EMOZIONI

 

Le emozioni sono l’elevazione dell’essere. Frase troppo altisonante, ma di primo acchito mi è uscita così. Certo che senza emozioni saremmo piatti, fermi, inanimati. Le emozioni sono l’interruttore del nostro io. Forse questa frase esprime un po’ meglio il mio pensiero che fermenta e stenta a definirsi.

Se non si piangesse non si gusterebbe la risata,

se non si provasse la paura non si sperimenterebbe il coraggio,

se non avessimo la dimensione dell’odio non avremmo neanche quella dell’amore,

se non conoscessimo nervosismi  vari non assaporeremmo la quiete.

Ecco che tra un “se” e l’altro si delinea il mio pensiero. Le emozioni, con le loro contraddizioni, determinano il nostro esistere oltre il biologico e al biologico danno energia, bilanciano l’energia, accendono e spengono l’energia. E’ proprio vero che siamo “un’ unità bio-pisichica” !

Allora mi va d’avviare questo thread sulle emozioni. Emozioniamoci!

169 thoughts on “EMOZIONI

  1. Dimenticavo, benvenuti su questo mio blog rinnovato e speriamo che abbia finalmente un bel bunker antialieni. Chi è pratico di questo blog sa a cosa mi riferisco, chi arriva per la prima volta spero che non possa mai incontrare i cosiddetti alieni. Gli “alieni “ è un termine che usiamo in modo divertente per definire i vari spam che s’intrufolano superando le barriere difensive del sistema.

    Ancora a tutti quanti

    blog

  2. tu

    IO CHE TI PENSO DENTRO OGNI MIO PENSIERO

    Io che ti penso dentro ogni mio pensiero
    Tu che mi rispondi di mistero.
    Io che ho bisogno di ogni tuo conforto
    Tu che non puoi più approdare a questo porto.
    Io che con la mente di parlo del mio tempo e i dei miei bisogni
    Tu che forse lotti per entrare almeno dentro i miei sogni.
    Io, tu
    Il mondo che era ieri non è più.
    Io, tu
    Immensamente, intensamente tu.
    Io che ti penso dentro ogni mio pensiero
    Tu che mi rispondi di mistero.
    Io, tu
    Cielo e terra non s’incontrano quaggiù.
    Ho un filo raro che ricuce l’orizzonte
    Che tesse un nuovo ponte.
    Io e tu
    Io che non ti lascio andare via
    Tu che continui a tenere la tua mano nella mia.
    Io che ti penso dentro ogni mio pensiero
    Tu che mi rispondi di mistero.

    Tosca Pagliari
    09/09/ 2012

  3. Che bello che è questo blog dal volto nuovo e fresco come quello di un bambino!

    EMOZIONACROSTICO

    Emozionarsi è non
    Morire dentro di sè.
    Organizzarsi l’esistenza
    Zitti zitti senza alcuna reticenza.
    Ignorare le cose cattive e
    Offrire al mondo pensieri positivi.
    Niente e nessuno può fermare
    Il grande entusiasmo che ci fa avanti andare!!

  4. …. dimenticavo di farti i miei più sentiti complimenti per questa tua emozionantissima poesia. Brava è il minimo che ti si possa dire!!!

  5. L’Emozione è……
    Emozione è… vedere il viso dolce di un bambino
    che abbraccia il suo gattino.
    Emozione è… vedere il volto di una mamma
    che culla con amore il suo bimbo che
    piange disperato sulla sua spalla.
    Emozione è…sentire la dolce voce di chi ti ama
    avvolgerti con parole che ognuno di noi brama!!

  6. PRIMO GIORNO DI SCUOLA
    Che emozione i piccoli alunni ritovare
    più alti, più abbronzati
    ma sempre tanto amati!!!
    Anche loro saranno emozionati?
    Oppure saranno assonnati???
    E’ difficile ricominciare
    ma è il tempo di iniziare
    un nuovo anno tutto da scoprire!
    Auguri a chi doman s’appresta
    insieme alle loro maestre far festa.

  7. Già domani sarà una bella emozione oltre che un bell’impegno! Comunque sarà molto bello rivederli specialmente per me che ho rischiato di cambiare scuola, ma la burocrazia si emoziona poco.
    Dimenticavo, sempre più tenere queste poesie di Daniela! Complimenti vivissimi cara Daniela!

  8. Due cose assolutamente opposte ci condizionano ugualmente: l’abitudine e la novità..
    (Jean de La Bruyère )

    Il guardiano del faro è sempre presente e vigile. Buona giornata.

  9. Emozione deriva dal latino “emovère” ( e-movère, muovere fuori, smuovere), richiamandoci l’idea di qualcosa che “viene fuori” (dal mondo interno, dall’intimo) e si rivela alla coscienza sia del soggetto. Un’esperienza molto dinamica e variegata, come tutti noi sappiamo, che ci rivela il “colore” della vita soggettiva e la sua saturazione. Buona giornata.

  10. CALEIDOSCOPICHE EMOZIONI

    Evanescenti come bruma,
    Ma talvolta dure come rocce,
    Ostacolano il passo. Sottili
    Zefiri accarezzano dell’anima
    Il volto e dolci ne sciolgono
    Ogni spigolosa asperità.
    Nei sogni hanno dimora
    Ineffabili misteri della vita.

    (R.R., 15/09/2012)
    .

  11. Io penso, Tosca, che l’acrostico debba essere sempre poesia, almeno nell’intento, e richieda un esercizio minimo di stile. Altrimenti è un’altra cosa, un esercizio ludico. Forse una prosa travestita da poesia. Grazie per l’apprezzato commento. Buon pomeriggio domenicale, vigilia del ritorno al travaglio usato.

  12. ACROSTICO

    Alle singole lettere dona
    Corposità, svelandone
    Rilevanza. Tessendone la trama,
    Organizza strutture di pensieri.
    Sviluppa in versi calibrati
    Temi, argomenti e riflessioni.
    Invitando il lettore gli segnala
    Cripticamente e in forma manifesta
    Ogni ispirazione dell’autore.

    (R.R., 17/09/2012)

  13. Andiamo bene! Si fa per dire. Mi sono accorta che sono spariti dei commenti.
    In uno mi congratulavo con Raffaele per l’acrostico sull’acrostico. In un altro esponevo questo link http://www.amazon.it/Le-foto-salvate-Tosca-Pagliari/dp/8877281529
    In un altro ancora Daniela si congratulava del mio link.
    Sinceramente non so cosa sia accaduto, voglio pensare che io, spratica di questa nuova gestione del blog, abbia combinato qualche pasticcio.

