che manco dal blog. Mi è dispiaciuto stare lontana ma questo è un periodo un pò particolare e frenetico. In questi ultimi due giorni, mi sono concentrata sulla lettura di tutti i post che non avevo avuto modo di leggere. Ho appreso così della scomparsa dell’amico di Giuseppe, Luciano e Natale, mi dispiace e capisco il loro dolore, anche io nel corso di quest’anno ho perduto qualche persona di famiglia molto cara.
    Ho riletto con grandissimo piacere la poesia di Pascoli, non ci si stanca mai di leggere le sue opere. Come Raffaele, anche io sono stata al cimitero e condivido quello che ha scritto. Tutti noi siamo talmente presi dalla frenesia di ogni giorno e dai desideri che si vogliono realizzare che quasi ci crediamo immortali. Buona serata a tutti voi.

  104. Ciao Irene felice di Ritrovarti.
    Ciao Raffaele, grazie d’aver inviato la poesia di Pascoli, è sempre stato uno dei miei autori preferiti fin dalla elementari.
    Condivido la sensazione d’immortalità che ci pervade sentendoci vivi di fronte alla morte. Credo che questo stare al di sopra della fine della vita ci permetta in fondo di vivere continuando ad andare verso un domani, altrimenti nulla ci spingerebbe più ad agire. Mi è tornato in mente l’incipit di una mia poesia adolescenziale: ” Domani è il giorno dei morti e noi siamo vivi … ” Non era gran che come poesia, ma palesava lo smarrimento e al tempo stesso l’audacia nei confronti della morte.
    Domani una preghiera per tutti quelli che ci hanno lasciato e che sono rimasti in noi, perchè nessuno è mai veramente morto finchè vive in qualche pensiero.
    Buona notte a tutti quanti. Rimando ancora a domani la visita al sito fotografico delle foto di Raffaele, voglio farlo con calma, è un periodo che non ho tregua.
    Notte notte.

  105. Buongiorno amici oggi è il giorno della commemorazione dei defunti mi ricordo quando da bambino, si aspettava questo giorno più che per la sua sacralità, per la tradizione. Era questa la giornata in cui ” i morti ” lasciavano sotto il letto dei fanciulli dei doni (giocattoli, frutta di stagione, ecc.), era un’ usanza che si trasmetteva di generazione in generazione ed intendeva sottolineare il rapporto di continuità della vita anche oltre la morte; alla mesticità del ricordo dei defunti si univa la gioia e la festa dei vivi espressa nell’allegria dei bimbi che rappresentavano il futuro. Era bello allora e tutto si viveva in un mescolarsi di sacro e profano ma che dava spessore ai valori ed alla tradizionestessa. Oggi tutto è cambiato sostituiamo le nostre tradizioni importando feste d’oltre oceano che nulla hanno a che vedere con i nostri usi e costumi.Ma quel che è peggio è che ciò avviene non per le stesse finalità degli americani (onorare i defunti con una festa) Ma solo per il business. La stessa nostra festa è diventata anomala si va al cimitero di corsa quasi come se fosse un obbligo e cercando di presentare il mazzo di fiori più bello. Anche per questo io da un bel pò di tempo, onoro i morti a modo mio, non vado al cimitero nei giorni comandati dal calendario così evito la confusione e la ressa che si creano in questi giorni e che a me sembra quasi che si faccia violenza al quel luogo in cui il silenzio dovrebbe essere sovrano. Nel giorno dei defunti io mi reco a pregare in chiesa possibilmente da solo mentre sovente mi reco al cimitero nel resto dell’anno, lo faccio nelle spendide giornate di sole o con il cielo grigio dei giorni di pioggia o quando capita e cerco di integrarmi con la misticità che è propria di quel contesto.Riesco in quei momenti, a far si che la memoria non sia dolore ma che al contrario diventi il ricordo bello di capitoli del libro della mia vita.

  106. Si è spenta oggi una delle fiamme che davano luce alla poesia. Ci ha lasciato Alda Merini voglio renderLe omaggio con un sua poesia che dedicò ad Enrico Baj e che a me tanto emoziona…..

    La pace

    La pace che sgorga dal cuore
    e a volte diventa sangue,
    il tuo amore
    che a volte mi tocca
    e poi diventa tragedia
    la morte qui sulle mie spalle,
    come un bambino pieno di fame
    che chiede luce e cammina.
    Far camminare un bimbo è cosa semplice,
    tremendo è portare gli uomini
    verso la pace,
    essi accontentano la morte
    per ogni dove,
    come fosse una bocca da sfamare.
    Ma tu maestro che ascolti
    i palpiti di tanti soldati,
    sai che le bocche della morte
    sono di cartapesta,
    più sinuosi dei dolci
    le labbra intoccabili
    della donna che t’ama.