  14. Oggi guardavo un bambino, un bambino di sei anni. Lo guardavo come rideva, come parlava, come si muoveva. L’ho visto così nuovo, incontaminato, con tutto ancora da scoprire, da vagliare. L’ho visto così fiducioso con tutte le possibilità ancora aperte. L’ho visto nella meraviglia della sua fanciullezza e ho provato una forte emozione.

    Buona notte

  15. http://thehistoryhacker.com/feed INTELLIGENZA EMOTIVA

    intelligenza

    http://www.benessere.com/psicologia/intelligenza_emotiva/intelligenza.htm

    E se ci mettessimo anche la capacità di saper usare ad arte quel tocco d’ipocrisia, quel pizzico di sussiego e quella bella manciatina di personcine giuste da frequentare. Più che intelligenza emotiva forse si dovrebbe chiamare furbizia emotiva, ma intelligenza o furbizia che dir si voglia conosco tante persone che ce l’hanno ed io, invece, sono irrimediabilmente scema.

    Con questo pensiero strano vi lascio, a domani che sarà un altro giorno e, siccome l’ultima a morir fu la speranza, lo si spera sempre migliore.

    Buona notte.

  16. E lei si sentiva strana dentro, soprattutto all’altezza dello stomaco, irritata da emozioni complicate, rabbia e qualcos’altro a cui non avrebbe saputo dare un nome, ma che faceva più male di tutto.
    (Jeffrey Eugenide)

    Le nostre emozioni stanno nelle nostre parole come uccelli impagliati.
    (Henry de Montherlant, Taccuini, 1924/72)

    Poiché il dolore è la suprema emozione di cui è suscettibile l’uomo, esso è a un tempo il tipo e il modello di ogni grande arte.
    (Oscar Wilde, De Profundis, 1897)

    Una buona giornata e…buone emozioni!

  17. Bellissime le frasi sulle emozioni proposte da Raffaele.

    Io stasera ho questa:
    arrabbiata

    Arrabbiata, terribilmente arrabbiata, arrabbiata col potere dispotico. Capisco chi per contrastarlo si è fatto ammazzare nei duri periodi della Storia.

    Ecco, Raffaele augurava buone emozioni, io invece ho sortito questa.

    Buona notte, alla prossima, che sia migliore, si spera, si spera sempre.

  18. IL DEMONE DELLA RABBIA

    Rovescia inevitabilmente
    Addosso a sé e poi travolge
    Brutalmente chi le sta accanto
    Bieca, livida melma di livore.
    Invidia, gelosia e onnipotenza
    Accompagnano i suoi passi.

    (R.R.,22/09/2012)

    Buona giornata e – repetita iuvant – buone emozioni!

  19. Si è tentati di definire l’uomo un animale razionale che perde le staffe ogniqualvolta sia chiamato ad agire secondo i dettami della ragione.

    Oscar Wilde, Il critico come artista, 1889

    ——————————————————————————–

  20. Chiunque può arrabbiarsi: questo è facile. Ma arrabbiarsi con la persona giusta, e nel grado giusto, e al momento giusto, e per lo scopo giusto, e nel modo giusto: questo non è nelle possibilità di chiunque e non è facile.

    Aristotele

    ***

    La rabbia è come il fuoco,
    può essere spenta facilmente quando è piccola
    ma diventa difficile da spegnere quando è radicata in profondità.
    Visioni di saggezza, T.Y.S. Lama Gangchen

    Tratto da: http://www.frasibelle.net/frasi-sulla-rabbia.html

  21. CANTO LA RABBIA

    rabbia

    Toglietemi tutto ma non la mia rabbia
    quella me la voglio conservare.
    Toglietemi tutto ma non la mia rabbia
    è la carica, l’antidoto, la forza.
    Lasciatemi ruggire
    al di sopra dei belati
    lasciatemi ruggire
    al di sopra della viltà.
    Voglio che la mia rabbia bruci
    e faccia fiamme e luce.
    Voglio che la mia rabbia
    divampi fuoco contro fuoco.
    L’impassibilità è la morte dell’emozione
    è la freddezza degli animi gelidi.
    Meglio la rabbia
    e il coraggio di sostenerla
    nella sfida alla vita
    alle genti moleste
    ai falsi perbenismi.
    Meglio un canto di rabbia
    che una nenia di sottomissione.
    Canto la rabbia
    la canto
    per chi
    non ha voglia
    di morire di rabbia.

    Tosca Pagliari
    22/09/2012

    .

    Tosca Pagliari

    Tosca Pagliari

  22. A proposito, l’orologio di questo blog è due ore avanti?
    Bene, io al momento non lo so regolare. Consideratelo un fuso orario: dal meridiano di Tosca Pagliari due ore in avanti rispetto all’Italia.

  23. A real explosion of anger!

    Una rabbia talmente esplosiva e egosintonica (così pare) da realizzare un’ interessante, apprezzabile e convincente composizione poetica che pare un manifesto rivoluzionario, una bandiera sventolata sulle barricate, una molotov lanciata contro un nemico che viene identificato e stigmatizzato senza mezze misure.

    Eccolo infine il nemico, lo spettro laido e ignobile che qui viene condannato, esorcizzato e fustigato:
    l’essere inermi, vittime sacrificali (pecore belanti), l’essere vili, impassibili, freddi, anzi: gelidi, e poi molesti, falsi e perbenisti, sottomessi. Si salvi chi può.

    Ma l’antagonista del nemico è altrettanto identificabile:
    Il leone ruggente (ovvero il re della foresta, metafora di potenza e aristocrazia), l’eroe coraggioso, portatore di luce e di fuoco prometeico, anticonformista, con sovrabbondanza di pathos, furioso e indomito. Davvero un divino e apollineo archetipo che s’innalza quale aristocratico samurai sulla grigia folla di ignavi e rassegnati peones dalla dura cervice e dal capo chino.

    L’insieme di questi ultimi scritti e commenti è di straordinario interesse simbolico e metacomunicativo. Noterei anche il dettaglio molto rivelatore sull’orologio del blog che è un po’ come se dicesse “decido io sul tempo” (fuso orario). E chi decide sul tempo se non un demiurgo o un legislatore il cui nome qui è marchiato a fuoco (altro dettaglio notevole) per ben tre volte, come un regale sigillo?

  24. Ma che bel commento! C’è il letterato, lo psicologo e il blogger gentilmente ironico: perfetta triade.

    In quanto al tempo, visto che il tempo è una convenzione, posso scherzare in maniera anticonvenzionale senza essere psicanalizzata come maniaca d’onnipotenza? Altrimenti chiedo venia.

  25. Credo che alcuni argomenti, con i relativi commenti e commenti dei commenti, meglio sarebbero affrontati vis-à-vis. In fondo un blog è un teatrino dove si muovono personaggi, ruoli e identificazioni, in uno scenario che per quanto lo si voglia variare e arricchire rimane sempre virtuale, come un videogame, quindi un gioco. E’ una constatatazione questa che mi viene da esprimere molto francamente, senza particolari colorazioni emotive.
    Indubbiamente è un teatrino dove si rappresentano visioni di sè, della vita e del mondo anche dignitose,ma tutto è così distante da una realtà verificabile che le parole stesse, e le emozioni che veicolano, rischiano di perdersi come scritte sulla sabbia o accendersi nella notte del web come fuochi fatui.
    Buona notte.

  26. BUONA DOMENICA

    Con le campane, le guantiere di dolci, i cibi fumanti, la tavola circondata di commensali, la passeggiata,i bambini col palloncino, gli incontri reali, gli amici in visita … La buona domenica di un tempo.

  27. BRICIOLE

    Briciole di pensieri e di emozioni
    Là sulla tovaglia dell’etere. Sparse
    Ogni qual volta il cuore avverte
    Giungere un’improvvisa ispirazione.

    (R.R., 23/09/2012)

  28. VOCE ED EMOZIONE

    A questo blog manca la voce, ai social net work in genere manca la voce. Di conseguenza quel che si dice può prestarsi a varie interpretazioni. Quando si parla una stessa frase ha valenza diversa a seconda del tono che si usa. Il linguaggio scritto invece ha bisogno di una perizia maggiore per non indurre in equivoco, di conseguenza può risultare più asettico, scevro da emozioni, oppure rischiare fraintendimenti.
    Ma seguite il link e scoprirete come la voce sia grande veicolo d’emozioni.

    http://www.atelierdimusica.it/admin/view_pdf.php?action=view&id=19

  29. EMOZIONI LAPALISSIANE

    « Hélas, La Palice est mort,
    il est mort devant Pavie ;
    hélas, s’il n’estoit pas mort
    il serait encore en vie. »

    « Ahimè, La Palice è morto,
    è morto davanti a Pavia;
    ahimè, se non fosse morto
    sarebbe ancora in vita. »

  30. Grazie Raffaele.
    Oggi invece di stufa sono “stufata”. C’è un caldo innaturale. Che succederà? Finirà che poi verrà giù il Diluvio Universale atto secondo? Oppure la montagna vomiterà chissà quale e quanto magma per rinfrescarsi un po’ le viscere? O la Terra si creperà d’arsura producendo terremoti?
    Ecco oggi oltre che stufata produco emozioni apocalittiche. Per scherzo però, ci mancherebbe altro. Ma un po’, non dico di freddo che non mi piace, ma di freschino, di quelli da magliettina sulle spalle almento mattino e sera. Qui si sta come ai tropici giorno e notte, la roba estiva è quasi tutta lisa, tanto quest’anno è stata usata e continuamente lavata. Chi lo ricorda al tempo metereologico che ci sono anche le stagioni di mezzo?
    Buona giornata e se buona non lo fosse: “state freschi”.
    Ciao

  31. Emozioni fiorite

    TRE MARGHERITE

    ma

    Era già chiuso il fiorista
    ho rubato tre margherite
    sul ciglio della strada
    per portartele.

    Tu non avevi bisogno
    di riceverle
    ero io che avevo bisogno
    di portartele.

    Era già chiuso il cancello
    avrei scavalcato il muro
    per venirti a trovare.

    Tu non avevi bisogno
    di ricevermi
    ero io che avevo bisogno
    di farti visita.

    Perché tu non hai più
    bisogno di nulla,
    io continuo
    ad avere bisogno di tutto
    e soprattutto
    di te.

    Tosca Pagliari
    28/09/2012

  32. Ciao Tosca, questa poesia mi ha fatto emozionare a tal punto da farmi piangere, anche perchè ho ben presente a chi tu l’hai dedicata. Leggere ciò che scrivi è sempre fonte di sentimenti profondi e ricchi di significato, per cui ti ringrazio di deliziarci con ogni tuo piccolo capolavoro.

  33. Io lo ricordo. Lo faceva mia nonna e il risultato finale doveva rappresentare una spina di pesce. Un tempo ci si divertiva con poco e probabilmente anche con poco ci si emozionava. Ora tutto è così saturo di stimoli che si rischia di reagire con noia e indifferenza.

  34. “muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
    bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni,
    proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
    sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
    all’errore e ai sentimenti.

  35. R

    EMOZIONI IN CODA

    C

    http://www.messybeast.com/cat_talk2.htm

    La coda esprime gli stati d’animo e le emozioni del nostro gatto, vediamo come:

    1. La coda dritta con la punta incurvata indica di solito curiosita’ e interesse

    2. La coda eretta esprime il saluto

    3. I movimenti rapidi della punta indicano invece l’irritazione e il fastidio per una situazione specifica

    4. La coda gonfia indica la paura e il senso di minaccia e anche il relativo assetto da attacco

    Insomma, occhio alla coda!

    http://www.petpassion.tv/blog/il-linguaggio-della-coda-del-gatto-5595

  36. Grandi emozioni dalla cultura classica:

    ______________________________________

    A me pare uguale agli dei
    chi a te vicino così dolce
    suono ascolta mentre tu parli

    e ridi amorosamente. Subito a me
    il cuore si agita nel petto
    solo che appena ti veda, e la voce
    si perde sulla lingua inerte.

    Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,
    e ho buio negli occhi e il rombo
    del sangue alle orecchie.

    E tutta in sudore e tremante
    come erba patita scoloro:
    e morte non pare lontana
    a me rapita di mente”

    (“Ode della gelosia” – Saffo – trad. S. Quasimodo)

  37. E BUONA NOTTE CON UN TOCCO DI FOLLIA.

    F

    FOLLIE
    Sono uscita da sola
    sono uscita da me
    non avevo voglia di starmi sentire.
    Sono capace di raccontarmi
    di raccomandarmi
    di scoraggiarmi
    sono capace
    di alienarmi.
    Allora esco
    vado fuori di me
    non fuori di testa
    fuori di me.
    Ne sono capace se voglio
    conosco la strada
    una feritoia
    dell’io
    che non domina più le leggi
    non rasenta buonsensi
    nè dissensi
    un buco nella rete
    dei pensieri
    e via.
    Sono uscita da sola
    sono uscita da me
    non avevo voglia di starmi a sentire.
    Sono uscita da sola
    dalla porta di servizio
    della casa dei dispiaceri
    dei problemi
    dei rancori
    del vuoto.
    Si può
    certo che si può
    il difficile è tornare
    facendo finta di nulla
    dopo avere scoperto
    la liberazione
    il volo
    la follia
    mille follie
    mille falene
    accecate da una luce
    che non le lascia
    tornare indietro.