    «

  107. Grazie Giuseppe per il tuo contributo alla meditazione su questi eventi: la ricorrenza del 2 novembre e la scomparsa di Alda Merini. Concordo in pieno con quanto hai scritto. Per fortuna abbiamo tutti – se vogliamo – uno spazio interiore in cui ritrovare il senso delle cose che viviamo. Altrimenti si rischia di essere trascinati in una giostra in cui sacro e profano, futilità e sostanza si confondono fino allo stordimento della coscienza.

  108. Ciao a tutti.

    Per commemorare i morti ho trovato anch’io poesia di Pascoli tratta dai “Canti di Castelvecchio”, parla di una credenza romagnola di lasciare la tavola apparecchiata la notte affinchè i morti possano tornare. La bambina ha paura, ma diventata donna ritrova anche lei le usanze e sente il richiamo dei ricordi.

    La tovaglia

    Le dicevano: – Bambina!
    che tu non lasci mai stesa,
    dalla sera alla mattina,
    ma porta dove l’hai presa,
    la tovaglia bianca, appena
    ch’è terminata la cena!
    Bada, che vengono i morti!
    i tristi, i pallidi morti!
    Entrano, ansimano muti.
    Ognuno è tanto mai stanco!
    E si fermano seduti
    la notte intorno a quel bianco.
    Stanno lì sino al domani,
    col capo tra le due mani,
    senza che nulla si senta,
    sotto la lampada spenta. –
    E` già grande la bambina:
    la casa regge, e lavora:
    fa il bucato e la cucina,
    fa tutto al modo d’allora.
    Pensa a tutto, ma non pensa
    a sparecchiare la mensa.
    Lascia che vengano i morti,
    i buoni, i poveri morti.
    Oh! la notte nera nera,
    di vento, d’acqua, di neve,
    lascia ch’entrino da sera,
    col loro anelito lieve;
    che alla mensa torno torno
    riposino fino a giorno,
    cercando fatti lontani
    col capo tra le due mani.
    Dalla sera alla mattina,
    cercando cose lontane,
    stanno fissi, a fronte china,
    su qualche bricia di pane,
    e volendo ricordare,
    bevono lagrime amare.
    Oh! non ricordano i morti,
    i cari, i cari suoi morti!
    – Pane, sì… pane si chiama,
    che noi spezzammo concordi:
    ricordate?… E` tela, a dama:
    ce n’era tanta: ricordi?…
    Queste?… Queste sono due,
    come le vostre e le tue,
    due nostre lagrime amare
    cadute nel ricordare! –

    A proposito di Alda Merini mi rammarica che abbia lasciato questo mondo, mi piaceva il suo essere una persona a modo suo, senza schemi dettati da falsi perbenismi, eppure con una umanità forse ancora più profonda di chi si palesa “santo e giusto” per questione di facciata. Di lei rimangono le sue poesie e finchè ci sarà qualcuno a leggerle il suo spirito vivrà. Grazie a Giuseppe e Raffaele per aver parlato di questa straordiaria poetessa.

    Finalmente ho trovato il tempo per ammirare l’autunno dipinto nelle mirabili foto di Raffaele. Ce n’è una in particolare con una “pennellata” di foglie rosse che è un vero capolavoro. Complimenti Raffaele!

    Buona serata a tutti quanti.

  109. A proposito della poesia di Pascoli ” La tovaglia bianca”, mi è venuto in mente di dire una cosa a proposito di un’usanza siciliana. Diverso tempo fa, prima che la globalizzazione portasse dappertutto Babbo Natale e la Befana, in Sicilia i regali ai bambini li portavano esclusivamente di morti. Per farli arrivare bisognava preparare un altarino con una “tovaglia necessariamente bianca” e si diceva che bisognava “apparari i motti” cioè “apparecchiare ai morti”. Questa riflessione di somiglianza di credenze siculo-romagnole, mi è arrivata un po’ in ritardo, ma consideratela un frutto fuori tempo o il risultato di una lunga dormita dopo diverse veglie a sbrigare interminabili da fare.
    Buona giornata a tutti quanti.