    Tosca Pagliari

    08/10/2012

  38. Il guardiano del faro scruta il mare. Sempre.
    Lo scruta quando è piatto e immobile,
    quando è infuriato e spumeggiante di flutti,
    quando passa un’insolita vela, uno yacht,
    un torsolo di mela, una bottiglia vuota…

  39. e

    Ho sentito di sfuggita in televisione, andavo di fretta, peccato, mi sarebbe piaciuto saperne di più. Sono andata a gironzolare allora sul web. L’argomento, vi starete chiedendo, ed io che indugio a chiarirmi. L’argomento è quello di questo thread: le emozioni. Pare che si voglia dimostrare, o è già dimostrato, che tutte le nostre emozioni dipendano da reazioni chimiche, con nomini vari e sigle varie spiegano tutto questo saltellando dalla chimica alla biologia. E si parla di organi e sostanze, d’interdipendenze biochimiche. E tutta la scienza si profonde in accurate spiegazioni, mentre io, perplessa, mi rendo conto di non capirci nulla, non del loro specifico linguaggio setteriale e delle loro teorie, non ci capisco nulla in senso che un essere umano non è puramente un fatto biologico. Un essere umano è corpo e mente e spirito e anima e cultura e storia e società … un essere umano è un mistero non una bomba chimica. Anche l’amore a parer di scienziati è una reazione chimica e l’odio? L’odio allora lo so io: una bomba atomica! Dicono che si soffra d’amore per la perdita della persona amata a causa di una sostanza chimica che si libera, tolta la sostanza chimica tolta la pena d’amore, per fortuna ammettono d’averlo sperimentato sui topolini poveri loro, i topolini poveri loro, non gli scienziati. Se fosse tutto così semplicistico al posto delle emozioni avremmo dei barattolini con le sostanze chimiche. Però, a pensarci bene, tutta quella gente che di fronte ad un forte dolore dell’animo si attacca agli psicofarmaci per superare la crisi, peggio ancora chi per sfuggire alla disperazione si assuefà alle droghe, altro non dimostra che le emozioni, in questo caso dolorose, vengono chimicamente controllate, reindirizzate a piacimento. Ma che senso ha? Che senso ha esistere puramente come complessi chimici, insieme di organi e agglomerati di cellule? Chi siamo? Dove andiamo? Facile siamo una fabbrica chimica creata dalla natura, andiamo a formarci e a distruggerci: fine. Mi pare troppo semplicistico, mi pare poco. In compenso io ho scritto una filippica e non so se ho detto quel che intendevo dire.
    Buona notte, non ci pensate, dormite tranquilli e si vi emoziona il chiar di luna godetevelo per quel mistero che è in fondo l’emozione.
    Notte.

  40. NUOVO RACCONTO BREVE

    a

    LA VERITA’ DI CARLOTTA

    Elisabetta era una bimba tutta riccioli biondi, occhi chiari, gote paffute e indole gioconda. Proprio la bimba che tutti avrebbero voluto, la bambolina perfetta tutta moine e complimenti, una bimba di zucchero e miele. Carlotta era un’altra bimba, di quelle da tenere alla larga, troppo curiosa, troppo vivace, troppo magra, da continui suggerimenti di ricostituenti e occhiate tra il compassionevole e l’insopportabile. Eppure erano tutte e due belle eleganti al matrimonio di parenti comuni. Parenti anch’essi tutti messi in ghingheri, ma non tutti al massimo del loro fascino. Elisabetta stava tranquilla in posa tra un’avvenente signora bruna e un macilento signore un po’ avanti con gli anni. Carlotta, che amava catalogare tutti, li definì sua madre e suo nonno e ne dedusse che Elisabetta doveva senz’altro somigliare al padre perché con quei due non aveva proprio nulla in comune.
    Improvvisamente lo vide il padre di Elisabetta, era un signore giovane, molto distinto, un’aria impeccabile nella tenuta elegante. Indossava giacca e pantaloni blu scuro, camicia bianca coi polsini d’oro e una cravatta di seta azzurra della stessa tonalità degli occhi che, in fondo, era la stessa di quelli di Elisabetta.
    Poi Carlotta non lo vide più, si perse a girare fra gli svariati tavoli dei commensali, tanto lei non mangiava quasi nulla e non aveva voglia di star seduta. Chiacchierò con chicchessia, diede noia, s’impigliò in una tovaglia, fece cadere dei bicchieri che si frantumarono, rischiò di far rompere il collo a qualche cameriere scorrazzando di qua e di là, ma al taglio della torta fu al suo posto. La torta era monumentale illuminata da girandole di fuochi d’artificio. Forse perché lo spettacolo era attraente o forse perché era stanca rimase al suo posto, o forse ancora perché si era accorta che era un posto panoramico, dal suo tavolo si dominava tutta la scena, tutti gli altri tavoli, tutti gli altri invitati. Era il tavolo dei testimoni di nozze e, come quello degli sposi, era stato concepito per avere maggior spicco e tenere tutta la situazione sotto controllo.
    Così Carlotta, finalmente buona, non dava più fastidio a nessuno. Con aria assorta controllava gli sposi che facevano il giro dei tavoli e distribuivano le bomboniere, poi con aria solenne tornavano al loro posto e si accorgevano di avere ancora una bomboniera nel cesto, ma per chi, chi avevano saltato? Non si capacitavano. Carlotta invece, che non perdeva una mossa se accorse. Era di nuovo lui, il signore bello e distinto con la cravatta dello stesso colore degli occhi. Aveva le mani vuote e stava come in attesa. Pensò allora di far cosa gradita nel risolvere l’inghippo, puntò il dito e, con voce argentina, gridò sovrastando musica e chiacchiere:
    _ Manca a quel signore laggiù.
    E ancora più agitata e con ancora un tono più alto continuò:
    _ Quel signore laggiù, il padre di Elisabetta!
    Calò un silenzio raggelante e tutti la guardarono come un piccolo mostro. Sua madre le mollò uno schiaffo, ma lei piagnucolando imperterrita:
    _ E vero, solo il padre di Elisabetta è rimasto senza bomboniera.
    Ancora silenzio più gelido e un altro schiaffo della madre:
    _ Smettila, non è il padre di Elisabetta.
    Carlotta piangendo e gridando con tutta la sua logica infantile:
    _ Ma se è uguale!
    Gli sposi, per l’imbarazzo, si baciarono. Gli invitati, per l’imbarazzo, pensarono bene di sovrastare lo scomodo piagnisteo con scrosci di applausi. I camerieri s’affrettarono a ritirare gli avanzi della torta monumentale, la cui panna pareva volersi sciogliere anch’essa dall’imbarazzo. I genitori di Carlotta, sempre per lo stesso per l’imbarazzo, pensarono d’approfittare per congedarsi e quando furono fuori da occhi e orecchie indiscrete giù un altro ceffone:
    _ Ma che ti è saltato in mente di dire che era il padre di Elisabetta!
    Allora Carlotta tirando su il moccio dal naso ebbe improvvisamente un dubbio:
    _ Perché non è vero?
    I genitori si guardarono in faccia e furono più concilianti:
    _ Ma non lo doveva sapere nessuno.
    _ Che cosa?
    _ Che quello era il papà di Elisabetta!
    _ Perché?
    _ Perché è una cosa che sanno tutti, ma non si deve sapere in giro.
    La peste Carlotta ebbe un moto di profondo smarrimento, non trovava un nesso logico. E se un adulto non trova un nesso logico in un bambino può anche andare, ma non è possibile che un bambino non trovi un nesso logico in un adulto, anzi in due adulti, anzi, peggio ancora, nei suoi stessi genitori. Perciò rimase attonita, smarrita, con un’aria così mansueta da fare, per la prima volta, da che aveva cominciato insopportabilmente a parlare e camminare, finalmente tenerezza, la tenerezza di una bambina. Sicché i suoi genitori, commossi e contenti, scoppiarono a ridere. E risero tanto finché Carlotta non tornò ad essere Carlotta:
    _ Ma papà, ma mamma, ma allora è come quella storiella dei vestiti nuovi dell’Imperatore!
    Risero ancora, stavolta tutti insieme, si scompisciarono proprio dalle risate e a un certo punto Carlotta, ancora peggio della Carlotta che era già stata e, con la faccia più furba che avesse mai posseduto, dette l’ultima sentenza:
    _ Però è uguale, ugualissima, precisa, ma proprio precisa Elisabetta a suo padre!
    Li guardò con gli occhi più luccicanti, di tutti i suoi lampi di monelleria e concluse baciandosi da una parte e dall’altra il medio e l’indice allineati:
    _ E giuro che non lo dirò mai a nessuno!

    L’ipocrisia è un’arte, ci vuole talento.

    Tosca Pagliari

  41. E dopo le ninne nanne pure la favoletta.

    E che stanotte ci fu “a mareggiata” ! Speriamo che non sia “amareggiata”.

    Pure i giochetti strambi con le parole, meglio che scappi, quando si esagera si esagera.

  42. AMEN, espressione polisignificante.

    Cfr.Sapere.it http://www.sapere.it/sapere/dizionari/dizionari/Italiano/A/AM/amen.html?q_search=amen

    pop. ammen, inter. 1 espressione liturgica che conclude una preghiera; equivale a ‘così sia’
    2 ( fam.) esprime scherzosa rassegnazione: e allora amen, fai come ti pare ¨
    n.m. invar. 1 attimo, momento: in un amen, con riferimento al poco tempo necessario per pronunciare la parola «amen»
    2 essere, giungere all’amen, alla fine, alla conclusione
    3 ( teol.) in alcuni testi neotestamentari, il Cristo, testimone verace delle promesse di Dio
    ¶ Dall’ebr. ‘amen ‘è degno di fede’, attrav. il lat. eccl. amen.

  43. LE EMOZIONI DELLA LAVAGNA

    Oggi la lavagna aveva la faccia scura, più scura del solito. La LIM la guardava dall’alto in basso con tutte le sue funzioni tecnologiche e lei si sentiva a disagio impolverata di gesso. La LIM straluceva mentre gli addetti ai
    q lavori ammattivano per maneggiarla e lei, boriosa, svelava tutti i suoi sortilegi convinta di potere istruire i geni della new generation assai, ma assai meglio della sua vecchia collega ( alla faccia della grammatica se assai meglio non si può dire, per una LIM questo e altro). Vuoi mettere:una LIM! Non siamo più nell’età della pietra che ce ne facciamo dell’ardesia, pare il nome di un fiore, ma è pur sempre quella obsoleta lastra nera. Allora addio cara lavagna, sei una razza in via d’estinzione e nessun comitato per la tutela delle razze in via d’estinzione si prenderà la briga di difenderti. Magari domattina passerà ancora un bambino birboncello e ti riempirà con un immenso sole, quei soli con gli occhi e coi sorrisi che solo i bambini sanno fare. Ma subito dopo la LIM esibirà tutti gli astri del firmamento e avrà un sole che brilla davvero, che parla, che si sposta, che cambia colore … Una LIM è una LIM non siamo retrogradi, suvvia, rassegnati vecchia lavagna e non t’illudere di poter scendere a compromessi.

    Tosca Pagliari

  44. Non ci sono più, come le stagioni, neppure le lavagne di una volta!
    Queste innovazioni sono indubbiamente utili, affascinanti e, last but not least, discretamente costose. Ci sono scuole dove mancano anche i soldi per le fotocopie, ma voglio sperare che i docenti sappiano accontentarsi di una vecchia lavagna a gessetti.
    Strano mondo il nostro, dove si piange legittimamente per una grave e complessa crisi economica,ma i rampolli della nostra nuova Italia non possono rinunciare all’iPod e iPad! Questa è la realtà…”e pur si muove”!
    Buona giornata.

  45. ADDIO VECCHIA LAVAGNA!

    Levigata e nera superficie, è ora:
    Alla pensione giunta sei oramai,
    Vecchio residuo di tempi andati.
    A tutti noi incusso sempre avevi
    Grande rispetto e un poco di timore.
    Nulla di tutto ciò oggi rimane:
    All’evoluta LIM ceduto hai il passo.