  110. Grazie,Tosca, per il commento alle mie foto e per l’inserimento de “La tovaglia” del Pascoli.
    Con il Pascoli ho un legame non solo “scolastico”, come molti della mia generazione (era infatti uno dei poeti più letti, studiati e citati),ma anche di “vicinato” se così si può dire. Un riferimento c’è anche in “Bristulini”,nell’ultimo capitoletto, e -se interessa – ne parlo anche nel mio sito. Quando trascorrevo le vacanze estive a Bellaria, nel Riminese, il paese di San Mauro Pascoli era poco distante e ci si arrivava facilmente anche in bicicletta. Ho ricordi molto precisi delle atmosfere di quei luoghi che davvero corrispondevano, e ancora corrispondono abbastanza, allo spirito di tanta poesia pascoliana. Là siamo nell’ultima propaggine della terra di Romagna, prima che s’incunei e finisca tra S.Marino e Cattolica. Oltre iniziano le Marche.
    Davvero caratteristica s’impone “l’ azzurra vision di S.Marino” come un grande scoglio emergente sulla pianura. Presso S.Mauro c’è “La Torre” della “cavallina storna”, il Rio Salto con i suoi pioppi e ancora s’avvertono le note malinconiche e meditative di “X Agosto” e di altre poesie di “Zvanì” (Giovannino, in dialetto romagnolo).
    In un edificio laterale della “Torre” c’è una lapide che ricorda uno dei canti di Castelvecchio, che qui riporto per intero, perchè – a mio avviso – è una delle più belle, rarefatte e suggestive creazioni pascoliane e si riferisce ad una visita del Poeta alla sua antica residenza, dove il padre Ruggero (che fu poi assassinato) lavorava come amministratore della tenuta dei Conti Torlonia:

    Torre di San Mauro.
    Notte dal 9 al 10 novembre.

    Dormii sopra la chiesa della Torre.
    Cantar, la notte, udii soave e piano.
    Udii, tra sonno e sonno, voci e passi,
    e tintinnire il campanello d’oro,
    ed un fruscìo di pii bisbigli bassi,
    ed un ronzìo d’alte preghiere in coro,
    ed una gloria d’organo canoro,
    che dileguava a sospirar lontano.
    A sospirar così soave e piano!
    Era una messa. Santo! Santo! Santo!
    Ma eran voci morte che cantare
    udii la notte fino sul mattino:
    un morto prete curvo su l’altare,
    un bimbo morto ritto sul gradino,
    con su le spalle il suo lenzuol di lino
    in che l’avvolse la sua madre in pianto.
    Era la messa. Santo! Santo! Santo!
    Ma sul mattino ecco garrir gli uccelli:
    – No: era il vento quel ronzìo che udisti,
    erano pioggia quei bisbigli bassi.
    Frusciavan alto i vecchi abeti tristi,
    brusivan cupo i tristi vecchi tassi.
    Erano foglie, foglie secche, i passi,
    cadute ai vecchi tigli, ai vecchi ornelli. –
    Così garrendo mi dicean gli uccelli.
    E i vecchi alberi: – Il tempo, come corre!
    Quel campanello era il tuo vecchio cuore,
    in cui battean vecchie memorie care;
    ma le altre voci, fievoli o sonore,
    di noi, non le potevi ricordare…
    Siamo di dopo!… A que’ tuoi giorni, pare,
    tutto era a prato avanti quella Torre. –

  111. X AGOSTO

    San Lorenzo , io lo so perché tanto
    di stelle per l’aria tranquilla
    arde e cade, perché si gran pianto
    nel concavo cielo sfavilla.

    Ritornava una rondine al tetto :
    l’uccisero: cadde tra i spini;
    ella aveva nel becco un insetto:
    la cena dei suoi rondinini.

    Ora è là, come in croce, che tende
    quel verme a quel cielo lontano;
    e il suo nido è nell’ombra, che attende,
    che pigola sempre più piano.

    Anche un uomo tornava al suo nido:
    l’uccisero: disse: Perdono ;
    e restò negli aperti occhi un grido:
    portava due bambole in dono.

    Ora là, nella casa romita,
    lo aspettano, aspettano in vano:
    egli immobile, attonito, addita
    le bambole al cielo lontano.

    E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
    sereni, infinito, immortale,
    oh! d’un pianto di stelle lo inondi
    quest’atomo opaco del Male!

    San Lorenzo, io lo so perché un così gran numero
    di stelle nell’aria serena
    s’incendia e cade, perché un così gran pianto
    risplende nel cielo.

    Una rondine ritornava al suo nido:
    l’uccisero: cadde tra rovi spinosi:
    ella aveva un insetto nel becco:
    la cena per i suoi rondinini.

    Ora è là, morta, come se fosse in croce, che tende
    quel verme a quel cielo lontano;
    e i suoi rondinini sono nell’ombra, che attendono,
    e pigolano sempre più piano.

    Anche un uomo tornava alla sua casa:
    lo uccisero: disse: Perdono;
    e nei suoi occhi sbarrati restò un grido:
    portava con sé due bambole per le figlie…

    Ora là, nella solitaria casa,
    lo aspettano, aspettano invano:
    egli, immobile, stupefatto mostra
    le bambole al cielo lontano.