    (R.R., 21/10/2012)

  46. Dopo il tuo poetico e ben riuscito acrostico provo a cimentarmi anch’io.

    Luminosa e multifunzionale,divertente
    Interessante, anzi di più, accattivante!
    Ma renderà davvero più sapienti?

    l

    ” Ai posteri l’ardua sentenza “

  47. LAUDA MATUTINA

    L’aurora illumina ogni volta
    i nostri risvegli, e stupore
    accoglie questa tenue luce,
    questa vita risorta dal buio
    che ogni notte ci ghermisce.

    (R.R., 23/10/2012)
    ____________________________

    Buona giornata

  48. Eccomi qui, scusate l’assenza. Che bello trovare questa tua poesia, Raffaele fatta di tinte autunnali e di ricchi pensieri. Qui invece non piove e l’autunno s’insinua adagio adagio travestito ancora d’estate. Come ogni anno non la fa franca il caro autunno stretto tra l’estate e l’inverno, appena un accenno e poi giù sul pesante. Qui o è estate o è inverno, la primavera e l’autunno sono stati licenziati dalla natura e noi umani ci adattiamo: dal prendisole a guanti e cappotto.
    Buona serata e domani si vedrà che tempo ci sarà.

  49. Sì, partecipo, almeno su Panoramio. “Olimpicamente” partecipo e non mi faccio prendere dalla frenesia della gara. In fondo mi ritengo un dilettante e, coerentemente, fotografo per diletto, così come scrivo quel che scrivo. Buona serata.

  50. Un realista, semplicemente.

    La modestia – a mio avviso – è il rovescio della medaglia della presunzione. Entrambe francamente mi stanno antipatiche, l’una per difetto di autostima, l’altra per eccesso.

    Mi viene in mente il brano “Samuel Goldenberg e Schmuÿle” nei “Quadri di un’esposizione” di Mussorgsky che ben rappresenta a livello musicale il contrasto tra due opposti.

    Cfr. ad es.: https://www.youtube.com/watch?v=uUVEB8s-oRk

  51. L’ULTIMA NOTTE D’OTTOBRE
    La strada s’è fatta ruscello
    la pioggia ha scordato l’ombrello
    la notte ha nascosto le stelle
    il buio ha le sue sentinelle
    e imprigiona le anime inquiete.
    Il tuono miete
    le teste dei lampi sfacciati.
    I guanciali schiacciati
    aspettano il sonno profondo.
    Stanotte piove sul mondo
    allagando la mente di scrosci
    e i pensieri galleggiano flosci.
    La strada s’è fatta ruscello
    la pioggia ha scordato l’ombrello
    per rincorrere schizzi di ombre
    furtive nell’ultima notte d’ottobre.

    Tosca Pagliari

    o

    Tosca Pagliari

  52. Oggi cercavo qualcosa e ho trovato qualcos’altro.

    EMOZIONI
    Il sentimento
    è un otre gonfio d’acqua salata
    bevi
    e la sete brucia più forte.
    La passione
    è il roseto
    che si arrampica sulla pelle.
    L’amore
    è la bacca rossa
    spaccata dal sole.
    La vita
    è la pioggia del temporale
    e la morte
    il silenzio del cipresso.

    Tosca Pagliari (04/05/1979).

    p

  53. DOMANI E’ IL GIORNO DEI MORTI

    L

    “Domani è il giorno dei morti e noi siamo vivi” Pensò la ragazzina tenendosi stretta alla sua mano. Lui fece gli scongiuri passando davanti al cimitero. Lei lo guardò e sorrise. Potevano scongiurare la morte! Allora sì che potevano. E la ragazzina pensò ancora “Domani è il giorno dei morti e noi siamo vivi, liberi di amarci”.
    E da allora ogni primo di novembre ne ha divorato subito un altro, sicchè il tempo si nutre dei suoi figli mentre i figli del tempo confidano in altri figli. L’eternità non s’inventa, l’eternità esiste nel continuare a spingerci avanti.
    Domani è il giorno dei morti e noi siamo vivi, quel che resta di noi è vivo.
    Tosca Pagliari

  54. CONTORSIONI MENTALI

    Che cerchi che non trovi?
    S’andava a cercare sui libri.
    S’andava a cercare dalle genti.
    Si va a cercare
    su quest’aggeggio moderno
    ricco di tutto,
    ma non ci trovi nulla
    di quel che cerchi
    se cerchi rimedio
    a quel chissà che
    a quel chissà cosa
    che t’affonda dentro.
    Che cerchi che non trovi?

    Tosca Pagliari

  55. Ricordo che molti anni fa, nella sosta per cambiare il treno alla stazione di Verona, lessi scritta su una colonna della pensilina la seguente considerazione anonima, di sapore rinunciatario e un po’ provocatorio:

    “Chi cerca trova. Io non ho trovato e ho smesso di cercare”

    Sarà vero? O il nostro anonimo pensatore aveva semplicemente e forse inconsapevolmente rivelato il suo “metodo di ricerca”, quello di lasciar tracce scritte di sé al fine di richiamare l’attenzione o la curiosità di qualcuno?
    Con me ha ottenuto un risultato: la frase infatti mi è rimasta in mente anche a distanza di molto tempo, probabilmente perché lapidaria e candidamente autoironica.
    Pregio questo non così diffuso.

  56. SFACCIATI ARZIGHIGOLI DELLA MENTE

    o

    Non sei gentile Dio
    se dai e poi riprendi,
    noi siamo molto meno buoni di te
    ma non abbiamo mai richiesto
    i regali indietro.
    Che dici? Era solo un prestito?
    Dici che avresti potuto anche non farcelo
    questo prestito.
    Figuriamoci se può stare a parlare con Dio
    e avere anche l’ultima parola.
    Che ti devo dire che magari hai ragione?
    E no, oggi proprio non posso dirtelo
    forse domani o domani l’altro
    o forse quando ti sarai ripreso
    pure il prestito di questa mia vita.
    Intanto non prestarmi più niente
    a cui potrei affezionarmi
    Ti prego

    TOSCA PAGLIARI

  57. PENSIERI

    h

    Pensieri
    ora vi libero
    come castagne dal riccio
    ora vi sciolgo
    come aquiloni al vento
    ora vi lego
    come puledri selvatici
    ora con vesti di parole
    vi stacco dal mio io
    e vi spargo
    lontano.

    Tosca Pagliari

  58. CROMIE
    i

    L’autunno
    tesse ricami d’oro
    tra scie grigie
    di nebbia.
    Il vento scuote
    l’argento degli ulivi
    porta in volo
    farfalle d’oro.
    Nuvole plumbee
    fluttuano
    in tramonti ramati.
    Il mare ha strie
    di pennello
    intinto d’ocra
    porpora
    cobalto.