    E tu cielo, dall’alto dei mondi
    sereni, che sei infinito, immortale
    inondi con un pianto di stelle
    quest’atomo opaco del male!

  112. Ciao a tutti,
    ho continuato leggere con vero piacere le poesie di Pascoli, specialmente “X agosto”: ai tempi della scuola era la mia preferita. Mi unisco anche io nel ricordare la grande poetessa Alda Merini.

  113. Che immenso poeta Giovanni Pascoli io lo considero ” un pittore della poesia ” descriveva atmosfere e paesaggi come se stesse dipingendo un quadro. Leggendo le poesie a volte si ha l’impressione che il poeta stesso si fonde con i luoghi che decanta. A me piace Pascoli e tutta la sua opera ma fra le mie preferite restano sempre “Addio ” e ” Cavallina (cavalla a seconda dei testi) storna ” , sarà perchè sono le prime del poeta che ho imparato . C’era tanta tristezza dentro ma quando le leggevo la mia mente cominciava a viaggiare …..Buona sera amici l’autunno ormai ha preso il passo e noi lo seguiamo a modo … a domani.

  114. Ciao Raffaele ho letto con piacere la biografia di Pascoli al link da te indicato.
    Ciao Irene anche a me piaceva e piace tutt’ora la poesia “X agosto” ed anche “La voce”. Da bambina mi divertivo a recitarla pronunciando in sibilo “Zvanì”.

  115. E sempre a proposito del Pascoli e dei luoghi pascoliani:

    http://www.riminibeach.it/san-mauro-mare/arte-e-cultura-a-san-mauro-mare/villa-torlonia-la-torre-di-san-mauro-mare

    La cavalla storna

    Nella Torre il silenzio era già alto.
    Sussurravano i pioppi del Rio Salto.
    I cavalli normanni alle lor poste
    frangean la biada con rumor di croste.
    Là in fondo la cavalla era, selvaggia,
    nata tra i pini su la salsa spiaggia;
    che nelle froge avea del mar gli spruzzi
    ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi.
    Con su la greppia un gomito, da essa
    era mia madre; e le dicea sommessa:
    « O cavallina, cavallina storna,
    che portavi colui che non ritorna;
    tu capivi il suo cenno ed il suo detto!
    Egli ha lasciato un figlio giovinetto;
    il primo d’otto tra miei figli e figlie;
    e la sua mano non tocco’ mai briglie.
    Tu che ti senti ai fianchi l’uragano,
    tu dai retta alla sua piccola mano.
    Tu c’hai nel cuore la marina brulla,
    tu dai retta alla sua voce fanciulla».
    La cavalla volgea la scarna testa
    verso mia madre, che dicea più mesta:
    « O cavallina, cavallina storna,
    che portavi colui che non ritorna;
    lo so, lo so, che tu l’amavi forte!
    Con lui c’eri tu sola e la sua morte
    O nata in selve tra l’ondate e il vento,
    tu tenesti nel cuore il tuo spavento;
    sentendo lasso nella bocca il morso,
    nel cuor veloce tu premesti il corso:
    adagio seguitasti la tua via,
    perché facesse in pace l’agonia . . . »
    La scarna lunga testa era daccanto
    al dolce viso di mia madre in pianto.
    «O cavallina, cavallina storna,
    che portavi colui che non ritorna;
    oh! due parole egli dove’ pur dire!
    E tu capisci, ma non sai ridire.
    Tu con le briglie sciolte tra le zampe,
    con dentro gli occhi il fuoco delle vampe,
    con negli orecchi l’eco degli scoppi,
    seguitasti la via tra gli alti pioppi:
    lo riportavi tra il morir del sole,
    perché udissimo noi le sue parole».
    Stava attenta la lunga testa fiera.
    Mia madre l’abbraccio’ su la criniera.
    « O cavallina, cavallina storna,
    portavi a casa sua chi non ritorna!
    a me, chi non ritornerà più mai!
    Tu fosti buona . . . Ma parlar non sai!
    Tu non sai, poverina; altri non osa.
    Oh! ma tu devi dirmi una una cosa!
    Tu l’hai veduto l’uomo che l’uccise:
    esso t’è qui nelle pupille fise.
    Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome.
    E tu fa cenno. Dio t’insegni, come».
    Ora, i cavalli non frangean la biada:
    dormian sognando il bianco della strada.
    La paglia non battean con l’unghie vuote:
    dormian sognando il rullo delle ruote.
    Mia madre alzò nel gran silenzio un dito:
    disse un nome . . . Sonò alto un nitrito.

Leave a Reply