    Tosca Pagliari

  59. caramelle
    La vita è una caramella. Una caramella incartata di rosa o d’azzurro. Passi la fanciullezza ad aprirla, la giovinezza ad assaporarla, la vita matura a digerirla e la vecchiaia a desiderarne un’altra, ma di caramelle ne tocca a tutti una sola.

    Tosca Pagliari

  60. Ho modificato nuovamente il sistema antispam. Potreste avere bisogno della moderazione manuale del vostro primo commento da ora in poi, dopo di che (spero davvero) dovrebbe andare tutto liscio.
    Contattatemi in caso di problemi.

  61. Pare che funzioni,ma è molto sensibile alla ripetizione di parole o espressioni simili. Ad es.: mi ha rifiutato “prova” e “questo è un commento di prova”. Inserendo “Sempre caro mi fu quest’ermo colle” tutto è filato liscio.

  62. Ma allora che ve ne pare, va o non va questo blog?
    Vorrei tanto essere ottimista

    “chissa’ se va
    chissa’ se va
    chissa’ se va
    se va
    ma si’ che va
    ma si’ che va
    ma si’ che va
    che va
    e se va
    se va
    se va
    tutto cambiera’
    forza ragazzi spazzola
    e chi mi fermera’
    chissa’ se va
    chissa’ se va
    chissa’ se va
    se va
    ma si’ che va
    ma si’ che va
    ma si’ che va”

  63. “Filosoficherie” alla riscossa.

    ò

    C’era il cavernicolo solitario nella caverna. C’era l’uomo sapiens e poi quello sapiens sapiens e poi ancora tutta tutta una storia di villaggi che s’ingrandivano e … passa passa il tempo… i comuni, le signorie, i ducati, gli staterelli, gli stati, le nazioni e le unioni delle nazioni. In tutta questa Storia grandi lotte e migliaia di storie umane. Genti che si sono aggregate, scontrate, riorganizzate in un flusso continuo, ma senza mezzi di comunicazione di massa. Ora c’è l’uomo tecnologico. E’ un uomo solo davanti ad un computer e in compagnia virtuale di migliaia di persone che neanche conosce, ma con le quali interagisce in termini di scambi d’informazioni, di pensieri, di emozioni. Chi è che ancora aspetta la fine del mondo? I toni apocalittici non fanno più scena perchè la fine del mondo c’è già stata. E’ finito un mondo se n’è aperto un altro, è il mondo tecnologico che ha cambiato le cose e le genti, il pensiero, la morale, le abitudini… In meglio? In peggio? Uguale in fin dei conti? Chi può mai dirlo se non chi verrà dopo. E la nota frase “Ai posteri l’ardua sentenza” calza sempre a pennello.
    Intanto stentiamo a “resettarci”, in attesa d’eventi stiamo in “stendby”, siamo così intasati d’informazioni che le idee nella nostra mente diventano “file ad apertura lenta”, siamo così confusi che facciamo fatica a rimanere “connessi”. Eppure ci evolviamo a nostra insaputa e così come abbiamo perso la coda perderemo qualcos’altro di connaturato. Inutile starci a pensare troppo sopra, tanto non si ferma il continuo divenire di tutte le cose. “Digito ergo sum” è la nuova essenza.
    Del resto son qui su questo spazio virtuale e chi leggerà sarà in altrettanto loco. Vite liete, vite tristi, appagate o scontente, vite appese a fili che vagano nell’etere con i “mega” con i “giga”, cuori e menti che pulsano con i “bite”.
    Ai miei antenati i miei omaggi, ai miei discendenti buona fortuna.

    Tosca Pagliari

  64. ò

    PENSIERO NOVEMBRINO
    Siamo foglie e andiamo nel vento,
    da qualche parte ci poseremo.

    Anche novembre va verso gli sgoccioli. L’inverno fa capolino. I cicli delle stagioni si ripetono, le genti cambiano, cè chi arriva e c’è chi parte e chi ancora sta transitando non si sa mai per dove. I giorni e le notti si rincorrono sempre più velocemente, molto si vorrebbe fare, poco si riesce, l’importante qualche volta è provarci. Forse la cosa peggiore è l’arresa, tanto vale lottare finchè si ha fiato, che si vinca o meno non importa l’importante è partecipare, sì vale anche nella vita.
    Buona giornata a tutti quanti. E’ una giornata uggiosa, novembre fa il suo mestiere, ma ci saranno altre stagioni, basta aspettare.

  65. Magari è soltanto la signora Etna che bofonchia sotto sotto, ma nel suo rigirarsi le budella un po’ di terra la scuote. Lo chiamano sciame sismico e io invece sto a fare le metafore. Domani scuole aperte e scuole chiuse in comuni a pochi chilometri di distanza. Saranno gli uni eccessivamente saggi o gli altri sconsiderati? Speriamo che la signora Etna dia retta agli sconsiderati e faccia sì che possan dire che avevano ragione loro a non preoccuparsi più di tanto. Speriamo, speriamo davvero e che la notte sia quieta.

  66. Succede. L’accoglienza non è indifferenziata e il gradimento è sempre selettivo, anche nei confronti dei mesi dell’anno. Dicembre poi è un mese “difficile”,per tanti aspetti invadente e manipolatorio. Meglio rimboccarsi le maniche. Buona notte.

  67. ASSOCIAZIONE DI IDEE

    JACK: Salve, Lloyd. C’è poca gente, stasera. Ah, ah, ah, ah, ah!
    LLOYD: Lei ha ragione, mister Torrance.
    (Da “Shining”, regia di Stanley Kubrick)

  68. PENSIERI STRANI DEL SECONDO GIORNO DI DICEMBRE.

    E’ Dicembre, è la prima domenica di dicembre, i negozi sono aperti, la gente ha pochi soldi, ma lo shopping natalizio ha le sue leggi: va fatto. La gente è in giro, in cerca d’affari, se fanno presto magari ci riescono, i primi sono sempre i più furbi. Ecco qui c’è poca gente, ma fuori ce n’è tanta, nel mondo reale ce n’è tanta. Questo è un blog, un mondo virtuale. Fa effetto questo spezzone di Shining che hai pubblicato, Raffaele. Fa senso, fa impressione, fa spiccare la follia e la solitudine. C’è poca gente stasera? Non importa. A volte ci si sente in compagnia anche da soli e ci si sente soli anche in compagnia. L’animo umano è buffo, è originale, va controcorrente perchè non ha una corrente, segue gli impulsi, le emozioni del momento. C’è poca gente stasera? Never mind! Everyone isn’t alone if has got himself. Perchè l’ho detto in inglese? Non lo so. Non so neanche se è perfettamente corretto. E’ venuto fuori così.
    Buona serata.
    Dicembre meno due giorni, passerà, passerà anche dicembre, per fortuna passa tutto.

  69. Parole sagge che condivido.
    Tuttavia mi piaceva la risata mefistofelica di Jack Nicholson, tanto per rompere il silenzio, o tirare un sasso in piccionaia, ma senza allusioni alla follia. Era una risata sgangheratae basta.
    Poi è vero: un blog è un mondo virtuale. Questa sera sono passato di qua come un monello e il sasso in piccionaia ha restituito un bel volo di pensieri.
    Buona serata.

  70. Ciao amici, è tanto che non partecipo a questo blog attivamente, ma vi ho seguito con affetto, ed oggi sono qui perchè una notizia molto triste mi ha sconvolto:la morte di una ragazzina di appena 12 anni…che dopo tante e lunghe sofferenze un brutto mostro se l’è portata via. Ma ci pensate? aveva solo 12 anni ed una vita da vivere ed invece ha lasciato questa vita e due genitori letteralmente distrutti… sono veramente tanto tanto addolorata! Per me quest’anno il Natale non sarà lo stesso di ogni anno…tristezza, preoccupazione e malinconia….

  71. Innanzitutto ben tornata,Daniela!
    La storia che racconti è molto triste, come tutte le storie di tristezza che ci colpiscono e ci possono aver colpito direttamente o indirettamente. Rimango in silenzio con il pensiero. Il mistero del dolore nella vita umana è insondabile e spesso zittisce l’intento di dir qualcosa di sensato,ma certamente restano la nostra povera umanità, la nostra impacciata compassione, il nostro istinto di sopravvivenza che ci guida come un pilota automatico. Ti lascio un piccolo pensiero: questi eventi sono come le grandi conchiglie che si portano all’orecchio, forse per sentire il suono indecifrabile del mistero che ci sovrasta.
    Buona notte.

  72. LA PIETRA DI ROSETTA

    Intervallando parole e silenzi
    si tracciano i geroglifici del pensiero
    còlti dall’intuizione prima
    e decifrati poi pazientemente
    dall’ermeneutica che ne soppesa
    le implicite significanze.

    (R.R., 4/12/2012)

  73. IL PACCO DI NATALE

    ò

    Quest’anno, per Natale,
    preparo un pacco speciale
    ci ficco dentro tutti i lustrini
    le lucette intermittenti
    tutti i filini
    d’oro e d’argento.
    Lo preparo bello grande
    ci metto pure
    stelline , candeline,
    palline colorate,
    tovaglie rosse
    bicchieri di vino
    panettoni e dolcetti vari
    il tacchino, la polenta,
    i sughi, le pizze,
    e tutti i manicaretti di circostanza.
    Ci metto la tombola
    le giocate a carte
    lo spumante
    e tutti i regalini
    incartati a modino.
    Ci presso dentro
    le consuetudini ipocrite
    gli auguri di facciata
    i regali di convenienza.
    Poi lo sigillo
    di silenzio
    lo avvolgo
    di compassione
    e lo porto
    a piene mani
    fino alla piazza
    là dove una catasta di ciocchi
    arde scoppiettando
    e lo tiro lì in mezzo.
    Così che si volatizzino
    in cenere
    le banalità travestite a festa.

    TOSCA PAGLIARI (06/12/12)

  74. Interessante e caustico l’uso dei diminutivi, inoltre molto rivelatore dello stato d’animo, dato il “crescendo” di stizza critica verso le prossime festività.

  75. CRYING CHRISTMAS

    Suona un violino nell’antro segreto del cuore,
    come un povero cieco chiede la carità
    mentre passa la folla distratta dalle vetrine
    e dalle luminarie di un mondo immerso nel nulla.
    Note strazianti fendono l’aria, come ululati di cane
    dimenticato in casa dal padrone distratto,
    ma nessuno le sente, come sul volto ignaro
    anche le lacrime scendono, inavvertite.

    R.R., 8/12/2012

  76. IL VOLTO DEL NATALE

    Il volto del Natale
    è come uno specchio
    in cui ogni anno
    si rivede la propria vita.
    Le pieghe amare del volto
    incise dalla sofferenza,
    gli occhi velati dal pianto
    trattenuto e dalle ombre
    di delusioni e offese,
    le labbra serrate dalla sfiducia
    e dal rinnovato disincanto.

    Ecco il vero volto del Natale
    su cui fermare lo sguardo
    e far meditare il cuore.
    Non ve ne sono altri,
    se non forse nei sogni
    e nei ricordi favoleggiati.

    E’ a questo volto che occorre
    rivolgere l’augurio di speranza,
    ritentare ancora una volta
    l’offerta di un sorriso,
    come se fosse un bimbo
    da consolare nella notte fonda
    dopo il risveglio allarmato
    per l’oscurità e la solitudine.

    Il volto del Natale
    può essere come l’alba
    che lascia alle spalle la notte,
    ma se rimangono chiuse le imposte
    lo specchio rifletterà solo il buio.

    R.R., 9/12/2012

  77. Benvenute siano queste immagini natalizie di volti infantili, evocative di gioco e di fantasia! Era ora di dismettere l’amaro disincanto dell’adulto che rischia alla fin fine di appesantire il cuore e privarci del piacere di assaporare un piccolo grande sogno – forse ingenuo, forse pilotato dai media e dall’economia – quello del miracolo della vita che si rinnova, della luce che ritorna, del Cielo che viene restituito alla Terra contro ogni speranza e evidenza. Il Natale non è solo un grigio lavoro per economisti, sociologi, psicologi e filosofi, ma è anche un sogno colorato d’azzurro, una nostalgia e un desiderio di ritrovare il sorriso dell’infanzia, ovvero di quella parte dell’umanità che è ancora in grado di vivere l’Infinito nell’attimo presente e di attendere i doni della vita come un miracolo e non come un ragionieristico calcolo di probabilità. Benvenute siano perciò queste immagini!

  78. TREDICI DICEMBRE

    è

    Cielo d’invervo
    aria vischiosa
    grigiore di fiati
    sospesi
    essenze brumose
    scie di fumo
    luce che filtra
    da coltri di nembi
    luce rarefatta
    luce fioca
    luce che invoca
    luce che contende
    strappi di giorno
    luce che tremula
    nella fiammella
    d’un cero
    luce
    c’è.

    ( Tosca Pagliari)

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